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Sanità, la politica di Fermo si compatta. "Ecco cosa serve". Acquaroli ascolta, ma il documento non lo porta in Regione

11 Aprile 2024

di Raffaele VItali

FERMO - “Chiediamo attenzione, equità e rispetto dei diritti. Noi portiamo la voce dei cittadini. Basta vivere i territori per rendersi conto delle difficoltà”. Tra i tanti interventi, quello di Massimo Tramannoni della lista Non mi Fermo, ha in poche parole mandato il messaggio più chiaro.

È piccola la sala del consiglio comunale di Fermo per ospitare tutti gli stakeholder interessati a capire il mondo della sanità. E risolvere le sue problematiche. In prima fila, dal primo all’ultimo minuto, ci sono il presidente della regione, Francesco Acquaroli, gli assessori Saltamartini e Baldelli, il sottosegretario Salvi e il dg dell’Ast Fermo, Roberto Grinta. E il fatto che nessuno di loro sia andato via prima della fine è stato un segnale politico di attenzione apprezzato da tutti, destra o sinistra che fosse.

Il presidente del consiglio Francesco Trasatti parte dall’aericolo 32 della costituzione che parla di tutela della salute come “diritto fondamentale dell’individuo e interesse della comunità”. Un diritto che si avvale del servizio sanitario nazionale. “Salute come diritto inalienabile” ribadisce ricordando che ci sono punte di eccellenza, ma anche problemi che poi “finiscono sui giornali”.

Trasatti parla del pronto soccorso in sofferenza, della carenza di personale, della mobilità passiva. “Sappiamo che questo è frutto di anni di politiche inefficaci. Serve uno scatto di orgoglio che vada oltre ogni ideologia partitica. Quando larghe fasce di popolazione cessano di curarsi perché e liste di attesa hanno tempi incompatibili con le richieste e no hanno soldi per il privato, perdiamo tutti” aggiunge. “Il sistema deve dare risposte ala comunità. Peer questo oggi teniamo un consiglio comunale aperto, proprio perché i territori hanno bisogno di un confronto onesto e diretto per capire la direzione”.

L’ordine del giorno presentato inizialmente della minoranza ha portato a un’azione condivisa, coordinata da Nicola Lucci, il consigliere che guida la commissione Sanità. Prima di dare la parola al collega, Trasatti cita Calamandrei, chiarendo che la parola ‘scuola’ va sostituita con sanità: ‘Scuola e sanità sono i pilastri della Costituzione. Lo Stato deve costruire le sue scuole, in primis la pubblica. Poi c’è la privata. Se la privata è buona quello dello stato deve essere ottima. Bene che le forze private collaborino, che si crei una gara tra scuole pubbliche e private. Ma la scuola privata deve essere uno stimolo, non abdicazione’. Per cui – conclude Trasatti - impegniamoci tutti per la sanità pubblica”.

IL DOCUMENTO

Lo presenta il consigliere Lucci ed è formato da sette punti: “Siamo indietro con il cronoprogramma per i nuovi ospedali di Amandola e Campiglione. Il bando per gli elettromedicali non è partito per Fermo. Temiamo di parlare di una scatola vuota. Belle il primo passo per l’emodinamica, ma la chiediamo h24. Il robot chirurgico verrà insediato a Fermo, questa è una buona notizia. E poi c’è il pronto soccorso con carenza di personale, come mancano medici di medicina generale. Il nodo liste di attesa. Il problema posti letto, con la famosa perequazione chiesta già nel passato e mai ottenuta. Chiediamo idee e soluzioni”. Questo è un breve sunto fatto da Lucci di un documento di cinque pagine molto dettagliato. Che soprattutto sull’emodinamica stimola il dibattito e ottiene anche garanzie che se motivata dai numeri le sedute, oggi due a settimana, cresceranno.

DAL VOTO IN CONSIGLIO ALLA REGIONE

Quando dopo poco meno di cinque ore di consiglio comunale il presidente Trasatti fa votare il documento, le mani si alzano compatte: unanimità. E questo ha dato ancora più forza alla volontà politica del consigliere regionale Fabrizio Cesetti, che ha preso parte insieme con i colleghi Marinangeli, Putzu e Marcozzi alla lunga assise.

“Sono anni che impegno in Consiglio regionale, ho prodotto 600 pagine di documenti sulla sanità. Devo dire ‘grazie’ a questa Giunta, perché – sottolinea tra il serio e l’ironico l’ex onorevole - ha rispettato quanto da noi messi in campo. Non c’è un intervento che non è stato programmato e progettato dall’amministrazione ed è stato finanziato da me. Il merito è di aver portato avanti quanto previsto. Ma ora servono più risorse. Il tema è il riequilibrio, la responsabilità politica è nel trovare i soldi. E sono pronto a dare una mano. Facciamo insieme uno sforzo straordinario e anche per questo, l’ordine del giorno del Comune di Fermo lo porterò in consiglio regionale per impegnare la Giunta. Lascio l’onore della prima firma a Putzu e Marinangeli, ma facciamolo diventare un impegno politico”.

