di Raffaele Vitali
PORTO SAN GIORGIO – Alle 1858 il 'merda merda merda' degli attori riempie per un attimo il silenzio della spiaggia del Calypso a Porto San Giorgio.
Forse ha ragione Piero Massimo Macchini, “la cultura non va più di moda, che problemi avete per venire ad ascoltare Shakespeare”, ma forse ha ragione Cesare Catà, “i sogni e la realtà sono fatti della stessa materia e quindi vanno condivisi”. Gli oltre trecento spettatori attenti, silenziosi ed entusiasti della prima puntata di Shakespeare on the beach, non hanno dubbi: Catà.
Ma è una finta contrapposizione, perché l’intro che il fondatore de Lagrù Macchini ha dedicato a Catà è di quelle che fanno bene. “Catà è un Maradona, spero solo che non inizi una carriera da comico perché allora perdo anche io il posto. Sa riempire pub e spiagge, ha un dono. È un battitore libero a cui resta ancora solo un ulteriore salto: differenziare ancor di più la lezione spettacolo dallo spettacolo puro. Appena completerà questo suo percorso, il suo livello sarà infermabile” racconta dietro le quinte Macchini.
Che poi si sposta sulla spiaggia per pochi minuti a incassare qualche applauso e godersi quella folla attenta che ogni attore sogna di avere davanti. E che, lo sa bene il Provincialotto, Catà riesce sempre a garantire. Anche perché si circonda di ottimi compagni di viaggio, in questo caso sei attrici, da Simona Ripari alla voce incantevole di Cecilia Menghini, per citare due del bravissimo sestetto.
Il format è noto, ma non per questo scontato. Parole e musica, con un testo riadattato dallo stesso Catà che passa dall’inglese al latino con incursioni di dialetti marchigiani e digressioni poetiche che fanno diventare il protagonista della Tempesta, prima opera scelta, un maceratese.
Shakespeare incanta, Catà convince. Un mistero? “Certo, non pagate” scherza ancora Macchini. C’è anche della verità in questo, ma è il bello del format reso possibile dai titolari dello chalet Calypso che mettono a disposizione file e file di ombrelloni gratuitamente. Chiaro, c’è il chiosco per i cocktail e le birre, quelle che beve senza sosta Catà che si alimenta di luppolo da buon amante dell’Irlanda e del Bardo, ma non è questo che muove i giovani gestori.
“Le opere di Shakespeare hanno una caratteristica unica, sanno unire menti diverse, uomini e donne, storie e realtà. La Tempesta è particolare, forse l’ultima degli scritti, merita una spiegazione”. Per questo Catà parla per una decina di minuti, affabula pria di lasciare alle sue compagne di viaggio, che hanno scaldato la voce guardando il mare e ascoltandone il rumore, che con passione entrano nella storia, cambiandosi in fretta per interpretare ruoli diversi e far vivere un vero momento di teatro a chi con i piedi sulla sabbia per poco meno di due ore libera la mente.
Buona la prima, appuntamento a mercoeldì 19 con la seconda puntata di Shakespaeare on the Beach. Un solo consiglio, se volete un posto in prima fila, arrivare mezz'ora prima non basta più.