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Recovery fund, Uncem e ricostruzione. Tutti pazzi per le aree interne: cinque mosse per farle diventare competitive

24 Ottobre 2020

La ricca Europa e il poderoso Recovery Fund. Tutti lo aspettano, tutti ci puntano e utilizzano i temi dimenticati per anni: piccoli comuni, spopolamento dei borghi, digitale, smart working.

I soldi servono, a cominciare dal commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini: “Ho chiesto al Governo di prevedere risorse aggiuntive per la ricostruzione post sisma dal Recovery fund. E nel mentre – ha spiegato ai sindaci coordinati da Valeria Mancinelli - in riferimento ai poteri in deroga sto preparando tre nuove ordinanze di ordine generale per poi procedere al Testo Unico che aprirà una nuova fase”.

C’è poi il nodo aree interne, quel mondo a lungo dimenticato di cui oggi tutti si sono accorti. Vuoi perché sono zone meno popolate, vuoi perché il potenziale è enorme. “Stiamo vivendo una fase di grande trasformazione, nella quale il virus è una molla per la trasformazione della società, e cambia profondamente i rapporti di forza tra capitale e lavoro determinando nuovi vincitori e nuovi vinti. Dobbiamo evitare – ha sottolineato Enrico Borghi, consigliere speciale del governo per la montagna, intervenendo all’assemblea annuale dell'Uncem, l'Unione dei comuni ed enti montani - che si generino nuove emarginazioni e nuove diseguaglianze. La montagna in Italia è un serbatoio per l'intero Paese, vissuto da 10 milioni di cittadini, e può anticipare il futuro visto che sta dando condizioni di maggiore salubrità e vivibilità confermato da uno spostamento di persone verso le aree rurali”.

Ma se sono aree interne, sono anche svantaggiate. Da qui il piano in cinque punti su cui il Governo sta lavorando. “L'impiego delle risorse del Recovery Fund in una logica strategica, senza polverizzazione delle risorse, e utilizzando la griglia giuridica della legge sui piccoli comuni senza invenzioni di agenzie, sovrastrutture centrali o altre burocrazie. Poi, attuando l'autonomia differenziata per la quale abbiamo già stanziato 4.6 miliardi in legge di bilancio indirizzate per la prima volta a colmare il deficit infrastrutturale delle aree montane. Ancora, varando una legge sui servizi ecosistemici per la quale dobbiamo battere pigrizie mentali, conservatorismi burocratici e interessi specifici che nel 2015 affossarono la delega specifica data al governo con il collegato ambientale.

Il quarto punto è l'attuazione della strategia nazionale per le Green communities, che vedrà proprio nell'Uncem un soggetto attivo di promozione delle migliori prassi presenti sul territorio in termini di sostenibilità e innovazione. E da ultimo l'estensione a tutto il territorio nazionale della sperimentazione della Strategia Nazionale delle Aree Interne sulla quale si stanno mettendo molte risorse e che richiede una rete di Sindaci in grado di cogliere le sfide del cambiamento e dell'innovazione che abbiamo di fronte per collocare la montagna e le sue comunità non tra i vinti, come accadde nel Novecento, ma tra i vincitori".

Anche il presidente della Cna è tornato sull’argomento: “L'impiego delle risorse europee rappresenta per l'Italia un vero e proprio appuntamento con la sua storia. Non vi è dubbio infatti che nell'utilizzare queste risorse se si non avrà memoria degli errori commessi in passato si porrà una pesante ipoteca sul futuro. Che le risorse e l'impegno siano concentrati su interventi e politiche in grado di modificare alla radice le condizioni di contesto che rallentano il paese e penalizzano lo sviluppo delle attività economiche e la progressione della qualità della vita. Di ridurre i divari territoriali che si sono moltiplicati e non riguardano più solo il Sud, ma le aree interne, le periferie. Di ricreare quel clima di fiducia in grado di rimettere in circolo risorse private, creatività e voglia di fare".

La politica ha in mano le chiavi del futuro. Lo ribadisce, all’Uncem, anche l’onorevole Enza Bossio: “Il Mit prevede nel Recovery plan un rifinanziamento del nostro fondo destinato ai piccoli comuni, nonché la manutenzione straordinaria della viabilità delle aree interne. Ci sono però dei ritardi nel nostro posizionamento sul digitale: ritardi su connettività e su competenze. Per superare questo divario, dobbiamo uscire fuori dai luoghi comuni. Gli investimenti sulle aree bianche, infatti, già ci sono ma occorre evitare sovrapposizioni e agire anche attraverso la revoca delle assegnazioni dei bandi, se non si raggiungono i risultati previsti entro questo fine 2020". 

@raffaelevitali

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