FERMO – Lo strappo è completato: Francesco Trasatti si è dimesso da presidente del Consiglio comunale di Fermo. L’annuncio dopo pochi minuti dall’appello, prima che inizi la discussione sul punto più atteso di un intenso ordine del giorno, la mozione sull’Ivg, l’interruzione volontaria di gravidanza.
I consiglieri de ‘La città che vogliamo’ fanno quadrato attorno al presidente fino alle dimissioni, poi lo accolgono vicino a loro, di nuovo nello scranno più basso. Inizia da oggi la vera corsa politica di Trasatti, per la prima volta dopo quindici anni senza Calcinaro al suo fianco. Anzi, lo avrà di fronte come avversario, prima alle regionali di settembre e poi, in base all’esito, alle amministrative di maggio.
Ci ha riflettuto a lungo dopo la scelta di lasciare la maggioranza, in seguito proprio alla mancata discussione della mozione sull’Ivg, ma soprattutto per la scelta del sindaco, e della sua maggioranza, di avvicinarsi al centrodestra.
“Nella chat di maggioranza, dopo 9 anni di impegno e lavoro, che pensavo fossero alla base dei rapporti umani, mi è stato detto con parole poco rispettose di seguire l’esempio di Giovani Lanciotti, quando si dimise uscendo dalla maggioranza di Nella Brambatti. Per cui rassegno le mie dimissioni da presidente del consiglio con effetto immediato. Lo faccio guardandovi negli occhi. Voi mi avete eletto all’unanimità, come sapete non è dovuto dimettersi, essendo il mio un ruolo istituzionale. Ruolo che ho svolto facendo il mio meglio. Ma siccome vengo usato per essere attaccato, lascio”.
Le motivazioni sono semplici: “Non parlo dei passaggi a destra e sinistra, si è già detto fin troppo. Il problema no è soltanto il posizionamento politico, ma il venire meno di un progetto. Ricordo ancora, all’inizio dell’avventura di Piazza Pulita quando sindaco mi dicesti ‘se sono solo sono io, se stiamo insieme siamo un progetto’. Oggi non c’è più il progetto, il noi è diventato un io. La partecipazione che ci aveva guidato nel primo mandato è stata sostituita da strategie e silenzi. Abbiamo assistito a consiglieri che fanno del provocare e dell’offendere il loro principale contributo politico. Lo scontro interno della maggioranza, con tanto di verifica del numero legale è un fatto senza precedenti. E’ successo su una mozione, a prescindere da legittime posizioni, delicata”.
Si rivolge direttamente al sindaco, che è al suo fianco e alla fine sceglierà di non replicare: “Capisco che sparare sui social sia lo stupefacente di cui non si può fare a meno. Che sia un consigliere o un ex amico. Non si può dire che me ne sono andato per le elezioni imminenti. Già alle provinciali le nostre strade sono divise, di fronte alla tua candidatura a destra. E poi a ottobre, dove hai parlato di rilanciare il progetto civico. Ma con regole e confronto, ma non è servito niente. Per quattro anni ho ricevuto attacchi personali, tutto da parte di un consigliere di maggioranza (Bargoni, ndr) e mai una parola di difesa. Neanche dopo averlo detto a sindaco e Giunta, salvo rare eccezioni, Borraccini e Luciani che ringrazio”.
Da qui la scelta: “Se siamo un problema, ora il clima tra voi tornerà sereno. Sindaco, mi risulta che ti candiderai a sostegno di Acquaroli. Mi fa sorridere che ti autoproclami come civico, in regione non si può essere civici. Rispetto profondamente la tua scelta, ma la mia è diversa, come la mia lista, stiamo dall’altra parte. e questo non ci rende meno civici. A ogni modo, buon percorso a te”.
La conclusione è secca: “Non rinnego nulla di questi anni, lo rivendico con orgoglio e continuerò a motivare ogni scelta fatta. C’è solo e sempre coerenza in me e nei miei colleghi de La città che vogliamo, con cui siederò. Visti i rapporti di forza, probabilmente lasciamo una nave da crociera per una barca a vela. Ma il Titanic insegna. Ma coerenza, serenità libertà di pensiero valgono più della comunità. Noi continueremo a fare i consiglieri con lo spirito di servizio di quando il civismo non era cinismo”.
Si chiude così, con l'abbraccio di diversi consiglieri di minoranza e di Paola Gaggia dalla maggioranza e un lungo applauso del folto pubblico venuto per supportare la discussione sull'Ivg e ritrovatosi ad abbracciare virtualmente il presidente del consiglio comunale dimissionario.