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Sopravvivenza e solidarietà, dieci aziende fermane si convertono e producono mascherine sanitarie

28 Marzo 2020

La Cna: "Gli artigiani tagliati fuori dagli incentivi del Governo"

FERMO – Il Governo non li aiuta, ma gli artigiani si rimboccano le maniche e fanno da soli. L’unico business che c’è in questo momento sul mercato italiano è quello delle mascherine. Magari abbinato al lato sociale, con donazioni, ma qui bisogna pensare anche al lavoro, ai dipendenti, a salvare le aziende. E così, mentre il Governo stanzia 50milioni di euro di incentivi, ma solo per chi investe tra i 200mila e gli 800mila euro, quindi tagliando fuori tutti gli artigiani, i piccoli imprenditori partono con le produzioni.

Nel Fermano, seguiti dalla Cna di Fermo guidata da Paolo Silenzi, ecco le imprese sul mercato: Studio Immagine, Andrea Marini e Ulderico Pignorati, tutti di Porto Sant'Elpidio, Alex srl di Offida, Maglificio L&M di Falerone, Lusio snc e Trio srl di Sant'Elpidio a Mare, Lamorella Group di Magliano di Tenna, Cinture Simonelli e Blu Maison di Montegranaro.

Alcune per produzione locale e regionale, altre direttamente come parte della rete nazionale di Federmoda. “La burocrazia ha pesato molto, troppo, in ore concitate in cui il tempismo era tutto. Molti si sono fermati alla produzione di mascherine filtranti di utilizzo comune per la cittadinanza – spiega il presidente Paolo Silenzi - per quelle utili ai lavoratori e operatori sanitari occorre, nonostante la deroga, autocertificare all'Istituto Superiore di Sanità, con unilaterale responsabilità di rispettare normative Uni e Iso, oltre a trovare un laboratorio che testi materiali e prodotto”.

La Cna: "Gli atigiani tagliati fuori dagli incentivi del Governo"

Il lavoro ‘politico’ della Cna ha accelerato i passaggi, nel limite del possibile. “Le aziende continuano a chiamarci – aggiunge Alessandro Migliore, direttore Cna Fermo – per la modalità di riconversione, reperimento materiali, requisiti tecnici, contatti, le informazioni più richieste”. Nonostante l’ennesimo schiaffo ai piccoli: “Gli incentivi tagliano fuori gli artigiani del nostro distretto che per solidarietà e necessità economica, ma soprattutto con coraggio hanno deciso di adoperarsi per questa emergenza nazionale”.“Da accessori di alta moda a – spiega Paolo Mattiozzi di Studio Immagine – a mascherine chirurgiche. Da lunedì saremo a pieno regime, ne produrremo mille al giorno e abbiamo creato una filiera con altre aziende, produttori di materiale, laboratori e trancerie esterne”.

E come lei Devis Alesi, che con la Alex Srl punta a produrne 2500 in Tnt: “Simo passati da tomaie per Tod’s a mascherine chirurgiche con turni di 8 ore e 3 gruppi al lavoro. Spero arrivino incentivi anche per noi piccoli”. Un’altra impresa che non ha esitato è la Blu Maison di Manila Talamonti che con la socia Cinzia Piccichini ha messo da parte la produzione di abiti da sposa “per confezionare mascherine dopo giorni complessi per colpa della burocrazia. Lavoreremo con 4 persone in laboratorio, le distanze saranno garantite, inizieremo con 500 pezzi al giorno, per poi aumentare”.

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