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"Non siamo al picco, il contagio però rallenta". Brusaferro e Locatelli: inevitabile che le misure di restrinzione proseguano

27 Marzo 2020

FERMO - “Stare in casa, è fondamentale, perché stiamo osservando dei segnali chiari di efficacia delle misure di contenimento, non smettere. Le misure di distanziamento sociale, che comprendono anche le attività lavorative, sono state determinanti per riuscire a contenere il problema nelle aree in cui non ha impattato in maniera così rilevante come in Lombardia o zone limitrofe. Lo dice la curva dei contagi dal 20 marzo”. Brusaferro, presidente Iss, e Locatelli, presidente Css, sono le due voci autorevoli a cui lo Stato affida la comunicazione sulla pandemia. “Non molliamo di nulla l’intensità di attenzione sulle misure di contenimento sociale, altrimenti vanifichiamo tutto il lavoro. Non sarà per adesso la riapertura, ma stiamo studiando ogni passaggio, sapendo che la sfida è evitare la diffusione dove oggi il Coronavirus è meno significativo”.

E se non fosse chiaro: “Non abbiamo raggiunto il picco e non lo abbiamo superato. Dobbiamo essere consapevoli. Abbiamo segnali di rallentamento che ci fa pensare di esserci vicini. Le misure stanno rallentando la crescita e ci aspettiamo che potremmo arrivare al picco in questi giorni. Non siamo in fase calante, siamo in fase di rallentamento della crescita. Il punto è che quando inizierà la discesa, la sua pendenza, sarà costruita sui nostri comportamenti.

Locatelli, presidente del Coniglio superiore della sanità, tocca poi una serie di punti: il primo sono le vittime. “Principalmente soggetti anziani, più dell’80% sono ultra settantenni. E la presenza di patologie pregresse ha interessato più del 50%. L’infezione da Covid 19 per alcuni soggetti deceduti è stata la causa di morte, inquestionabilmente. Per altri ha contribuito in maniera significativa. Gli anziani sono un patrimonio da tutelare”

Il secondo sono gli asintomatici. “Ogni report riguarda i sintomatici, siano gestiti a domicilio piuttosto che a livello ospedaliero o in terapia intensiva. Vi è una quota di soggetti che hanno incontrato il Coronavirus e non sono diventati sintomatici, o con sintomatologie molto sfumate. In questo momento è difficile definirne la quota. È impossibile definire con precisione la percentuale. Una informazione che recupereremo attraverso studi di identificazione di sieropositività in varie aree del Paese e sarà un’indagine che ci farà capire chi ha sviluppato anticorpi contro il Coronavirus”.

Il terzo riguarda gli operatori sanitari. “Sono quelli che ci consentono di avere una risposta per i cittadini. Stanno pagando un prezzo elevato, anche a livello di vittime. Meritano il massimo della gratitudine del Paese, ma soprattutto il massimo della tutela. Tra di essi rientrano anche gli operatori nelle Rsa, nelle case di riposo”.

Il quarto è il tema della creazione in laboratorio del virus. “Lo ribadiscono in maniera chiara: non facciamo del fanta bio terrorismo. Abbiamo evidenze che indicano come non ci sia stata possibilità di una generazione in laboratorio. Non alimentiamo interpretazioni che non hanno consistenza scientifica”.

L’ultimo punto è quello dei trattamenti. “Lo sforzo che è stato fatto come sistema sanitario è stato importantissimo. C’è stata una centralizzazione della ricerca, in modo da documentare davvero cosa è efficace e cosa no. Il lavoro è sia su farmaci antivirali, sia su farmaci che modulano la risposta infiammatoria, sia su strategie immunologiche, come il plasma di convalescenti”.

Il futuro? “Noi abbiamo il dato di contagi avvenuti: quello dei morti è di contagi di almeno di due settimane fa, il dato dei nuovi casi possono avere una distanza di sette otto giorni. Noi stiamo vedendo l’onda nella sua progressione. Noi dobbiamo fare in modo di arrivare allo stop dell’epidemia, non possiamo fermarci alla soglia di rallentamento. Quando raggiungeremo il livello più passo di progressione, studieremo le strategie per andare avanti. Poi c’è la scelta del Paese, noi daremo indicazioni. Ma prima dobbiamo scollinare”.

Non credono in questo momento ai test fai da te comprati anche dalla regione Marche. “Il comitato tecnico scientifico si è espresso in maniera chiara: a oggi i test che vanno alla ricerca del Coronavirus, sono affidabili, ma lunghi e complicati. Tutti gli altri test rapidi a oggi non hanno ancora raggiunto livelli di affidabilità tali da poter essere utilizzati. Poi magari tra qualche settimana ne avremo disponibili ma oggi non è” risponde secco Brusaferro.

Tutto chiuso fino al 3 aprile, il futuro però non cambierà tanto in fretta. “Parliamo su dati e modelli. Il dato è che le misure adottate stanno ottenendo risultati. Noi siamo il Paese pilota, prima scolliniamo e poi decidiamo” risponde Brusaferro. Ma Locatelli è più tranchant: “Se dovessi decidere con i dati di oggi ritengo inevitabile prolungare le misure. Non siamo in fase calante, ma di rallentamento. Non credo che cambierà qualcosa tra tre quattro giorni, quindi…”. Insomma, l’Italia arriverà fino a Pasqua in queste condizioni, le variabili sono troppe, incluse quelle di poter ragionare su aperture territoriali, in base a zone più immuni o magari con meno anziani.

r.vit.

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