FERMO – Il futuro, magari lontano, delle Marche è a rischio. Le nascite sono diminuite del 33,4% in 10 anni. Nel 2021 sono nati 9.222 marchigiani, in calo rispetto ai 9.432 dell'anno precedente. Il cosiddetto ‘inverno demografico’ non si ferma da dieci anni, basti dire che nel 2011 i nuovi nati erano 13.856 (+4.634). Tra le province quella che soffre di più è Pesaro Urbino con un -37,1%.
Questo emerge dai dati della Ires-Cgil Marche. "La causa principale risiede nel fatto che l'occupazione femminile nella nostra regione è per lo più precaria, discontinua, senza garanzie di reddito né di diritti – commenta Loredana Longhin, componente della segreteria regionale Cgil - La reintroduzione dei voucher, voluta dal Governo Meloni, avrà come effetto immediato di destrutturare ancora di più il mercato del lavoro. E sappiamo bene, che a livello regionale la situazione lavorativa è già compromessa dalla presenza di 260mila Neet".
Dai dati forniti dal sindacato si evince anche un costante declino del tasso di fecondità totale (numero medio figli per donna) che passa da 1,42 a 1,20. Così come aumenta l'età media della madri al parto, nel 2011 era 31,4 mentre nel 2021 sale a 32,6.
Diminuisce anche il contributo alla natalità dei cittadini stranieri: dal 2011 al 2021 i nati da almeno un cittadino straniero si sono ridotti di 1.336 unità (-38,1%) e costituiscono attualmente il 23,5% del totale dei nati. "A frenare le donne dal fare i figli sono anche gli alti costi dei servizi all'infanzia- conclude Longhin - Servono posti negli asili nido, ma è necessario che i servizi siano accessibili, perché il costo degli asili nido nelle Marche è tra i più alti in Italia. Se vogliamo invertire questo trend negativo è necessario che le donne abbiano un lavoro stabile, e servizi pubblici adeguati per la cura dei figli e percorsi di formazione che le consentano di ritornare al lavoro”.
Non si nasce e si invecchia. Se nel 2011 gli under 15 rappresentavano il 13,4% del totale dei marchigiani, nel 2021 la percentuale si è abbassata al 12,3%. Tendenza opposta per gli over 65, che nello stesso periodo aumentano il loro peso sulla popolazione totale da 22,6% a 25,4%.