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Numeri e scelte, la sanità spiegata da Livini. "Fermo sempre ultima: fondi usati male, liste di attesa e finte inaugurazioni"

8 Agosto 2025

FERMO – L’atto aziendale appena pubblicato dall’Ast di Fermo, firmato da Roberto Grinta, ha incassato il SI dei primari, ma è diventato anche uno stimolo per Licio Livini, presidente dello Iom Fermo, ex dg dell’Asur fermana con una lunga esperienza anche a livello di distretto, per analizzare la sanità locale. E la fotografia che ne esce ha più ombre che luci.

Livini, partiamo dalla testa, come è la gestione sanitaria della giunta Acquaroli?

“Dopo la riforma, avviata nel 2022, le diseguaglianze territoriali in regione sono aumentate. Da cambiamento a immobilismo il passo è stato breve. La gestione della giunta di destra non ha prodotto i risultati sperati. Non avendo sotto la propria bandiera uomini di vertice da spendere per attuare la riforma, per la gran parte ha ripiegato su ex direttori del passato più recente, presentati come figli del futuro ma in palese contraddizione con il loro trascorso”.

Fermo per lei resta la cenerentola?

“Lo dicono i numeri. Altro che riequilibrio territoriale. Fermo continua a ricevere circa 1700 € pro capite/anno, contro una media regionale di 2200 €. Un divario storico che non è stato colmato”.

Però si sta investendo tanto.

“Se pensiamo all’uso dei fondi Pnrr, siamo al clamoroso: le Marche hanno speso solo il 7,7% delle risorse per le Case di Comunità e il 10,4% per gli Ospedali di Comunità, ben al di sotto della media nazionale. Ancora peggio per l'ammodernamento tecnologico, fermo a un misero 3,9% di spesa. Risorse preziose per gran parte dirottate su una desueta ‘sanità muraria’ anziché su innovazione digitale e potenziamento dei servizi territoriali”

Come funziona la sanità nelle Marche?

“CI sono 13 ospedali tra primo e secondo livello contro i 10 compatibili con i bacini di utenza minimi previsti dal DM 70. Quello che di piace è leggere frasi del tipo ‘più sanità vicina ai cittadini’ visto che tutti sanno che è falso”.

 …Però le liste di attesa…

“Allora parliamone. A diposizione il governo ha stanziato 12,8 milioni, nel 2023 ne hanno usti solo 4,6. E così, solo il 32% del recupero è stato raggiunto, per il resto ci sono attese che arrivano ai 200 giorni per interventi chirurgici urgenti. Riconosco però che la ragione di risorse, nel piano operativo 2024 ha stanziato importanti risorse, ma non bastano i soldi, servono programmi”.

Altre criticità?

“Il pronto soccorso in affanno, screening oncologici con bassa affluenza, parliamo del 39,9% per quello mammografico e così siamo 13esimi in Italia. E lasciamo perdere il fascicolo elettronico, un vero fallimento, è usato dal 2% degli specialisti”.

C’è da dire che manca proprio il personale.

“Per malgoverno o per numero? Ricordiamo che i numeri del personale sanitario debbono essere sempre rapportati ai servizi presenti e ai modelli organizzativi strutturati ed evidenti nell’Atto Aziendale”.

L’era Acquaroli sarà ricordata come quella dei nuovi ospedali?

“Di questo si vantano tra Pesaro, San Benedetto Macerata, Camerano, ma hanno dimenticato che la realtà di ogni giorno ha bisogno di interventi urgenti sui temi attuali a partire dal grido di aiuto della sanità territoriale”.

Lei è molto duro, eppure il passato non era tutto rose e fiori. Non crede?

“Un'analisi del decennio 2010-2020 rivela come, a fronte di pesanti tagli nazionali, la sanità locale è stata riorganizzata puntando su cure intermedie e servizi territoriali. Ora a Fermo si teme per il futuro, a partire dall'ospedale Murri. Eravamo in difficoltà, ma agivamo e programmavamo. L’obiettivo delle amministrazioni regionali, a fronte di enormi tagli governativi, era semplice: riorganizzare il sistema per rispondere ai nuovi bisogni di una popolazione sempre più anziana, spostando il baricentro dall'ospedale al territorio”.

Vuole dire che la sanità del territorio è partita con lei direttore?

“Chiariamo subito che nel Fermano si è andati  nella direzione del cambiamento con una profonda riconversione: i piccoli ospedali, privi dei requisiti per le cure acute, non sono stati chiusi ma trasformati in presidi territoriali. Pensiamo alle Case della Salute e agli Ospedali di Comunità (Montegiorgio nel 2015 e Sant'Elpidio a Mare nel 2016), che hanno permesso di potenziare le cure intermedie, l'assistenza domiciliare e la rete di emergenza-urgenza (118 e Punti di Primo Intervento), soprattutto con  comportamenti consapevoli e pianificati che hanno creato una vera rete dai distretti alle case di riposo passando per i vari centri come quello per il Dsa o il Dopo di Noi. Altro che scatole vuote, la medicina di comunità è partita anni fa”.

Livini, torniamo ai numeri?

“La sanità fermana, che oggi ha una dotazione di 417 posti letto per acuti di cui 150 circa non utilizzati, ha perso 49 posti letto per acuti, ma ha guadagnato 56 posti letto di lungodegenza e 40 di cure intermedie. Un bilancio che, secondo l'analisi, ha portato a una maggiore appropriatezza delle cure rispetto alle reali necessità del territorio”.

Passato meglio del presente in sanità?

“Mentre il passato ha lasciato in eredità una rete strutturata, sul futuro incombono delle incognite pesanti legate  alla necessità di dover spostare il focus dall’ospedale alla comunità, verso un sistema efficiente e più diffuso di servizi vicini ai bisogni delle persone. A tal proposito: che ne sarà dell'ospedale Murri di Fermo? Un interrogativo che simboleggia l'incertezza che oggi aleggia sulla sanità locale”.

Direttore Livini, che voto darebbe alla riforma sanitaria della giunta Acquaroli?

“Mi verrebbe da dire che si sta limitando a cambiare il nome a quello che c’era, un esempio sono le case della salute trasformate in case della comunità. Sono bravissimi a inaugurare di nuovo cose fatte da chi c’era prima. La riforma sanitaria del 2022 doveva mirare a migliorare l’efficienza, l’equità e l’efficacia del sistema su tutto il territorio regionale, con numerosi interventi attuativi su specifici settori e con una capacità di crescita e di raggiungimento dei risultati attraverso l’uso efficiente delle (tante) risorse economiche disponibili, favorendo la promozione della innovazione, ma purtroppo dopo cinque anni i cittadini si ritrovano con una sanità meno equa, meno efficiente e incapace di rispondere ai bisogni reali”.

Raffaele Vitali

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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