di Raffaele Vitali
ANCONA – Tutto come previsto alla fine di una lunga e complicata assemblea per la segretaria Chantal Bomprezzi. Tutto ruotava attorno a tre nomi: Fabrizio Cesetti, Manuela Bora e Antonio Mastrovincenzo. Da una parte i duri del ‘regolamento’ capitanati dal maceratese Comi, dall’altra i ricciani, in particolare pesaresi, pronti a dare battaglia per dare al candidato presidente i compagni di viaggio con il maggior bacino elettorale.
Il Fermano era arrivato in assemblea con una rosa di 12 nomi e la postilla proprio sul consigliere regionale uscente. E su quella postilla si è fatto forza Ricci. Che dopo aver lasciato spazio alla discussione, ha fatto come Borghese in tv: ha ribaltato il verdetto.
Gli serviva però un alleato fedele e l’ha trovato in Francesco Giacinti. Perché la quartina fermana era Loira, Giacinti, Cola e Croce. Come uscire da questo imbuto in cui non c’era posto per Cesetti? Serviva il passo indietro. E l’ha fatto proprio l’ex sindaco di Monte Urano, come già detto in assemblea provinciale: “Se c’è Fabrizio, io mi chiamo fuori e lo supporto”.
A quel punto la segretaria Bomprezzi ha preso atto e l’assemblea ha detto sì alla squadra che ora il segretario provinciale Piermartiri dovrà far trottare compatta. La scelta di Chiara Croce ridà voce a Montegranaro e a i giovani democratici, ma non certo al ‘candidato di punta’, ovvero Aronne Perugini. Che è stato un po’ il cavallo della scacchiera, utile ma sacrificabile.
Il mondo Dem ha poi difeso la scelta della non tesserata Luisanna Cola, certi che l’ex primaria di rianimazione saprà attirare voti anche a sinistra. E poi Nicola Loira, su cui Verducci si è speso in prima persona, che ha saputo resistere alle bordate da più lati, chiudendo la porta alle avance di altri possibili candidati come Perugini, Pompozzi e Vallasciani. Con gli ultimi due rimasti alla finestra, consapevoli che la partita l’avrebbero giocata solo se i favoriti si fossero fatti fuori tra loro.
Per Cesetti un trionfo politico, per Ricci la conferma che il partito lo segue, perché sa che solo lui può provare a battere Acquaroli e che per farlo serve la massima coesione. Se non interna, almeno con le sue idee.
Diverso però il futuro di Bora e Mastrovincenzo, qui Ancona non aveva aperto ad alchimie e quindi per loro resta solo la lista del presidente, ma al momento nessuno dei due pare attratto dall’idea. Per Ricci la mediazione non è ancora finita.
Per il Fermano, invece, inizia la campagna elettorale con tre candidati che dovranno provare a dimostrare sul campo che Cesetti è più debole di un tempo e che per questo, teoria di molti, sarebbe stato sacrificabile. Teoria che Ricci non ha minimamente preso in considerazione, spinto anche da imprenditori e sindaci che in Cesetti vedono l’uomo d’esperienza a cui non rinunciare in questa fase.