FEREMO - L’Ete Vivo prova a fare squadra. Dopo l’esperienza dell’Aso, il contrato di fiume è pronto al bis. “O almeno speriamo visto che questo è il terzo e decisivo incontro” esordisce Noris Rocchi che con Federico Spagnoli è una delle anime dell’azione che poi ha in Giuliana Porrà, sindaca di Altidona e funzionaria della Regione, la voce tecnico-operativa “che ricorda l’importanza a più livelli, incluso quello di prevenzione dei rischi”.
Cercare di coinvolgere la Provincia è la sfida in più: “Può sostenere i piccoli comuni in alcuni passaggi tecnici”. Ma la Provincia, nonostante sia sede dell’incontro, non c’è. Il presidente ha chiesto ‘scusa’ per un impegno improvviso, ma un consigliere poteva anche presentarsi.
Un’assenza che fa arrabbiare tutti. Soprattutto Porto San Giorgio, che è il comune in cui l’Ete vivo finisce e scarica di tutto. A centrare il punto è l’assessore Fabio Senzacqua: “Provincia assente, comune di Fermo assente (l’assessora Di Felice è arrivata dopo oltre un’ora dall’inizio, ndr) e ha 15 chilometri di fiume al suo interno: di cosa parliamo? Parliamo di potenzialità, ma abbiamo problemi reali: di certo Porto San Giorgio no ha un ufficio tecnico che possa mettere a disposizione le figure. Se il comune di Fermo non fa il capofila, rischiamo di parlare del nulla. Per noi il fiume è una bomba e ne abbiamo solo 500 metri. Ogni giorno siamo sul fronte, capiamo la necessità di un fiume come risorsa naturale, ma discutere senza i due player principali è una perdita di tempo”.
Le parole durissime dell’assessore sangiorgese rianimano i colleghi, tutti contrariati per queste assenze. E questo nonostante le parole di rassicurazione di chi si trova nel contratto di fiume dell’Aso e ora vuole stare nell’Ete, ovvero la sindaca Marziali di Monterubbiano: “Noi sappiamo il potenziale del contratto, sono certo che ce la faremmo anche senza Fermo: si parte dalla tutela del patrimonio ambientale, ama anche una messa in sicurezza. Se poi possiamo agganciarlo a Fesr e fondi vari per la manutenzione, il potenziale è ancora più grande. Per cui l’adesione per me è scontata”. E così per Monte Giberto, che aggiunge critiche per gli assenti. E Monteleone con il sindaco Fabiani che ci crede “a tal punto che con i colleghi vicini stiamo ragionando su un parco fluviale”. Così Montottone, “ci sono ma la Provincia si prenda le sue responsabilità”.
Il percorso di Altidona è un po’ il modello, visto che oggi ha portato a un finanziamento di 2,2 milioni di euro, “ce sono però fermi in regione”. Quello che serve per raggiungere l’obiettivo è la condivisione di intenti. “È un percorso che deve unire per poter considerare il fiume Ete come unico ecosistema, sapendo che quello che si fa a monte ne risente Porto San Giorgio. Sono certo che poi chi ne farà parte riceverà importanti finanziamenti” ribadisce Spagnoli.
I sindaci i dubbi sulla gestione ce li hanno, dalla pulizia dei fossi ai rischi idraulici. Prova a cancellarli tutti Massimo Bastiani, coordinatore nazionale dei contratti di fiume, che si collega da Roma. “Ci sono delle tappe fondamentali. Si parte con il manifesto di intenti, che una volta sottoscritto avvia l’iter. Ci devono essere le ragioni e gli obiettivi dietro il contratto di fiume. Una volta firmato, si passa all’analisi conoscitiva preliminare integrata. Significa anche recuperar ei luoghi della storia che magari non fanno parte degli studi scientifici”. Terza pare del processo è il documento strategico: “Si incrociano i fabbisogni con le programmazioni istituzionali a diverso livello. Quindi vanno inseriti gli strumenti abbiamo a disposizione e anche dove trovare le risorse”. Quarto step è il programma di azione.
A questo punto entra l’assessora Di Felice, che ottiene 30 secondi di riassunto prima di intervenire: “Manca ancora un passaggio politico tra noi sindaci. In linea di principio sono d’accordo, ma secondo me ci manca una consapevolezza concordata di quello che comporta, di quello che vogliamo e di come lo vogliamo insieme. Prima del capofila, serve una politica”. Il rumoreggiare in sala la fa frenare un attimo, poi rilancia: “Sia chiaro, noi siamo favorevoli. Chiedo però un ulteriore approfondimento”. Si vota, i piccoli comuni ci credono, Fermo deve giocare da capoluogo di provincia, considerando che il sindaco è anche vicepresidente.
Ci saranno problemi, lo sanno tutti. Ma Bastiani conclude sereno: “Non sempre c’è sintonia verticale sul modo di spendere le risorse. Bisogna far capire in particolare ai Comuni che in realtà la condivisione delle risorse è un vantaggio. L’Abruzzo, di fronte alla gestione di fondi strutturali che riguardano i territori, ha puntato sul coinvolgimento delle reti. Il limite può essere il partenariato, ma poi diventa una forza”.
In sala c'erano insieme con associazioni, Gal incluso, e sindacati, i sindaci di Servigliano, Santa Vittoria, Porto San Giorgio, Monte Giberto, Montelparo, Monterubbiano, Altidona, Monteleone, Montottone, Fermo e Belmonte Piceno.