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Pochi rifiuti prodotti e ben differenziati: la provincia di Fermo al 70%. "Presto la tariffa unica"

18 Giugno 2021

FERMO – Cresce la raccolta differenziata dei rifiuti nella provincia di Fermo. Uno dei servizi chiave ancora affidato all’ente di secondo livello, svuotato di risorse e poteri ormai da anni e mai compensato, funziona. “Sette anni di costante crescita, con il 2020 che si chiude con il 69,7%” sottolinea il vicepresidente Stefano Pompozzi affiancato dal dirigente Fausti.

“Per anni abbiamo sopperito anche alle esigenze delle altre provincie territoriali. E in più, partivamo da uno svantaggio con 11 punti indietro rispetto alla media regionale, pur avendo da sempre una bassa produzione pro capite. Per cui, bene differenziare, ma produrne meno è la vera necessità”.

Dal 2013 al 2020, la Provincia è arrivata al -1,9% rispetto alla media regionale ed è cresciuta di 20 punti: “Siamo in linea e siamo riusciti a produrre 120 kg aa testa meno della media regionale. Peer la prima volta nel 2020 siamo arrivati sotto i 400 chili pro capite, noi 385 la regione 502” ribadisce Pompozzi.

Il miglioramento è stato continuo, quindi non frutto di exploit ma di vero sviluppo territoriale. “Il grazie va ai cittadini, poi ai vari comuni che hanno fatto passi da gigante tanto che abbiamo 32 amministrazioni su 40 sopra il fatidico 65%”.

E chi non ce la sta facendo sa che in Provincia può trovare un supporto: cinque comuni stanno sopra il 60%, negli altri sono partiti nuovi appalti di gestione. “Ci sono sempre realtà in difficoltà, per tipologia comunale, magari con territori molto estesi. Ma se compensano i grandi, la percentuale provinciale crescerà”.

Dalla Provincia sono arrivati finanziamenti per un milione di euro ai Comuni con più carenze nel corso dell’ultimo quinquennio: realizzazioni di ecocentri, nuovi centri del riuso, campagne di sensibilizzazione, aiuti per la tariffazione puntuale.

Dal 2019 al 2020 la produzione pro capite è ulteriormente scesa di 50 chili. “Con l’Europa sono cambiati gli obiettivi. Un dato importante è anche quello dell’effettivo recupero. È la sfida del futuro: migliorare la qualità della differenziata e quindi il recupero, che dovrebbe raggiungere almeno il 60%. Compito complesso, che riparte dall’educazione del cittadino. Ci sono spesso componenti non separabili e quindi la qualità viene meno. Lo sforzo deve essere da parte del produttore tanto quanto il consumatore”.

E nel mentre procede l’Ata dei rifiuti. “È l’ente di governo che è in procinto di chiudere il piano d’ambito che aiuterà il raggiungimento dell’obiettivo. Altrimenti ci troveremo sempre con un aumento di rifiuti in discarica” ribadisce Fausti che deve lavorare anche sui nuovi criteri dell’Arera, l’ente nazionale che stabilisce il sistema delle tariffe in modo da renderla uniforme come per l’acqua. “E per questo abbiamo validato i piani Tari di tutti i comuni”.

La pianificazione per Pompozzi è un percorso ben avviato: “Stiamo stabilendo le discariche da usare, gli impianti necessari e i criteri per raggiungere la tariffa unica che non può dimenticare che ci sono paesi che pagano un sesto di altri. A settembre contiamo di portare il documento definitivo del piano d’ambito, che sia però utilizzabile e non fuffa. Il tutto con una struttura certa per cui stiamo valutando un direttore generale”.

Raffaele Vitali

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