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Primi ordini e sostegno della Regione, i calzaturieri a Mosca sono meno soli. Acquaroli: rispettiamo le sanzioni e tuteliamo il lavoro

27 Aprile 2022

di Raffaele Vitali

MONTEGRANARO – Tanto rumore per nulla. Si potrebbe titolare così quanto sta accadendo attorno ai calzaturieri. Si è improvvisamente accesa la luce della stampa nazionale. Un mix di attenzione e ironia, c'è chi ha cercato di far diventare imprenditori che creano prodotti unici e artigiani delle macchiette, per chi ha preso la sua valigia ed è arrivato, dopo un lungo viaggio, a Mosca pur di non perdere clienti e quindi budget. Considerando che nel 2021 la Russia ha comprato 3,5 milioni di paia di scarpe made in Italy, superando i 250milioni di fatturato.

Ha fatto rumore il fatto che la regione Marche abbia supportato con risorse le imprese che hanno deciso di partecipare all’Obuv, fiera organizzata da Bologna fiere, da sempre la più importante esposizione per il mondo di Assocalzaturifici in Russia.

"Se la partecipazione ad una fiera è consentita, non vedo per quale motivo la Regione Marche non dovrebbe dare un sostegno alle imprese, che sono preoccupate e che con coraggio e determinazione cercano di tutelare se stesse e, facendolo, tutelano anche l'occupazione e il nostro prodotto interno lordo" taglia corto il presidente della Regione, Francesco Acquaroli.

Se non fosse chiaro, per presidente e assessore Carloni, che insieme con l Camera di commercio supportano i partecipanti, “la fiera è un’opportunità, all'interno della quale si possono incontrare anche operatori di un'area che non è riconducibile espressamente a un paese - ha sottolineato il governatore -. Al netto di questo, vogliamo e dobbiamo sostenere le nostre imprese nell'ambito di quelle che sono le regole e le azioni dell'Italia e dell'Europa".

L’Obuv si è aperto come se niente fosse, a Mosca non ci si accorge che poco distante ci sono bombardamenti e carri armati. Gli imprenditori si sono presentati con le loro collezioni autunno invernali. Sono 50 da tutta Italia, di cui 28 fermani. che sono partiti sapendo di non violare alcuna regola, visto che le sanzioni decise dall’Unione Europea hanno un criterio molto netto: è vietato l’export di prodotti di lusso di valore superiore a 300 euro, se destinati direttamente, o anche tramite un Paese terzo, in Russia.

Una scarpa media in Russia viene venduta a 120 euro, diverso poi il discorso sul prezzo in negozio, ma quella non è una questione del calzaturiero. Che non è solo marchigiano, ma che più degli altri è esposto visto che ci sono numerose aziende, con centinaia di dipendenti, che hanno il 70% del fatturato in zona Mosca e Kiev. Bologna Fiere è tranquilla, non c’è nelle pieghe delle sanzioni nulla che vieti l’esposizione.

Il vero tema è: se i calzaturieri vendono, e il primo giorno ha riservato i primi ordini, poi come pagano i russi. Arturo Venanzia, numero uno di confindustria fermo lo ha detto in tempi non sospetti: bisogna sbloccare i pagamenti dopo l’espulsione dal sistema Swift della Russia. “Serve l’intervento del Governo” ribadisce l’imprenditore. Stesso pensiero per il senatore marchigiano Francesco Verducci: Bisogna lavorare tra le pieghe del regolamento europeo”.

L’attenzione mediatica potrebbe spingere Draghi a intervenire, comprendendo il peso della moda e di questo settore in particolare per alcune aree del Paese. Le Marche intesta, ma all’Obuv ci sono anche aziende di Parabiago, vedi  Thierry Rabotin, ed emiliane.

Chi ha scelto di partire, a prescindere dal contributo della Regione, garantito grazie ad accordi precedenti ma anche alla volontà politica di Acquaroli e del suo vice Carloni di non lasciare le aziende da sole in un momento complicato, ha dovuto superare controlli molto più stringenti, passando per Belgrado o Dubai. C’è anche chi ha dovuto lasciare i cellulari prima di muoversi, per controlli ulteriori.

“Noi – conclude Carloni - rispettiamo la legge e ci sottomettiamo agli accordi e vincoli di legge, tuttavia non possiamo sottovalutare il momento storico. Condanniamo fermamente la guerra, come Regione, come giunta abbiamo aiutato i profughi dall'Ucraina in tutti i modi ma non ci giriamo dall'altra parte lasciando soli i nostri imprenditori che avevano come primo mercato la Russia e l'Ucraina senza dargli una mano in questo momento difficilissimo”.

@raffaelevitali

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