BOLOGNA – Vincere al PalaDozza ha sempre un sapore speciale. È una delle ‘gare dell’anno’ quella contro la Fortitudo. E Pesaro l’ha giocata alla perfezione, regalando anche quella sofferenza che poi rende i due punti ancora più dolci per i suoi tifosi. Pochi a Bologna, purtroppo, a causa di scelte di ordine pubblico.
La VL ha dominato la partita, ben più di quel che dica punteggio finale (74-81). Quando ha toccato il+19 (45-69) con una tripla di Trucchetti che annienta la zona chiamata da Caja, un po’ come capitato contro Ruvo di Puglia, i biancorossi si sono rilassati e sono entrati in confusione subendo fisicamente la Fortitudo, che ha iniziato a prendere rimbalzi in attacco che hanno regalato incredibili secondi tiri.
Pesaro, a un certo punto, sembrava non volesse vincere, anche quando a 18 secondi dalla fine Bucarelli è riuscito nell’impresa di non rimettere palla in campo dalla rimessa. Infrazione e nuovo attacco per i bolognesi, che già si sentivano sotto la doccia. Stessa sensazione che avevano provato dopo la tripla di Trucchetti a pochi secondi dalla fine del terzo periodo.
Ci sono un paio di momenti chiave nel match. Il primo è nel secondo quarto quando i ‘giovani’ piazzano il break che poi la Fortitudo non ha più recuperato: Virginio e Bertini sono implacabili, anche nel cogliere le invenzioni di Trucchetti. Il piccolo play non ha fatto sentire l’assenza di Felder, che deve recuperare lo stiramento muscolare alla coscia.
Un altro momento fondamentale, paradossalmente, è stato il quinto fallo di Virginio che sul 72-76 ha costretto coach Leka, che per 25 minuti era stato perfetto come i suoi giocatori, a rimettere Quirino De Laurentiis. Ingresso importante perché ha alzato l’intensità difensiva dentro l’area e ha evitato che i bolognesi prendessero altri rimbalzi in attacco facili facili.
Ultimo flash, il canestro di Bucarelli dall’angolo, dopo gli incredibili passi di Sarto, che fa dimenticare poi l’infrazione sulla rimessa a una manciata di secondi dalla fine. Quando suona la sirena, è festa in mezzo al campo perché la Victoria Libertas, che in settimana ha visto crescere il sostegno economico della Teamsystem, ha saputo resistere a due rimonte dei padroni di casa, ha saputo dimenticare le due triple dell’ex capitano Imbrò, che nel finale le ha dato una mano tra falli e ferri scheggiati, e non si è scomposta davanti alla zona di coach Caja.
Prova di maturità in vista dell’ennesima sfida infrasettimanale, questa volta a Bergamo nel recupero della prima giornata. Ci arriva con un Maretto che non si è neppure accorto di avere la maschera, necessaria per sopperire al naso rotto, e un Miniotas che non è proprio bello da vedere, gioca come negli anni ’80, ma che alla fine chiude con 14 punti, 9 rimbalzi e la miglior valutazione.
Raffaele Vitali