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Ricostruzione tra cantieri lenti e anticipi incassati: imprese sotto accusa. L'Ance non ci sta. Violoni: vi spiego perché

15 Settembre 2025

di Raffaele Vitali

FERMO - La ricostruzione post sisma si conferma il cantiere più grande d’Europa. Ma è anche lento nei tempi di realizzazione. Due anni per una casa monopiano tra i Sibillini, sei mesi per alzare un condominio a Porto San Giorgio, come mai? Sui tempi ha le idee chiare Stefano Violoni, presidente Ance Marche, e l'ha spiegato a Castelli e agli ordini professionali riuniti all'auditorium Petrini.

“Non bisogna cadere in paragoni senza logica. Una è una attività imprenditoriale diretta, si gestisce il tutto e marginalizza la vendita. L’altro invece è un lavoro su commissione, con prezzi stabiliti e progettazioni non chiare al 100%. Ci sono molte varianti che si palesano in corso d’opera su cui l’impresa non può decidere da sola. Mentre sulla palazzina si muove in autonomia, visto che l’ingegnere e il geometra sono pagati dall’impresa stessa”.

Il buono lo conosciamo, ma troppo spesso si apre un cantiere, si posiziona il nastro bianco e rosso, si incassa il Sal e poi si passa a un altro. Ed ecco che i tempi si dilatano. Non crede?

“Noi non possiamo controllare come associazione le imprese, ma se questo è un problema documentato, discutiamone e poi magari rivediamo la disciplina. Se il Sal zero non deve esistere va bene, rimodifichiamo le soglie previste, rivediamo i tempi e ragioniamo. Ma tutto questo solo con una premessa: la variabile T in edilizia non va bene. Il tempo serve per fare le cose fatte bene. Non siamo una fabbrica che conosce i tempi della catena produttiva, noi le variabili le abbiamo quotidiane: quello che incontriamo, le forniture, i subappaltatori che magari tardano. In questo la variabile tempo è quanto di più incerto”.

Sono davvero a rischio le imprese per il prezzario se non sarà modificato?

“Il tema ci sta a cuore, parliamo della vita delle imprese. Inutile nasconderlo. Il problema è che oggi il prezzario è basso rispetto alle lavorazioni e al dispendio che abbiamo per quel lavoro. Questo è dovuto agli aumenti dei costi delle materie prime, agli adempimenti che una impresa deve ottemperare per  rispondere così alla macchina burocratica che il governo chiede, e anche questa parte è cresciuta in maniera mostruosa. Oltre a questo, e ne sto discutendo con il commissario Guido Castelli, c’è un problema di rete commerciale. Nelle Marche le cose costano di più che in altre regioni. Lo dico, perché è una certezza. Ho offerte di aziende del nord per la stessa attrezzatura che costano il 20% in meno. Ma il sistema della rete commerciale non permette di acquistare fuori regione. Questo accade anche sui materiali: che qui ci sia il cantiere più grande d’Europa, lo sa tutta l’Europa”.

Aumentano i prezzi, come reagire?

“Serve l’Antitrust. Siamo imbottigliati tra chi vende i materiali e chi ci dà i prezzi per usarli. Qualcosa va rivisto, altrimenti siamo nelle mani di chi produce il materiale: l’esecutore si trova a dover trattare riducendo anche quel poco di guadagno che il valore gli garantirebbe. Orai si presentano in ufficio e sono loro che fanno il conto a rovescio, partendo dal ribasso fatto per vincere l’appalto. Ti mettono con le spalle al muro. E questo non va bene”.

Quindi la forza ce l’hanno i materiali?

“Senza dubbio. Non è più l’impresa che detta il lavoro. Ci sono due cementerie i Italia, i prezzi aumentano ogni tre mesi, è ingestibile. E così per tanto altro, anche chi parla di legno sappia che costa come il cemento. Ed ecco che torniamo al prezzario”.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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