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Micam, intervista a Matteo Marzotto. "I giovani non basta scoprirli, devono lavorare. Formazione? Scuole di moda in ogni distretto, anche nel Fermano"

21 Settembre 2021

di Raffaele Vitali

MILANO/MONTEGRANARO – L’International Lab of Mittelmoda è un contenitore nato per attrarre e scoprire talenti di creatività ma anche di artigianalità, preziosi per tutte le filiere del Made in Italy e del fashion system italiano. “E questo – spiega il presidente Matteo Marzotto - nel senso più estensivo del termine (e quindi tessuti e materiali, abiti, maglieria, borse, scarpe, occhiali, accessori, pelletteria, gioielli…), nonché di professionalità importanti ed essenziali per la filiera produttiva”.

Matteo Marzotto, cosa l’ha portata al Micam?

“Mittelmoda, un premio che individua molto a monte, addirittura a livello di scuole di design e moda, i migliori talenti. Liberiamo il campo dal tema degli stilisti qui si parla di giovani appassionati, innamorati della moda che hanno un corso di studi che oggi possiamo selezionare. Lo facciamo da 27 anni con un contributo pubblico e di privati, tutto senza scopo di lucro”.

Confindustria Moda è la vostra casa?

“Per questo siamo qui, nel contenitore naturale del bello. Non possiamo e non dobbiamo permetterci contenitori dedicati. Dobbiamo essere al servizio dell’ecosistema, che per l’Italia è importante. Contesto la moltiplicazione dei progetti sui giovani. Serve un piano continuativo, sistematico. Si va troppo spesso a mode. Micam e Confindustria Moda invece sono il posto giusto. Qui c’è la ripartenza vera. È un errore guardare subito al 2019, non si può dimenticare quello che è stato. Una fiera in presenza, con poco meno di settecento espositori è positivo”.

Lei parla di giovani, ma poi trovano davvero spazio?

“Deve esserci sistema. Uno vince un premio, poi va pagato e garantito uno stage, anche a poco. Ma deve essere di 18 mesi per renderlo davvero interno all’azienda. Noi con Mittelmoda il prodotto lo cerchiamo, poi serve il forno, ovvero le aziende capaci di inserirlo sul mercato. Il sistema deve decidere che Mittelmoda è un contenitore che individua davvero un talento, che è un ragazzino e non un affermato stilista. Poi il fashion italiano, che ha componente di creatività e tanta artigianalità, deve imparare anche a far crescere specifici mestieri, che sono un po’ meno visibili. Ronaldo è uno, ma ci sono 10 milioni di giovani calciatori, 100mila di livello. La filiera non ha bisogno solo dello stilista di passerella, ma anche di chi sta in uno studio creativo”.

Il mondo della moda presto non avrà più figure in settori chiave, che fare?

“Servono modellisti e non solo, chi capisce dell’artigianato, ma tutti vorrebbero avere in mano il pennello. Le risorse umane sono fondamentali. Ma c’è poca sensibilità dei sistemi. Per questo Mittelmoda nel suo piccolo funziona. L‘Italia è l’ecosistema più forte del mondo ed è permeabile a chi contribuisce. Tra le settecento scuole che ruotano nel nostro mondo ci sono istituti con base in Italia che producono grandi professionisti e creerà figure operative”.

Questo non basta, è evidente. Quindi?

“Le associazioni devono puntare a creare istituti di livello con sedi nei grandi ex distretti. Il Fermano è un distretto calzaturiero, io lo so, tutti lo devono ricordare. Così come il biellese era di tessile elevato. I distretti, credo che avere delle scuole dove agganciare nuovi artigiani sia fondamentale. Scuola di prossimità che si può fare anche con supporti digitali. Un istituto in cui i giovani crescono sentendo parlare di chi è già nel sistema. Poi non è detto che costruire scuole funziona, ma almeno 15 in Italia, magari con un sistema coordinato, si devono avere. Una scuola se c’è spinge a contribuire i privati e gli imprenditori. Il distretto ha un contraltare, l’orticello. Non smetto di sperare, essere operatore professionale all’interno della filiera non è una vergogna, anzi”.

Forse bisogna parlare meglio anche con i giovani?

“vedete, loro servono a ogni brand, sono parte fondamentale della catena. C’è qualcosa che non mi quadra, non combaciano esigenze e realtà. Se c’è un mercato florido di operatori professionali, perché non si trovano. Il sistema deve migliorare”.

Marzotto, lei ci crede nel reshoring?

“Di certo sono certo che il mondo del fashion crescerà nei prossimi due anni. È evidente che la Cina ci ha messo tutti spalle al muro, piano piano stano controllando tutto, inclusa l’energia. Temo effetto inflattivo e dinamica sui prezzi. Ma sui prodotti estesi, di qualità, la filiera della moda ha opportunità molto forti anche a livello produttivo. Sul ritorno in Italia delle produzioni ho grossi dubbi per il tessile, non ho mai sentito qualcuno fare autocritica per aver investito nel far East”.

Tornando ai suoi giovani stilisti, soddisfatto?

“Ci hanno stupito, la giuria internazionale composta da oltre 15 Paesi diversi, ha svolto un lavoro complesso muovendosi tra scarpe, abiti, gioielli”.

Alla fine della sfilata, dentro il padiglione 1 del Micam, ecco i vincitori tra le 28 collezioni. Primo posto per ‘Innovazione’, con 10mila euro di premio offerto da confindustria Moda, a Kate Barton, Savannah College of Art & Design USA. Premio ‘Creatività e 5mila euro dalla camera della Moda a Elad Oshri, Accademia Italiana di Firenze. Poi, tanti altri premi speciali per il lab creato nel 1993, che ha sviluppato una rete internazionale di contatti con oltre 680 scuole di fashion design in 70 paesi, diventando così una possibilità concreta di scambio e confronto per la creatività internazionale che vuole interagire con le imprese del settore, facendo soprattutto leva sul bello e ben fatto, che caratterizza il Made in Italy.

@raffaelevitali

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