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Mente, corpo e la voglia di migliorare: capitan Urbinati si racconta. "Vorrei diventare il simbolo della Fermana"

5 Maggio 2021

di Raffaele Vitali

FERMO – Trentatré anni e un desiderio: diventare un simbolo della storia della Fermana. Ecco Gianluca Urbinati, per tutti ormai ‘capitan salvezza’.

Urbinati, che sensazioni restano dopo una stagione da capitano?

“Emozioni importanti. In questi sei anni avevo fatto il capitano a spezzoni. Quest’anno invece ho avuto la fascia con me quasi dall’inizio ed è diverso, si sente la responsabilità. Poi è arrivata anche la goduria finale con il gol salvezza nel derby. Che sa un po’ di favola e fiaba. La stagione diventa così indimenticabile”.

È stata la miglior stagione di Urbinati?

“Ogni anno metto qualcosa in più. E per me è un orgoglio. Anche a livello di numeri, che poi contano, sono stato più incisivo. Forse la migliore di tutta una carriera. A 33 anni posso dirlo: nel calcio mai dire mai”.

Cosa le permette di essere sempre in forma?

“Tecnologie e studi fanno sì che un giocatore si documenti e si informi, su quello che lo fa rendere al meglio. La cura del dettaglio, dopo i 30 anni, è fondamentale. Allenarsi bene, vita professionale fuori dal campo, curare il riposo post partita. Ogni cosa incide sula prestazione e sull’annata del giocatore. Su questo ho investito molto negli ultimi anni, ampliando la conoscenza del mio fisico”.

Alimentazione?

“Nulla di particolare. No sono maniacale e non sono un estremista. Ci vuole equilibrio, come nel calcio. Tutto un po’ è la ricetta. La professionalità poi è la differenza”:

Sei anni di Fermana, si vede ancora qui?

“Urbinati ha una caratteristica predominante: voglio essere protagonista positivo sempre, in ogni situazione. Ci metto la faccia, la personalità non mi manca ed è una delle mie qualità. Con tutto me stesso voglio essere protagonista qui. Sono in scadenza, ci incontreremo con la dirigenza, si vedrà il da farsi. E spero arrivi il rinnovo. Mi vedo ancora leader: sto meglio adesso che a 20 anni”.

Chi vorrebbe al suo fianco, un altro corridore o un piede buono?

“Domanda che torna spesso. Ho giocato con ogni tipologia di centrocampista. Bisogna allinearsi alle esigenze della squadra e del mister. Ognuno ha le sue idee, poi ci si adegua. L’importante è che io sia in campo (sorride, ndr)”.

Restando, potrebbe varcare il traguardo delle 200 presenze in gialloblù. Ci punta?

“Numeri importanti, dati che mi inorgogliscono. Mi sento parte della storia di questa società. Dopo sei anni è un obiettivo diventare un simbolo per questa squadra e Fermo. Nel corso di questi anni si è fatta la storia, ma mica è finita. Si può sempre aggiungere qualcosa”.

Si è in grado di reggere una stagione intera ai ritmi di Cornacchini?

“Un atleta in serie C deve poter reggere certi ritmi. Altrimenti ci sono categorie diverse se uno non è in grado di mantenere tutto al top. Magari per 38 giornate no, ma buona parte della stagione si deve fare. Come ha detto il mister, noi ci basiamo su intensità di ritmo, aggressività e cattiveria agonistica. Servono queste per stare nella Fermana”.

Potrebbe restare l’ultimo della serie D nel 2022, che effetto fa?

“Sarebbe un onore e un onere. Porterei con me il rispetto di ogni gruppo. Lo spirito d’insieme è sempre stato il nostro punto di forza. Se cambierà tutto, avremo certezze in meno perché non avere più il nucleo toglie quell’intesa che vive in uno sguardo. Ma ricostruire uno spogliatoio è stimolante”.

La squadra e il giocatore più forti affrontati quest’anno?

“Non pensavo che il Perugia vincesse il campionato. Al Recchioni potevamo vincere noi con merito. Vedendo il Padova ero rimasto impressionato. Però questo dimostra ancora di più la forza mentale del Perugia, che ci ha creduto fino al 95’ dell’ultima partita. Un campionato difficilissimo, deciso nell’ultima giornata a riprova del valore del nostro girone. Questo avvalora la nostra salvezza e il nostro percorso. Se poi penso al giocatore dico il capitano del Padova, Ronaldo, abbina qualità e temperamento, ha tutto e non so perché sia in serie C”.

Urbinati, le vacanze iniziano molto presto. E ora? Padel o letture?

“Son un buon giocatore di Padel e beach volley, quindi mi vedrete in azione. Ma ho davvero bisogno di staccare. È stata un’annata vissuta a intensità pazzesca tra Covid e problematiche. Inizio con tensioni e pressioni, cambio di mister e tanto impegno per riemergere. Quindi energie psicofisiche consumate. Siamo arrivati alla fine quasi a terra, ora ricarichiamo le pile per la prossima stagione”.

@raffaelevitali

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