di Raffaele VItali
FERMO - Tre al tavolo, uno sulla sedia un passo più in là. I consiglieri della lista ‘La città che vogliamo’ provano a fare chiarezza.
Se ci si danno delle regole e se ci si ascolta, se il progetto è collettivo, tutti seguono le regole e si lavora per un fronte comune. Invece qui ognuno, da troppo tempo, ha cominciato a farsi gli affari suoi; tessere di partito, maggioranza a corrente alternata: tutto senza gestione. E allora – sottolinea Francesco Trasatti - perché gli altri possono fare il proprio comodo e noi dovremmo rispettare le regole. Siamo noi quelli che non si sono mai spostati da dove erano fin dall’inizio”.
La presidenza del consiglio comunale è ovviamente la pedina pregiata del gruppo, ma sono Nicola Pascucci, Manolo Bagalini e Savino Febi i veri protagonisti dello strappo in Consiglio. "È accaduto tutto dopo il fatto politicamente grave, con la maggioranza che ha fatto mancare il numero legale dopo che in sette avevano firmato la mozione sull’IVG, inclusi i vertici di Piazza Pulita, ovvero Faggio e Pistolesi” esordisce Pascucci.
Il resto è cronaca, con i consiglieri che sono usciti uno per volta arrivando a far mancare il numero legale per il voto. “Registi chiari: Bargoni e Di Felice” riprende subito Bagalini. La prima conseguenza la riassume Pascucci: “Il progetto civico multicolore non c’è più, è chiaramente diventato di centrodestra, con le scelte e l’appoggio dei consiglieri di Fratelli d’Italia. Questo voto ha decretato la fine politica del progetto Calcinaro. E' lui che ha leso i cittadini, non può capovolgere la realtà, dicendo che noi abbiamo un disegno politico. È lui che ha preparato tutto e ha fatto saltare anche la mozione sul Murri e sulla sanità promossa dalla Cgil, di cui parleremo tra almeno un mese. Le persone devono sapere che il nostro malessere arriva da lontano”.
Bagalini mette il dito verso il sindaco: “Sono rammaricato, un sindaco Calcinaro lucido non avrebbe mai permesso quanto accaduto. C’è rammarico che lui parli sempre di ‘io’ e mai di noi. Poteva dirlo alla preconsiliare che c’erano dei problemi. Assurdo dirci che siamo usciti in vista delle regionali, se il sindaco vorrà candidarsi a sostegno di Acquaroli, come sanno tutti, ben venga, ma lo dica in maniera netta. Con la nostra uscita, il progetto civico è finito: una volontà ben precisa di alcuni elementi con l’avallo del sindaco Calcinaro. Una scelta legittima, ma le responsabilità se le deve prendere”.
Che il civismo scricchiolasse lo ribadisce anche Febi, assessore durante il primo mandato: “C’è del buono, penso al biodigestore che dà prospettive dal punto di vista eco ambientale e ad altre opere come il recupero dell’ex Conceria e la variante di Campiglione dove si gioca il futuro di Fermo e di tutta la vallata, o il recupero del consorzio. Purtroppo le regionali forse hanno accelerato alcuni passaggi, ma bisognava ragionare con il noi. Da troppo tempo la politica non è più valori, ma questioni personali”.
Trasatti ascolta e poi riprende la parola per parlare di metodo: “È venuta meno la fiducia, una situazione di malessere che non è solo nostra dentro la maggioranza. Ci sono rapporti umani compromessi. In ogni situazione, se si vuole trovare una sintesi, si riesce come fatto per cinque anni. Non è solo questione regionali, che potevano essere guidate insieme. E così si poteva lavorare insieme alle Provinciali. Invece no, si è scelto di smettere di unire sensibilità diverse”.
Ultima questione, il ruolo del presidente e il futuro. “Articolo18, comma 9, il presidente risponde al Consiglio e per essere sfiduciato deve aver compiuto gravi inadempienze. Quindi...ma sto valutando il mio ruolo, nonostante non sia dovuto. Siccome ritengo di aver gestito il consiglio in maniera impeccabile, di intesa con i desiderata del sindaco e anche della minoranza. Ricordo che sono stato eletto all’unanimità”.
Per quanto riguarda le regionali e le comunali, “lavoreremo per una alternativa. Alle regionali arriviamo più liberi. Il nostro campo di gioco è quello del centrosinistra. Per le Comunali, ci presenteremo con un nostro programma e una nostra proposta e avremo i modi e i tempi con le forze politiche e sociali per una proposta per il futuro di Fermo. Chi vorrà condividere con noi lo faremo” la chiosa di Bagalini.