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Moda e calzaturiero, l'analisi di Mediobanca. "Chi sta in Borsa cresce di più". Under 30 in crescita nelle griffe e donne protagoniste

5 Febbraio 2024

di Raffaele Vitali

MONTEGRANARO – Piccolo è bello? La domanda torna costante in ogni convengo in cui si parla di moda e nel caso specifico di calzature. L’ultimo report di Mediobanca racconta l’altra faccia della medaglia, quella in cui emerge che la moda italiana è lontana dai riflettori della Borsa.

Solo il 18,4% del giro d'affari aggregato (15,8 miliardi di euro) è prodotto dalle dodici società quotate che hanno un fatturato medio di 1,3 miliardi, quasi il doppio di quelle non quotate (0,7 miliardi), una redditività superiore (ebit margin al 14,6% vs 10,4%), così come la proiezione internazionale (75,0% di export vs 62,0%).

LA BORSA VOLA

Nel 2022 le 80 maggiori multinazionali della moda hanno fatturato complessivamente 566 miliardi di euro (+11,7% sul 2021, superando del 21,6% i livelli pre-pandemici), di cui il 58% generato dai player europei e il 33% dai nordamericani.

Tra i 37 gruppi europei, l'Italia con i suoi 12 big è il Paese con più protagonisti, ma è la Francia ad aggiudicarsi il primato per giro d'affari (43% del totale europeo), davanti a Germania (11%), Spagna e Regno Unito (10% entrambi), con l'Italia al 7%. I gruppi del lusso crescono di più di quelli mass-market (+19,3% vs +8,3% sul 2021), anche rispetto ai livelli pre-Covid (+32,7% vs +13,8%).

Al primo posto per ricavi tra i colossi mondiali si conferma Lvmh (79,2 mld). Seguono, a distanza, Nike (48,0 mld), la spagnola Inditex (32,6 mld) che controlla Zara, EssilorLuxottica (24,5 mld), la tedesca Adidas (22,5 mld), l'altro player francese del lusso Kering (20,4 mld, di cui 10,5 mld Gucci, 3,3 mld Yves Saint Laurent, 1,7 mld Bottega Veneta), la svedese H&M (20,1 mld), il gruppo svizzero Richemont (20,0 mld), quello giapponese Fast Retailing che controlla Uniqlo (16.4 mld) e Chanel 2 (16.1 mld).

Prima tra gli italiani si posiziona Prada (4,2 mld), al 33esimo posto in classifica, seguita da Oniverse (44esima posizione), Moncler (50esima) e Giorgio Armani (54esima). Guardando i numeri, le prime dieci multinazionali rappresentano oltre la metà dei ricavi aggregati, con Lvmh che da sola ne concentra il 14%. La redditività supera anch'essa i livelli pre-crisi.

CRESCI E INVESTI

I big italiani si distinguono per il tasso di investimento medio più elevato, pari a 13,5%, oltre il doppio della media del settore (6,4%), e superiore a quello francese (9,9%). Il podio è tutto tricolore: Valentino (23,6%), Otb (20,2%), Prada (17,2%). Anche gli acquisti di azioni proprie si sono intensificati superando i livelli pre-pandemici (+81,5% sul 2019) e raggiungendo il record nel 2022, con un'accelerazione per i gruppi europei rispetto a quelli nordamericani (+135,4% vs 66,6%) a cui, però, è attribuibile il 68,7% degli acquisti complessivi.

Nel 2022 i colossi della moda hanno distribuito 24,8 miliardi di dividendi, anche in questo caso record del quadriennio, pari al +17,5% sul 2021 e al +15,4% sul 2019. A fine 2023 le società quotate raggiungono una capitalizzazione di 42,1 miliardi (+5,3% sul 2022), pari al 3,8% del valore dell'Euronext Milan (2,9% nel 2019), escludendo Ermenegildo Zegna e Prada, quotate all'estero.

Al 31 dicembre 2023 il podio di Borsa è occupato da Moncler (15,3 mld di euro), Prada (13,2 mld) e Brunello Cucinelli (6,0 mld). Al quarto posto si colloca Ermenegildo Zegna (2,6 mld), seguita da Salvatore Ferragamo (2,1 mld). Per il 2024 si attende un rallentamento della crescita che si fermerebbe al +4%, sostenuta anche dall'aumento dei listini implementati nei mesi scorsi e da un'accelerazione dei flussi turistici.

LA FORZA LAVORO

Un altro dato che fa capire perché poi le griffe attirino, è che il 36% della forza lavoro delle multinazionali della moda ha meno di 30 anni, con quelle statunitensi ben oltre la media (48%), mentre le europee sono allineate al dato globale: le tedesche e le britanniche sono al di sopra (rispettivamente 43% e 41%), le italiane al di sotto (25%).

