
FERMO – Comitato per il ‘No’, convinto e motivato. Parte della provincia di Fermo si mobilita in vista del referendum sulla giustizia, sul Ddl Nordio, previsto in primavera. “Noi vogliamo informare e organizzare eventi per far rendere conto alla cittadinanza e alla comunità le conseguenze deleterie della riforma”. Un comitato con più anime, chiarisce Luca Piermartiri, segretario provinciale del Pd fermano.
Ne fanno parte il Pd, Avs, Rifondazione comunista, Anpi Fermo, Arci, Movimento agende rosse, la neo associazione Ci vogliamo vive, Mfe (Fabio Rossano) , Coordinamento Nativa e il Comitato 5 luglio (Salvatore Pompei)
“Una riforma sbagliata, non affronta i problemi veri: tempi della giustizia, carichi di lavoro, numero di magistrati, considerando che abbiamo 11 magistrati ogni mille abitanti contro i 21 in Europa” ripete Luca Piermartiri che ricorda, come prova che il governo non sia affidabile sulla giustizia, la vicenda Al-Masri.
L’obiettivo, secondo il NO, è dimettere il pubblico ministero sotto il controllo dell’esecutivo, indebolendo la magistratura, creando l’Alta corte disciplinare che diventa controllabile da pressioni politiche. Un disegno pericoloso: il Governo da un lato punta al ddl Nordio e dall’altro mira al presidenzialismo”. Il tema della separazione delle carriere secondo il ‘NO’ è già stato chiarito dalla riforma Cartabia, che prevede una serie di paletti seri ed efficienti.
Piermartiri ricorda anche che Onu e Corte di giustizia europea hanno presentato delle osservazioni sul rischio di perdita di indipendenza da parte della Magistratura. La segretaria di Avs, Isidori, aggiunge: “Per i cittadini non c’è nessun plus, i tempi biblici restano. È solo uno strumento peer cambiare gli equilibri di potere. Bisogna informare le persone, perché arrivino al voto in maniera consapevole”.
Da qui una serie di iniziative con esperti che entreranno nel tema dall’inizio del 2026: certo il 12 febbraio De Magistris a Fermo, poi ci sarà un incontro online con Nino Di Matteo. “Una sfida sarà anche il portare le persone a votare, far capire che quando si mette mano alla Costituzione, bisogna mobilitarsi: giustizia e informazione sono due perni della democrazia” aggiunge la referente delle Agende rosse.
Un ddl tecnico, questo tiene le persone lontane dal volto. Il 5 luglio, movimento di realtà sociali, punta “sull’autonomia e l’indipendenza della magistratura, intesi come presidi dello stato di diritto. La magistratura è un argine al razzismo e alle discriminazioni, perno delle nostre battaglie”.
Il Movimento federalista tira le somme e parte dall’articolo 104 della Costituzione “che non assoggetta il potere giudiziario agli altri. La magistratura è e deve essere autonoma, garanzia verso le istituzioni. Loro puntano sulla separazione delle carriere, ma cosa accadrà poi? Non c’è chiarezza”. Aggiunge la segretaria del Mfe, Anna Morrone: “Molto spesso l’UE ci ha criticato sul rischio di mettere la magistratura sotto la politica e così lo stato di diritto. La separazione delle carriere c’è in molti stati, ma quello che conta è la sostanza: il problema è quando la separazione si accompagna a una riduzione dell’indipendenza del Pm”.
L’invito è non farsi abbagliare “dalle luci della propaganda”, ma di entrare nel merito di una riforma “che non solo non risolve i problemi, ma neppure li affronta”. Per Paolo Scipioni, Anpi, la storia insegna: “100 anni fa Alfredo Rocco disse ‘esigiamo che la magistratura non faccia politica anti governativa’. È evidente che questa riforma è un altro tassello verso i pieni poteri. Ieri Casa Pound ha detto che ‘l’antifascismo si cura leggendo’ e questo è un altro pezzo di un percorso pericoloso e determinato”.
Tra gli obiettivi del comitato c’è il coinvolgimento dei giovani: “Pagina Facebook già attiva. Ci adopereremo per gli altri canali, di certo Instagram, per diffondere i contenuti” la chiosa di Piermartiri.
