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Tiffany e giallo cedro, i colori dell'estate nelle borse di Salvatelli. "L'Africa cresce. Servono accordi doganali con la Russia"

21 Settembre 2021

di Raffaele Vitali

MONTEGRANARO - L’azienda porta il nome del padre, Carlo Salvatelli, ma ora è saldamente nelle mani della seconda generazione guidata da Lorenzo, 40 anni, che in azienda si muove con la sorella e la moglie, sempre sotto l’occhio vigile del fondatore. Da Montegranaro, le borse di alta qualità esposte nella nuova collezione al Mipel, raggiungono poi mezzo mondo: “Una produzione made in Marche, tutto è pensato internamente, poi abbiamo piccole realtà che lavorano con e per noi. tutti al massimo a cinque chilometri di distanza. Questo significa essere davvero un artigiano” esordisce.

Lorenzo Salvatelli, a chi vi rivolgete con le vostre creazioni?

“La nostra è una fascia medio alta. Mercato principale l’Est. In Italia ci lavoriamo marginalmente. Per noi è importante il mercato africano: Nigeria, Costa d’Avorio e Congo, dove siamo presenti da 15 anni. Un mercato perfetto, perché lì chi ha possibilità ama cercare il prodotto di nicchia, quel ben fato che non è una griffe. Ovviamente made in Italy”.

Come raggiungete i clienti in questo periodo?

“Le fiere aiutano. Purtroppo non sempre è possibile. penso ad esempio alla Russia, anche se tra un mese saremo all’Obuv. Lì scontiamo anche problemi di consegna, di costi. Perché ci sono Paesi che hanno accordi diretti con loro e non hanno problemi a sdoganare la merce. Serve un accordo commerciale, a livello politico. La Russia compra da noi, ma non la agevoliamo”.

Quanto ha pesato il lockdown?

“In primis ha comportato un aumento dei costi, 30% in media, delle materie prime. E difficoltà di reperimento, sono lunghe le attese”.

Alta fascia ma non brand, perché vi comprano a 400 euro?

“Per il prodotto molto artigianale che compensa l’assenza di brand. Pelle dentro e non solo fuori, questo il cliente lo nota. E poi accessori di qualità”.

Cosa è cambiato internamente con la seconda generazione?

“Prima era tuto molto più semplice a livello burocratico, le collezioni erano più ristrette, oggi servono tanti colori e varietà di modelli. Noi abbiamo portato la disponibilità a 360 gradi e una grande preparazione sulle tendenze”.

Fiere, costano troppo o servono?

“Noi saremo a Mosca e poi Kiev. Certo, il prezzo non è basso, per fortuna ci sono un po’ di aiuti. Ma forse è ora di capire che non si può sempre pensare all’artigiano e abbinargli piani di Industria 4.0”.

Il 2020 vi ha segnato?

“Abbiamo perso il 40%. In questi primi mesi il recupero è reale, grazie a strategie mirate, puntando sul prontomoda e dando una mano ai clienti che non sapevano se ordinare o meno. Abbiamo fatto magazzino anche per loro. Tenete conto che prima del blocco avevamo molti ordini, poi abbiamo perso tutto, con uno Stato che ci è stato lontano”.

Come avete fatto a resistere?

“Siamo un’azienda sana, abbiamo retto. Valore aggiunto il fatto che paghiamo e che garantiamo gli ordini da sempre. E per questo dico grazie a nostro padre”.

Il web vi attira?

“I clienti ordinano online, se conoscono il prodotto. Ma noi non vendiamo al privato, lavoriamo con i negozi. Sistema online 2b2, curiamo poi tutto internamente, spedizione inclusa”.

E qesto Mipel come va?

“Abbiamo lasciato Montegranaro senza aspettative, invece bel movimento e voglia di ripartire. Anche i clienti, nonostante le loro difficoltà, hanno voglia di ricominciare. Ci hanno dato forza”.

Quali i colori della prossima primavera?

“Punteremo sul pastello, il giallo cedro, il Tiffany che è un azzurrino chiaro. Colori centrali anche per l’abbigliamento”.

@raffaelevitali

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