FERMO – Il verdetto è chiaro: Francesco Acquaroli può continuare il suo lavoro alla guida della regione Marche. Il presidente uscente ha convinto gli elettori, a scrutinio in corso viaggia con sette punti percentuali in più, 52 aa 45%. Non è riuscito Matteo Ricci, l’europarlamentare chiamato alla mission impossibile nella regione più cara a Giorgia Meloni, a far girare il vento.
Ci ha provato, una intensa campagna elettorale, ma Acquaroli senza cambiare mai piano partita, evitando di inseguire il suo principale contender nel campo della comunicazione, ha avuto ragione. Alle 1730 ha preso il microfono, dopo aver chiamato personalmente Acquaroli per congratularsi. La voce è stanca, pacata, ha perso e fa male.
Cosa hanno premiato i marchigiani? Senza dubbio il rapporto con il governo. Mai tanti ministri si erano visti nelle Marche, mai tante volte un premier per motivi istituzionali o elettorali, come il taglio del nastro del cantiere della Pedemontana o il comizio di piazza. Ma anche l’attenzione ai borghi, che ha garantito risorse bipartisan, e a opere infrastrutturali territoriali.
Una vittoria che permetterà ora al governatore di proseguire le ‘sue’ riforme, su tutte quella della sanità. Che avrà bisogno di tutta quella filiera mostrata, perché senza un plus di risorse, assumere medici e completare opere, con i fondi del Pnrr ormai alla fine, sarà leggenda. E si sa, ai malati o aa chi deve fare una visita, le leggende non piacciono.
La conferma, e quindi la prova di forza, permette ad Acquaroli anche di dedicarsi con più serenità sa due delel questioni elettorali più piccanti: la gestione dell’Atim e della Svem. Un mix di politica e ambito giudiziario, visti gli esposti presentati.
E Ricci? Non è abituato a perdere, fino a oggi ove si è candidato ha vinto. Ma anche questa è una lezione. La prima è che senza dei candidati forti sui territori, non c’è leader che tenga. A lui si deve il merito di avere reso, almeno per un po’, le Marche una regione meritevole della vetrina nazionale. L’essere uno de principali volti televisivi del PD ha acceso fari inattesi che hanno costretto il centrodestra a impegnarsi più di quanto immaginato. Non è bastato.
Cosa lascia ora è la vera domanda. perché tornerà, come tutti immaginano, a Bruxelles, c’è un partito che andrà in ogni caso cambiato, come da suo slogan. Con chi alla guida è tutto da capire. Mentre sullo schermo scorrono le immagini di Ricci, nella sede di Acquaroli si muovono i primi big, dalla Leonardi a Fioravanti, da Agostini a Lucentini e l’onorevole Albano.
Raffaele Vitali