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Rapporto EY. Infrastrutture digitali sul territorio e tecnologia nelle imprese: il Fermano è ultimo in Italia

11 Gennaio 2021

FERMO – Ultima. Ecco la posizione della provincia di Fermo nel report “EY Digital Infrastructure Index” che analizza il livello di efficienza e maturità delle infrastrutture digitali delle 107 province italiane. Un rapporto che tiene conto della diffusione delle infrastrutture TLC e broadband e del grado di digitalizzazione delle altre infrastrutture presenti su un territorio. Trenta parametri, dalla connettività fissa alla mobile fino alle tecnologia IoT. Il tutto abbinando le infrastrutture all’uso, quindi alla sensoristica e allo smart grid.

Il primo dato che emerge è che non esiste più una spaccatura nord-sud, basta pensare che il Piemonte e lo stesso Veneto hanno numerose aree arretrate. Emerge anche che il centro è in difficoltà, in particolare nelle Marche in Abruzzo. in particolare, spiegano i relatori del rapporto, “c’è un diffuso ritardo della dorsale adriatica, che sconta una tradizionale minore priorità da parte degli operatori TLC, ed un sistema di utilities locali meno sviluppato rispetto al resto del Paese”. Da qui l’insufficienza per Marche, Abruzzo, Molise e nord della Puglia.

Il livello di infrastrutturazione digitale delle filiere produttive in Italia è assai disomogeneo: sette filiere superano il valore medio nazionale di infrastrutturazione digitale (Milano, Torino, Bologna, Roma). Le filiere meno infrastrutturate sono l’Agrifood ed il Retail Food, che scontano una certa concentrazione nelle aree rurali, dove le infrastrutture digitali risultano meno diffuse.

Tra le più infrastrutturate quelle che hanno retto maggiormente alla pandemia di COVID-19: Technology&Telco, Media&Entertainment, Farmaceutico e Dispositivi Medici. Ma anche il Fashion è sotto media. “E infatti – precisa Ey – il sud delle Marche è particolarmente penalizzato”.

Il rapporto dimostra anche che c’è una certa disomogeneità tra territori anche molto vicini tra di loro. Quasi ogni regione ha al proprio interno almeno un’area in forte ritardo, con l’eccezione di Emilia-Romagna, Umbria e Liguria.

Per Andrea D’Acunto, Media & Technology Leader di EY, è inevitabile l’investimento a livello nazionale nella digitalizzazione. Servono infrastrutture digitali, che non si limitano solo a Banda Ultralarga e 5G, ma devono comprendere anche cloud computing, reti IoT e sensoristica. “L’accelerazione deve avvenire sulla base dei business needs delle imprese, con una definizione delle priorità che metta in relazione la localizzazione del sistema produttivo italiano con la diffusione delle infrastrutture digitali sul territorio”.

I soldi sono in arrivo, fanno parte del Recovery Fund, si parla di 66 miliardi per la transizione digitale nella bozza del ministro Gualtieri: “Ma bisogna usarli nel modo giusto e mirato: nel caso delle PMI per la modernizzazione dell’impresa, nel caso delle aziende più grandi per costruire o rafforzare l’ecosistema di filiera”.

A questo punto non può stupire la posizione di Fermo. Sono state considerate, per ogni filiera, solo le province con un fatturato di filiera superiore alla media provinciale della filiera stessa, considerate «rilevanti» e quindi territori che rappresentano il «traino» della filiera. Nel complesso, più di metà del territorio italiano (57 province) ha almeno una specializzazione produttiva (cioè contribuisce ad almeno una filiera con un fatturato sopra la media). In particolare, 16 province (Ancona, Foggia, Novara, Barletta, Biella, Cagliari, Caserta, Catania, Cremona, Fermo, Latina, Livorno, Pesaro, Pescara, Ragusa e Siracusa) sono specializzate in una sola filiera. Per converso, 12 province hanno un ruolo preminente in 10 o più filiere delle 17 considerate. Solo Milano e Bologna sono presenti in modo significativo in tutte e 17 le filiere. La presenza in più filiere, oltre ad indicare un tessuto produttivo ricco e forte, può rappresentare anche un fattore di resilienza in tempi di crisi, perché alcune filiere possono andare meglio di altre e quindi una diversificazione può consentire di reagire meglio alla crisi, o «tenere» di più, rispetto ad altri territori più specializzati.

La classifica è impietosa per le Marche. infatti, tra le migliori ci sono Genova, Miano, Roma, Bologna, Torino, Firenze, Napoli, La Spezia, Ferrara, Parma, Prato, Cagliari, Reggio Emilia, Modena, Monza e Brianza, Trento e Brescia. Tra le ultime Nuoro, Isernia, Macerata, Pesaro Urbino, Carbonia Iglesias, Crotone, Rovigo, Vibo Valentia, Enna e Fermo.

Raffaele Vitali

redazione@laprovinciadifermo.com

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