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Nazionale afghana di ciclismo femminile a Fermo. Mahnaz: "Che bella scuola, a noi hanno impedito di studiare. Ora iniziamo con voi"

15 Ottobre 2022

di Raffaele Vitali

FERMO - Le biciclette le hanno lasciate in garage, per Fermo si gira in pullman, ma il loro ‘Racing for change’ è scritto ben chiaro sule magliette che indossano. Sono le atlete della nazionale di ciclismo dell’Afghanistan.

Sono giovani, tutte tra i 16 e i 22 anni, e dopo essersi riempite gli occhi della bellezza di piazza del Popolo con l’assessora Micol Lanzidei e aver visitato il liceo Classico, si sono ‘donate’ agli alunni dell’Itet Galilei, guidati dalla dirigente Cristina Corradini. Ad accompagnarle sono Gaia Capponi, presidente della commissione pari opportunità di Fermo, e la giornalista Francesca Monzone che è riuscita nell’impresa di farle arrivare in Italia.

“Non sono abituate a vedere scuole così belle, con ragazzi e ragazze che studiano insieme. Vedete – spiega la Monzone agli alunni dell’Itet – queste ragazze davanti a voi non possono più andare a scuola. Per loro i talebani l’hanno chiusa. Non possono fare sport, non possono studiare. Questo per farvi capire come la libertà sia importante a ogni età e come lo sia il diritto allo studio. Voi avete un dono speciale, quello di studiare. A loro l’hanno tolto”.

E anche per questo la pima cosa che hanno chiesto atterrando in Italia, dopo un viaggio molto complesso, chi direttamente da Kabul, chi dovendo attendere mesi in Pakistan, è di poter studiare. “Perché così costruiamo il nostro futuro” sottolinea Mahnaz.

È lei la prima a parlare, è la più giovane ma pala come una donna adulta. Dalla sua voce trapela tutta la passione per il ciclismo e per la libertà, che però vorrebbe condividere con la sua famiglia. “Ho anche iniziato a studiare l’italiano, perché voglio poter subito entrare in una classe” racconta determinata. Al suo fianco c’è Habiba: “Vorrei fare il medico per un motivo molto semplice: salva le vite. E in Afghanistan ce ne è tanto bisogno”. Anche perché la medicina non è per tutti nel loro Paese, l’uomo ha sempre la priorità nelle cure.

La preside Corradini ascolta, interagisce con loro, coinvolge i suoi alunni partendo da quel “ci hanno privato della scuola e dello sport, che è un ponte per la pace” che ricorda altri momenti bui della storia che a scuola si studiano. “Qui ci sono due ragazze che hanno ripreso la bicicletta in mano perché hanno sparato alla sorella per impedirle di pedalare. La loro forza di volontà le ha portate tutte in Nazionale” ribadisce stimolando gli alunni

“La prossima sfida – conclude Gaia Capponi – è far arrivare in Italia i familiari. Ma davvero difficile con i talebani al potere”. Basti dire che questo progetto, nato nel 2015 con l’impegno della Manzone, concretizzatosi nel 2020 si è poi interrotto con l’arrivo deli talebani, o meglio è stato reso quasi impossibile.

“Ma la volontà di partire era tale che nulla ha fermato le atlete. La loro racing for change è appena iniziata” conclude la giornalista ideatrice del progetto che coinvolge nelle Marche anche la commissione Pari opportunità guidata da Maria Lina Vitturini.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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