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Negozi aperti tra sicurezza e dubbi. Vestiti, pizze, gelati e birre: "Noi siamo pronti, ora i clienti scelgano di comprare locale"

18 Maggio 2020

di Raffaele VItali

FERMO – Non è stata l’esplosione della primavera questo 18 maggio. Ma intanto rivedere i negozianti dentro i propri locali fa già un bell’effetto. Non c’è più quel senso di vuoto, di abbandono e assenza di futuro che raccontavano le vetrine immobili da mesi dei negozi di vestiti. E questo vale per bar e gelaterie, improvvisamente di nuovo animate con i caffè che passano dai banconi ai tavoli esterni. Così come per le poltrone di parrucchiere e barbieri.

ArtAsylum

“Lo spazio all’aperto sarà la vera speranza” commenta Mariachiara Simonetti, titolare dell’ArtAsylum in piazza del Popolo a Fermo. “Il comune ci permette di ampliare l’area e ce la concede gratuitamente, grazie a una disposizione del Governo. Saranno fondamentali quei metri per poter lavorare in sicurezza. Per chi userà i tavoli all’interno ho invece previsto una riduzione, ovviamente, dei posti a sedere. Ma almeno riapro. Sono stati due mesi lunghi”. Per lei, locale da cocktail e birre, ricomincia il futuro con un’incognita in più: le persone torneranno? “La speranza c’è, anzi chissà cosa accadrà sabato. L’importante è che tutti siano responsabili, noi gestori ma anche i clienti”.

MyPizza

Pochi metri più in là c’è la porta di My Pizza. Sono gli ultimi arrivati in piazza, visto che hanno aperto il 22 ottobre. “Eravamo partiti benissimo. Un grande Natale a Fermo. Poi il blocco. Una sola fortuna per me, che qui ci lavoro io con mia sorella e quindi ci siamo gestiti economicamente. Certo, le bollette arrivano lo stesso, come i costi fissi, ma almeno non ho dovuto pensare ai dipendenti” racconta il titolare Matteo Malaspina. Durante il lockdown hanno lavorato con l’asporto e con una formula originale: “Abbiamo fornito la base per la focaccia, poi il cliente se la preparava come voleva. Del resto con la voglia di lievito entrata in ogni casa, dobbiamo offrire qualcosa di diverso”. Come diverso è il loro frigorifero, “solo bevande locali, non c’è la coca cola”, e la loro offerta: “Abbiamo scelto di puntare sul biologico e il chilometro zero. Ho scelto ogni azienda con cui lavoro e anche per questo magari il pezzo di pizza costa qualcosa in più. ma visto che si parla tanto di stare vicino alle realtà locali…più di così”.

La Veneta

Nell’angolo di piazza c’è la gelateria ormai storica di Massimiliano De Santis. È impegnato a pulire le vetrate, le ultime ore di lavoro prima di aprire i pozzetti coni gusti gelato. “Non è tanto una questione di sicurezza maggiore, il nostro è un mondo che vive di protocolli di sicurezza e di igiene. La preoccupazione è sui clienti: verranno? Il 50% almeno del bilancio è fatto dai turisti, non sappiamo quale sarà la risposta. per il resto, qualche accortezza in più, ma il cono già lo prendevo con il tovagliolo. Ho messo due dispenser, uno all’ingresso e uno al bancone”. Quello che il titolare de La Veneta sottolinea è invece una lacuna nazionale: “Forse prima di farci aprire il Governo avrebbe dovuto verificare che ogni attività avesse i Dpi, non crediate che sia facile ordinarli. Io mi ero portato avanti e ora ho 3mila bicchierini da caffè usa e getta. Che di sicuro userò, anche se da oggi possiamo usare le tazzine. Ma i guanti mono uso e le mascherine? Siamo stati lasciati da soli. Ma siamo pronti”. E la foto con il sindaco appena si alza la serranda sta a dimostrarlo.

Buschi

Chi non ha esitato un attimo a riaprire, diversamente anche da altri colleghi del centro di Fermo, è Buschi, negozio sartoriale, punto di riferimento per giacche, camice e accessori. “Uno sarà anche la mascherina che nei prossimi giorni venderemo, fatte da noi e certificate” spiega il titolare Alessandro Buschi. “Ho 300 abiti da cerimonia pronti in magazzino, che ci farò? Ecco una delle tante incognite. Come quelli fatti su misura e mai ritirati perché sono saltati i matrimoni. Siamo in un limbo, ma devo e voglio essere ottimista” prosegue. “Anche per questo ho scelto di aprire con la merce scontata al 50%. Un segnale anche alle persone, che spero tornino a comprare ancora più di prima il made in Fermo. Certo che se non vengono i turisti sarà davvero dura”.

Lui, come tanti, è in attesa dell’ok al prestito da 25mila euro: “Ho avuto un calo vicino all’80% del fatturato, del resto abbiamo perso l’ultimo periodo dell’invernale, saldi inclusi, e saltato completamente la primavera, anche se molti ordini li avevamo fatti. Vale per me e tanti colleghi del settore moda”.

Reve

Molti negozi sono rimasti chiusi, se per finire l’organizzazione o per poca convinzione non è chiaro. “Inutile parlare oggi, vediamoci tra una settimana e vi saprò dire se i clienti sono tornati. Lo spero, intanto abbiamo il negozio organizzato nel modo più sicuro possibile come evidenziato anche dal certificato della sanificazione in vetrina” commenta la titolare di Reve, a metà corso Cefalonia.

Questa è Fermo poche ore dopo la ‘rinascita’. Una incognita, se non fosse per le colazioni che sono subito ripartite. Perché la gente ha voglia di cornetto e cappuccino. Quanto di ristorante è difficile dirlo. Di pasti seduti ne sono stati fatti pochi nel cuore di Fermo, prosegue l’asporto. Vincere la paura non sarà facile, ma il poter occupare suolo pubblico senza costi e dare così alle persone servizio e aria aperta sarà davvero l’arma in più per fronteggiare il Covid 19.

@raffaelevitali

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