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Sanità, sindaci stanchi e riforma che non convince: personale e ospedali dimenticati. "Calcinaro convochi Asur e Regione"

25 Gennaio 2022

di Raffaele Vitali

FERMO – Prima i suoi consiglieri che hanno chiesto un consiglio comunale aperto sulla sanità. Poi il sindaco di Sant’Elpidio a Mare, che ha sollevato il problema relativo alla sua struttura sanitaria dimenticata dal piano territoriale della regione, nonostante il potenziale. E oggi il primo cittadino di Porto Sant’Elpidio, Nazareno Franchellucci, che chiede la convocazione della conferenza dei sindaci.

Il punto è uno: tutti vogliono che Paolo Calcinaro, sindaco del capoluogo, agisca, prenda posizione, faccia quello che il ruolo gli compete: porti le istanze del territorio in ambito sanitario dentro l’Asur e la Regione.

Franchellucci ha preso carta e penna e ha scritto una lettera con richiesta ufficiale, quella che non hanno presentato invece al protocollo i consiglieri di Fermo limitandosi per ora alla stampa, perché venga convocata la conferenza in cui discutere “le situazioni che i vari corpi sociali e operatori della sanità denunciano da settimane. I sindaci voglio essere edotti di quanto accade”.

È tanto, troppo tempo che la Conferenza dei sindaci non viene convocata. Il direttore dell’Asur 4, Roberto Grinta, è atteso. Ma se non viene convocato è difficile che poi risponda. Ecco che si torna a Calcinaro e al suo ruolo. La situazione della sanità fermana è ai minimi termini, nonostante le rassicurazioni. Numeri del personale che continuano a calare, servizi che non arrivano, promesse non rispettate e un piano territoriale con cui in parte sono ste vinte le elezioni che non decolla.

Tra l’altro, all’interno del sistema sanitario, i dubbi per la riforma a cui sta lavorando l’assessore Filippo Saltamartini sono enormi.

L'assessore Saltamartini e il direttore Asur 4 Grinta

L’idea di tornare alle cinque aziende sanitarie locali impatterebbe in maniera importante sui costi, dovendo triplicare i ruoli tra direttori generali, sanitari e amministrativi. Ma non solo. Con gli attuali criteri Fermo sarebbe ancora di più penalizzata. Perché se le risorse saranno assegnate su base storica “i poveri resteranno tali” ribadiscono alcuni medici.

Creare una mini azienda di 170mila abitanti significa farla nascere con un budget basso, impensabile un riequilibrio, cosa che invece si avrebbe con un’azienda di ampio respiro. Fino a che c’è in vigore il decreto Balduzzi, che prevede volumi minimi di attività, creare aziende sanitarie provinciali finirebbe per privare di servizi, non certo aumentarli.

Un esempio, la chirurgia della mammella Fermo no se la potrebbe mai permettere ed ecco la mobilità passiva che continuerà a crescere, anche per una semplice radioterapia, visto che i macchinari non arriveranno mai.

Insomma, meglio lavorare su due aziende, nord e sud, con all’interno ospedali di livello definiti e una vera organizzazione territoriale con tanto di condivisione dei tre pronto soccorsi. Si parla tanto della legge 13 regionale che ridefinisce il macro sistema, ma poi servono reti cliniche, reali conversioni di presidi, nuova pianificazione dell’emergenza.

Il percorso di riforma si può anche avviare, ma gli step sono enormi e bisogna sapere che il Murri, attualmente carente a livello di cardiologia e oncologia, oltre che su numerose tipologie di interventi, andando da solo di certo non migliorerà. Anche di questo bisognerebbe parlare in una conferenza dei sindaci, quanto mani necessaria, sempre se verrà convocata e soprattutto se sarà fatta con possibilità di dialogo e non di semplice ascolto come avvenuto l’ultima volta. Assessore e direttore, incluso quello Asur Storti, devono aprirsi al confronto con calma e tempo, non un’oretta per relazionare e poi scappare.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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