L’area studi di Mediobanca ha anche inquadrato il modus di gestione del lavoro: il ricorso al part- time è più intenso nei gruppi statunitensi (51%) e tedeschi (41%), mentre i player nazionali registrano il valore più basso (9%) dopo quelli cinesi (1%).

E il genere? La presenza femminile cala all'aumentare del livello di responsabilità in azienda: la quota di donne sul totale della forza lavoro è pari al 66%, ma scende al 45% nei ruoli direttivi e al 33% all'interno dei CdA. I gruppi statunitensi hanno più consiglieri donna (40%) rispetto a quelli europei (34%).

Ampiamente sopra la media si collocano i player francesi i cui board sono composti per quasi la metà da donne; i gruppi tedeschi si fermano al 29% e quelli italiani al 31%. I big transalpini registrano anche la più alta percentuale di donne nei ruoli dirigenziali (56%), seguiti da italiani (49%) e statunitensi (47%). Le meno rappresentate sono le donne giapponesi. Le aziende cinesi fanno invece più ricorso alla forza lavoro femminile: il 76% del totale dipendenti è donna.

IL CALZATURIERO

Il 2023 ha chiuso, dopo un anno record, con una crescita del 2% grazie a una buona risposta del mercato interno che ha compensato la frenata mondiale in particolare degli Usa. Nel focus realizzato da Mediobanca emerge la buona performance della Cina, ma solo per il lusso visto che è un mercato che ancora non è pronto per i piccoli marchi di qualità.

Nel 2024 il segmento delle calzature di alta gamma è atteso in rialzo del +6%, mentre per le referenze mass-market si stima una contrazione del 6%. Le 162 aziende produttive calzaturiere italiane principali, che rappresentano l'83% del totale nazionale quanto a fatturato secondo dati Istat, hanno sviluppato nel 2022 vendite pari a 12 miliardi di euro, superando i livelli pre-emergenziali del +16,8%, con l'impiego di quasi 54mila dipendenti (+1,9% sul 2021 e +3,7% sul 2019).

La crescita del fatturato nominale del +20,3% sul 2021 corrisponde a una crescita reale del +13,4%, comunque a doppia cifra. Tenuto conto della rispettiva variazione dei prezzi alla produzione, le performance esportative hanno quasi raddoppiato quelle nazionali: +16,9% sul 2021 le prime e +9,9% le seconde.

A livello di settori, le imprese di componentistica (+39,7%) hanno garantito la miglior performance, a seguire le calzature sportive (+34,2%) e quelle da donna (+17,2%). I terzisti hanno incrementato il giro d'affari più dei produttori a marchio proprio (+21,8% vs +13,8% sul 2019), trainati dalla brillante performance dei grandi gruppi internazionali cui forniscono i propri prodotti.

Le medie imprese hanno accelerato (+47,0% sul 2019), rispetto al +6,9% delle medio-grandi e al ridimensionamento delle piccole (-11,1%), confermando la migliore dinamicità e flessibilità di questa classe dimensionale. 

Chi domina il mercato? Al primo posto nel 2022 c’è Salvatore Ferragamo (1,2 mld) che precede Tod's (1,0 mld, che ha chiuso invece il 2023 a 1,3 miliardi) e Lir-Geox (0,9 mld). Seguono Tecnica Group (561 mln) e Golden Goose (501 mln), quest'ultima prossima alla quotazione in Borsa.

La redditività della filiera produttiva della calzatura segna una dinamica crescente dal 7,1% di ebit margin del 2019, all'8,0% del 2021 e all'8,7% del 2022, dopo l'impatto dirompente della pandemia nel 2020 (1,4%). A livello dimensionale performano meglio le medie imprese (8,8%) rispetto alle grandi (8,7%) e soprattutto alle piccole (5,4%) che risultano quelle più in sofferenza, con margini ancora inferiori ai livelli pre-Covid.

I principali mercati di sbocco delle aziende italiane sono l'Europa, che accoglie quasi la metà delle vendite oltreconfine (45%), l'Asia trainata dalla Cina (30%) e le Americhe sostenute dagli Stati Uniti (25%).

Prodotti di qualità che per il 73% nascono nel Bel Paese, mentre il restante viene prodotto per il  22,0% nell’Europa peer lo più dell’Est, il 2,5% Africa, 1,8% Asia e 0,7% Americhe. Per le aziende dell'alta gamma, la concentrazione della produzione nazionale sale all'89%.

Di primo piano il ruolo del nostro Paese anche nella mappa esportativa globale, che vale 330 miliardi: l'Italia è il terzo esportatore mondiale a valore, con il 7,6% delle esportazioni complessive, preceduta dalla Cina (32,9%) e dal Vietnam (17,1%), e l'ottavo a volume. L'Italia è leader tra i produttori di calzature di alta gamma.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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