Sembrava il perfetto assist per Acquaroli e assessori, ma alla fine delle cinque ore, dopo tanti interventi, alcuni interessanti, altri troppo nazionali per interessare davvero Fermo, non andrà come immaginato dal Dem. Il governatore, dopo aver ribadito il buono fatto, dalla farmacia dei servizi agli ambulatori funzionali territoriali, partendo dal modello di Sant’Elpidio a Mare, che fanno parte di una strategia che vuole portare fuori dagli ospedali i casi non acuti, “in modo che codici bianchi e codici verdi siano seguiti sul territorio, sgravando così il pronto soccorso. Noi abbiamo avviato un percorso, che richiede tempo: non risolveremo tutto, ma possiamo fare tanto evitando gli errori del passato”.

Tornando al documento, Acquaroli non lo appoggerà se arriverà davvero in Ancona: “confrontiamoci in maniera seria, se no è propaganda. Se il consigliere Cesetti presenterà quel documento in Consiglio, lo bocceremo. Abbiamo approvato il piano socio sanitario e se lo emendassimo perché stiamo a Fermo avremo preso in giro i cittadini marchigiani, tornando a quello che c’era prima. Noi abbiamo una riforma scientifica e no politica e campanilista. Non torneremo indietro, abbiamo fato le scelte giuste, chiare e trasparenti. Su questo no torniamo indietro”. Per cui, bisogna agire su quello che c’è, sperare che le risorse si trovino internamente e smettere di inseguire il famoso riequilibrio tra posti e fondi.

LA VOCE DELL’AST

Roberto Grinta, dg, ha il compito di dire che ‘va tutto bene’. E lo dimostra anche rispondendo alle indicazioni del presidente di commissione Lucci. “Amandola è un ospedale in zona disagiata, fine lavori tra maggio e giugno. C’è un piano di investimenti di 6.4 milioni, 4 milioni in tecnologia, 1 milione per arredi, 1.5 per altre forniture complementari”. In caso di necessità ulteriori, la regione agirà, ne è certo.

“Già acquistato tac, due ecografi, due diagnostiche radiologiche e un orto pantografo. Per gli arredi , già ordinata nuova cucina. Vanno finanziate le sale operatore di day surgery: ginecologica, ortopedica e urologica. Serviranno 2,5 milioni e poi un altro milione per tre servizi, inclusa la dialisi” prosegue. Il tutto con 25 posti letto di medicina e lungodegenza, 8 posti di day surgery, 20 posti letto di Rsa. E poi Potes, radiologi, ppi, continuità assistenziale coni medici di medicina generale e i laboratori previsti. “entrerà in funzione a fasi, partendo dalla rsa fino alla diagnostica per arrivare alla Medicina”.

Diverso il caso di Fermo, che è una struttura di primo livello. “25 milioni di euro previsti per la nuova tecnologia. Abbiamo acquistato due milioni di euro tra mammografo e risonanza. Ci saranno 372 posti letto, 287 degenze ordinarie, 32 intensive, 53 a regime diurno. Tre blocchi, il cuore sarà l’area chirurgica”.

Nodo personale, tema toccato in tutti gli interventi dei sindacati. “Stiamo programmando l’attività dei reparti in ottica nuovo ospedale, dotando ad esempio gastroenterologia dei 14 posti. Per il 2024, 38 dirigenti medici verranno assunti, 24 quelli già reclutati, di cui due inseriti tra pronto soccorso e 118. La Regione sta puntando più sui cococo rispetto alle cooperative. In questo modo si va a creare una competizione positiva per entrare poi dentro l’Ast”. Stona in questo il dato fornito dai sindacati: “Provincia con minori dotazioni organiche e risorse e lo siamo ancora, Macerata stabilizza 115 dipendenti, Ascoli 147, Fermo 20, di cui 2 infermieri e un Oss. Il personale manca perché lo paghiamo poco”.

IL DIBATTITO

Son intervenuti i sindacati, con de Grazia, Lanfranco e Donati, e poi la maggioranza con Bargoni, Mariani, Febi e Tramannoni. Con quest’ultimo che ha ricordato a tutti che “dobbiamo sanare un ritardo storico di un territorio che ha fatto i compiti a casa e oggi si ritrova con un pronto soccorso  che ha meno personale di San Benedetto del Tronto. Dobbiamo pensare a come riconvertire il vecchio Murri, dopo la scelta calata dall’alto di Campiglione. I cittadini fermani hanno diritto a essere salvati al pari degli altri territori e diagnosi in tempi umani”.

Linea condivisa anche dalla minoranza, dove sono intervenuti Interlenghi, focus sulle disabilità e il sostegno alle famiglie, Vallasciani, Tulli, con un forte attacco alle Giunte precedenti, e Nicolai che da Pd area liberal parte dalle parole di Grinta, “che giustamente per lui pensa positivo”, ma poi rilancia: “Servono risorse dove si trovano. Sulle liste di attesa non percepiamo il miglioramento, è un dato di fatto. Trenta milioni di euro per la tecnologia non bastano. La sanità pubblica deve difendere i deboli, invece c’è confusione. Medicina territoriale, reti cliniche, risposta all’emergenza, lo sviluppo delle case della salute, la residenzialità: servono risposte. Capisco la complessità del recupero del periodo pandemico, ma alla giusta autonomia non avete aggiunto la copertura finanziaria necessaria. Abbiamo due ospedali da aprire e liste da attesa da ridurre, usando al meglio le risorse della Regione. Siano gestite al meglio”.

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