
BRINDISI – Prima contro seconda in classifica e per una volta i numeri non mentono. Le due squadre si equivalgono, praticamente in tutto. La differenza, alla fine, è nei dettagli, nelle scelte prese negli ultimi secondi. E quelle, purtroppo per Pesaro, Brindisi non le ha sbagliate.
Sa anche di beffa che a chiudere il match, con inevitabile primo posto in classifica per i pugliesi, sia stato il grande ex, Andra Cinciarini. Il play è stato glaciale dalla lunetta (68-64). Come sa di beffa che l’errore pesante lo abbia commesso chi stava per regalare la vittoria ai biancorossi, ovvero Tambone.
La guardia, dopo aver giocato davvero bene, esce dal time out, sul 66-64 a 15 secondi dalla fine, e anziché costruire un tiro decente, si alza e spara senza senso da tre punti non trovando neppure il ferro. Capita, soprattutto quando sai che per vincere serve la tua giocata.
Pesaro incassa la seconda sconfitta di fila, ma diversamente da quella contro Torino, qui c’era in gioco qualcosa in più, c’era la sensazione di dover far capire chi è davvero la più forte del campionato. E, nonostante la sconfitta, la Victoria Libertas ha fatto capire a tutti quanto vale. Sempre perché non si può dimenticare che la VL gioca senza un americano, in teoria senza il suo giocatore più forte. Almeno così si continua a dire, anche se nessuno ha potuto valutare davvero il peso di Felder.
Un vuoto che alla lunga pesa sulla squadra, perché significa che ci sono altri giocatori che devono compensare i minuti. E può succedere che Tambone, di solito molto attento ai falli, ne commetta due in un minuto e si ritrovi per troppo tempo in panchina causa quattro falli. Come capita che Leka impieghi un paio di minuti di troppo a capire che Miani sta mangiando sulla testa dei suoi Bertini e Maretto, usati da quattro, e che sia quindi necessario giocare con i due lunghi.
La mossa arriva a 1’57’’ dopo che Miani da solo aveva tenuto in vita Brindisi, aiutato dall’altro veterano, Radonic. Quando finalmente Quirino de Laurentiis e Miniotas, in chiara difficoltà fisica contro Vildera, giocano insieme, Pesaro non solo risale dall’inferno (63-58), ma mette il naso avanti (63-64). E sarebbe potuta finire lì se Miniotas da due centimetri non avesse sbagliato l’appoggio, con la giustificazione del fallo che gli vale l’uno su due dalla lunetta.
Amarezza quindi, ma anche consapevolezza di essere forti e di poter stare in alto. Anche senza un americano e di poter vincere contro chi è stato costruito per vincere, forte anche di un palasport caldissimo. Peccato per Tambone, poteva essere eroe, ma prima la tripla di Francis, frutto di un non fischio di fallo in attacco proprio sull’ex capitano, e poi il tiraccio possono offuscare il buono visto.
E invece dovrebbero far dire che con Felder i minuti di Tambone in campo sarebbero stati meno e le gambe, come la mente, alla fine più pronte e lucide. “Meritavamo di vincere” è il sunto di coach Leka che a fine gara critica apertamente l’arbitraggio. E come diceva Velasco: chi vince celebra, chi perde spiega.
Raffaele Vitali
