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Vaccinazione. Poche dosi, senza direttore e sindaci silenti: Fermo paga per le altre province

4 Maggio 2021

di Raffaele Vitali

FERMO – Il sistema si è inceppato. Mancano i vaccini e la programmazione è stata sbagliata. Le prenotazioni, e quindi il coinvolgimento della popolazione, va fatto quando le dosi sono pronte, non su previsioni. “Perché poi le persone perdono fiducia, non capiscono i rinvii, la confusione del presentarsi all’accettazione e venire rimandati a casa, la telefonata a metà pomeriggio che annulla l’appuntamento” commenta uno degli operatori sanitari impegnati al centro vaccini di Fermo.

La questione è complessa, perché tutte le Marche hanno subito un pesante rallentamento scendendo da 12mila dosi, ma l’obiettivo era 15mila, a meno di 9mila degli ultimi giorni. Che per Fermo, tra l’altro, sono state zero.

Nel silenzio della politica, la sanità è già stata zittita dal siluramento del direttore Licio Livini, la regione attraverso l’Asur prende decisioni senza trovare opposizione o semplicemente confronto. Ad esempio quella di chiudere per due giorni il centro di Fermo, l’hub principale, quello che avrebbe dovuto garantire 1500 inoculazioni al giorno.

E invece, porte chiuse e non solo. Perché riaprendo il 2 maggio con poche dosi ha costretto gli operatori del centro prevenzione a chiamare numerosi cittadini per rinviare l’appuntamento. “E da domani – sottolinea l’assessore regionale Filippo Saltamartini – potremmo dover spostare altri 5mila richiami per la seconda dose”. È vero che se si cambia di qualche giorno non c’è problema, ma qui siamo alla base della programmazione.

Le Marche (651.330 sono le dosi consegnate e 578.432 quelle somministrate, 88,8%).  hanno pochi vaccini, e questo è un tema su cui riflettere ben più importante della capacità di usarli, su cui invece dimostra efficienza. E Fermo sui numeri in questo è alla fine della coda. Ma chi chiede spiegazioni, chi sbatte il pugno sul tavolo perché le dosi dei fermani finiscono a Macerata e Ascoli Piceno per compensare vuoti per loro non rinviabili? Giusta la sussidiarietà, ma sarebbe bene fosse anche reciproca. Ma questo i sindaci lo sanno non avendo più un dg che li informa?

A questa situazione di emergenza, si è aggiunto anche il cambio di organizzazione voluto dalla regione, proprio per controllare l’uso delle dosi. Prima ha obbligato le Asur provinciali a creare centri di stoccaggio, dai frigoriferi a stanze iper sicure con sbarre alle finestre, costosi ma necessari. Per poi decidere di cambiare tutto e di accentrare tutto ad Ancona e da lì far partire camioncini con le fiale, con aumento di tempo di consegna e inquinamento.

Seve un cambio di passo e ridare al centro vaccinale la sua funzione chiave e permettere alla rete territoriale, quella dell’Asur 4 è la più ramificata ed efficiente e forse anche per questo Livini ha pagato, di lavorare con i medici di base che hanno fatto squadra.

Ma per questo prima devono arrivare le dosi, poi al resto pensano medici, infermieri e volontari che col sorriso spiegano a ogni cittadino perché nel loro braccio sta entrando Pfizer o AstraZeneca.

redazione@laprovinciafermo.com

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