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"Siamo pronti, mandateci in corsia". Otto infermieri neo laureati. "Lo sognavo da bambino: non ho paura, a Fermo ci hanno preparato al meglio"

22 Aprile 2020

di Raffaele Vitali

FERMO - “È già l’ora, è il nostro turno. Mi sento pronta per andare in ospedale. Ci hanno formato per questo. Inutile scappare. Dobbiamo affrontare l’emergenza in prima linea altrimenti non avremmo fatto questa scelta” racconta con la corona di alloro pronta sul tavolo Vanessa Buratti da Grottazzolina. Finisce così la mattina iniziata in un’aula grande e vuota, con il professor Macarri, gastroenterologo di livello nazionale, davanti al monitor dove ci sono collegati otto volti. Sono i nuovi infermieri che l’Università Politecnica delle Marche ha formato e da oggi immette sul mercato.

È la laurea ai tempi del Coronavirus. Uno schermo, una condivisione di pagine e le parole filtrate da un microfono. Ma non manca l’interazione grazie alla camera dei pc e alle domande del presidente del corso e della commissione, rigorosamente collegata dal proprio salotto di casa, tranne che con Adoriano Santarelli, il direttore del corso di laurea.

I laureandi a turno prendono la parola, poi rispondono alle domande della commissione, anche se per molti non ce ne sono vista la chiarezza nella relazione, infine attendono, scollegandosi, la riunione in cui i docenti decidono il voto, prima di ricollegarsi e ascoltare il presidente Macarri che con poche e chiare parole li trasforma in Infermieri.

Per loro si sono mossi anche Licio Livini, direttore dell’Area Vasta 4, e il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, con mascherina griffata con il logo del comune. “I nostri operatori, la nostra sanità è chiamata a dare il massimo. Abbiamo bisogno di forza lavoro, di persone che si dedicano a un lavoro difficile e particolare. Lo stare vicino a gente che soffre, malata, in una fase complicata dal Covid 19. Ce lo dicono tutti, ci affidiamo a voi, alle vostre mani, ci dovete curare, portarci fuori da questa situazione. Indossate quanto prima gli abiti per lavorare nelle nostre corsie e servizi per poter dare risposte importanti a tutta la comunità” ribadisce Livini.

Ascoltano i ragazzi, sentono già il profumo del camice. A dargli forza anche il sindaco che li chiama per nome, uno per uno: “Giacomo, Vanessa (da Grottazzolina), Denise (da Porto Sant'Elpidio), Flavia, Antonio, Giacomo, Giorgia e Noemi. Voi andate incontro a un compito molto difficile e delicato, l’ho sempre apprezzato. Oggi c’è un particolare in più, è tutta una nazione ad aver finalmente capito l’importanza del vostro ruolo, la vostra centralità. Ci voleva la pandemia, un evento eccezionale. La nostra società è così: ci si ricorda dei vigili del fuoco durante i terremoti. La società riconosce il ruolo nell’emergenza, ma quello che è uscito in questi giorni, in queste settimane e uscirà fuori nei prossimi mesi è una memoria indelebile. Quell’Italia tra le braccia di un infermiere. O il supereroe con la mascherina dell’infermiere. Queste immagini non finiranno nel dimenticatoio. Voi vi inserirete in questo mondo”.

Fermo li ha formati, Fermo è pronta ad accoglierli anche al Murri: “Siamo pronti a qualsiasi evenienza. Senza esclusione di regione, risponderò sì” commenta Antonio, siciliano innamorato di Fermo: “Vivevo a Bologna, facevo il cameriere. Ma era il mio sogno fare l’infermiere, essere un infermiere. Ho fatto il test in Ancona e come preferenza avevo scelto Fermo. E ho fatto bene”.

Ora, il tempo tecnico delle pratiche e dal primo maggio al lavoro.  “Sarete pronti per dare la vostra professionalità. La parte più difficile della curva è andata, ma quello che vi aspetta nei prossimi mesi avrà bisogno della vostra grande attenzione. La vostra professionalità è all’altezza della situazione” riprende Santarelli prima di lasciare la chiusura al professor Macarri.

“Oggi è una festa diversa ma è una festa. Non quella che siamo abituati a vivere con tutti gli amici, con l’atmosfera da stadio, con familiari e manifestazioni in piazza. Ma credo che questa giornata non abbia meno valore, anzi è più carica di significato rispetto alle manifestazioni usuali. Si inserisce in un contesto particolare, quello della pandemia”. Cita l’arcivescovo Pennacchio, “che ci ha raccontato che quando c’erano le lauree si suonavano le campane, oggi suoneranno ancora più forte e per più tempo per voi, per chi entra nel mondo del lavoro con forza e freschezza”, e poi Papa Francesco, “Dal contagio del virus si passi al contagio della speranza, che significa che si risolva la situazione, ma anche poter costruire un futuro migliore”.

E farlo da protagonista, considerando che l’87% di chi si laurea a Fermo trova lavoro: “La sanità- conclude battendo le mani - ha bisogno di voi come persone preparate professionalmente, ma con un entusiasmo umano. Mantenete quello che avete avuto fino a oggi. Non è semplice, occorre coltivarlo e incentivarlo. Guardate l’orizzonte oltre al Murri. Non appiattitevi su questo, l’orizzonte sia nazionale, europeo e mondiale, accogliete sfide, provate nuove esperienze e riportate il know how tra i pazienti e la gente”.

LA DIRETTA DELLA PROCLAMAZIONE LA POTETE RIVEDERE SULLA PAGINA FACEBOOK DELLA PROVINCIADIFERMO.COM

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