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Provinciali, Pompozzi ridisegna il Pd: "Molti errori, il partito ora può rigenerarsi. Ma evitiamo di sbagliare ancora i nomi"

23 Dicembre 2021

SERVIGLIANO – Essere il primo degli sconfitti è una piccola consolazione, ma in realtà il voto permetterà a Stefano Pompozzi, vice presidente della Provincia uscente, di continuare a incidere nell’ente di secondo livello che ha la governance territoriale.

Pompozzi, risultato soddisfacente?

“L’unica magra consolazione personale rispetto al quadro complessivo è la mia rielezione. Un ringraziamento però va subito a Mauro Ferranti, che venne chiamato per un progetto unitario e si è trovato in un altro, ma non si è tirato indietro. Detto questo, auguri di buon lavoro al neo presidente Michele Ortenzi”.

I suoi numeri sono quelli che si aspettava?

“Sono stato ancora il candidato che ha ottenuto più preferenze tra i Comuni demograficamente più piccoli, segno di un radicamento stabile e di un rapporto di fiducia consolidatosi con i fatti, un elemento che va al di là della lettura prettamente partitica dei numeri. E stavolta la partita era complicata”.

Sconfitto Ferranti, ma anche la lista di centrosinistra. Se lo aspettava?

“Lo temevo”.

Perché?

“Si vince con i voti non con le chiacchiere e se parte dei candidati non prende mezzo voto oltre quelli di casa propria e qualche altro che gli passa il partito non si vince, ci si difende. Non basta in questi casi pensare alla propria personale elezione”.

Molto critico, chi non ha funzionato tra i suoi compagni di viaggio?

“Quale candidato del PD oltre al sottoscritto ha preso qualche voto di amministratori politicamente non schierati o di centrodestra? Quasi nessuno. Piuttosto alcuni del mio partito me li sono trovati dietro a cercare di rosicchiare i miei di voti mentre cercavo di strapparli agli avversari che, non andrebbe dimenticato, sono quelli delle altre liste. I voti pesanti che mi sono giunti sono atterrati sopra a uno strato robusto di piccoli. A qualcun altro i voti pesanti del partito sono caduti sopra al nulla e qualcuno (Malvatani, ndr) si è pure lamentato di un sostegno non abbastanza robusto”. 

L’ha delusa Fermo?

“Nel capoluogo hanno scelto un candidato che non aveva i voti per essere eletto, alcuni dei suoi stessi colleghi del gruppo di minoranza avevano palesato che non lo avrebbero votato. Ne abbiamo messo allora un altro per recuperare i voti che avrebbe perso. Lo avevo detto al segretario comunale che l’unico nome che avrebbe compattato era quello di Paolo Nicolai, ma si è scelta un’altra strategia. Ora quello che vorrei è che si facesse un’analisisui voti mancati nell’elezione del presidente. È un’ombra che va fugata e subito. Fossi un consigliere Fermano mi preoccuperei di questo piuttosto che di fanta-accordi. Che poi i voti in trasferta quando sono per chi si lamenta vanno bene e quando per il sottoscritto no”.

La lista poteva essere costruita meglio?

“Il problema non sono stati i nomi, ma il metodo di selezione. In lista, almeno per il Pd, dovrebbe andare chi, con competenza, ha maggiori potenzialità elettorali e non chi viene inserito perché altrimenti si lamenta o magari perché ha conti da regolare all’interno del proprio comune”.

Pompozzi, guardiamo al passato. Cosa le lasciano gli anni da vicepresidente?

“Abbiamo preso il Fermano fanalino di coda nella raccolta differenziata nelle Marche, non superava il 50%. Guardavamo le altre Province con il cannocchiale. Oggi siamo al 70%. Abbiamo finanziato ecocentri, centri del riuso ed approvato il piano d’ambito dei rifiuti, unica Provincia capace di un regime di autosufficienza. E poi le scuole, con le autonomie garantite, le varianti di Amandola e Molini in corso. Il Fermano è diventato un esempio nazionale per inclusione nell’apprendimento scolastico, tutti i progetti con le scuole superiori ed oggetto di importanti riconoscimenti e tanta, tanta altra roba ancora”.

Questo risultato politico e personale e lo stato del partito anche dopo l’esito negativo delle elezioni regionali la pongono tra i punti di riferimento del PD provinciale?

“Il PD è in fase di (ri)fondazione, processo appena avviato dal giovane e bravo segretario Piermartiri. Un elemento è inequivocabile, non esistono più padreterni intoccabili. Si riparta dalla base come è giusto che sia, dai tesserati che chiedono dibattito. E si riparta tutti dalla stessa linea, le punte avanzate sono da re-individuare e a farlo è ora che sia, oltre alla militanza, anche un requisito testardo: i numeri, il consenso. Ricordiamoci che a livello regionale perdemmo con il doppio di scarto dal centrodestra rispetto al dato regionale”. 

Quale è lo stato attuale del PD Fermano?

“Stevenson ha scritto la sua più famosa opera pensando al PD: siamo una comunità unita quando trattiamo di diritti civili, quando tifiamo leader stranieri o di altre Regioni insomma, lontani dai noi. Ci trasformiamo troppo spesso in signori Hyde quando si scende nel locale: troppi veti, acredini. Occorre tirare una linea, imbarcare chi è realmente disposto ad uno stato d’animo diverso e salpare. Il mare là fuori è mosso ma se veramente uniti lo sapremo domare”.

Ma c’è qualcosa di buono da cui il Pd può ripartire?

“Senza dubbio i Giovani Democratici”.

Raffaele Vitali

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