di Raffaele Vitali
MONTEGRANARO – Tutto pronto, domani si aprono le porte del Pitti Uomo di Firenze, il salone più fashion dedicato al menswear, dalla scarpa al cappello passando per cravatte, abiti e accessori. Tra i protagonisti c’è Giampietro Melchiorri, titolare con il fratello del calzaturificio Gal.Men di Montegranaro, Primabase e Alexander Hotto sono i due marchi interni.
“Il Pitti? Si va con speranza anche se le condizioni geopolitiche non sono migliorate, anzi peggiorate. Non si parte con il sorriso, ma con grinta e voglia di fare bene. Abbiamo dei campionari bellissimi e ampie collezioni. Il problema dei mercati c’è, quando il mondo è in guerra si perde ogni riferimento”.
Melchiorri, in questa fase di crisi lei però sta investendo in nuove licenze. Come mai?
“Abbiamo fatto delle valutazioni e abbiamo raggiunto l’accordo con chi rafforza la nostra azienda sotto ogni punto di vista”.
Avete scelto Aldo Bruè, storico marchio di Monte San Pietrangeli. Cosa vi ha convinto?
“Proprio perché è un brand storico e non volevamo che se ne andasse dal territorio. Operazione simile a quella che ci ha legato a Rocco P, un altro nome di riferimento per la scarpa maschile, come lo è il nostro Alexander Hotto”.
È stata una trattativa complessa?
“In realtà ci siamo trovati subito bene con Grassi, l’accordo sulla licenza è stato rapido”.
La licenza è una forma di aggregazione, parola spesso abusata?
“I due uffici stile si legano, c’è confronto. La produzione e la vendita vengono pianificate insieme. Lo showroom di Bruè a Milano, in questo caso, si avvicina al nostro. Questo permette anche una connessione tra le due clientele, è un reciproco arricchimento”.
Razionalizzare i mercati è fondamentale in questo periodo ?
“Non ci si può più permettere l’avventura. Bruè, ad esempio, è molto forte in Medio Oriente e nell’ex CSI, noi siamo solidi in Europa e in Italia. Capite che questo porta a una collaborazione tra agenti, si muovono campionari insieme”.
Scelta giusta?
“Quando sento parlare di fusioni, sono convinto che chi lo fa non conosca il nostro mondo, le sue peculiarità. Questa non è una fusione, ma è una vera rete che coinvolge ogni asset di due aziende. E così lo facciamo per Rocco P e Pal Zileri. Con le licenze i marchi restano, come le produzioni, in Italia, in questo caso nelle nostre Marche”.
Altri progetti in vista?
“Al Pitti debutterà la prima collezione di AtPCo, sneakers e non solo. Una prima linea per la PE2026 che riempirà i saloni della fortezza di Firenze e che abbiamo creato insieme”.
Come vi ha scelto un marchio che con le Marche non aveva legami?
“Conoscenza comuni, serietà, buone relazioni. Ci siamo conosciuti e ci siamo trovati”.
Melchiorri, ultima domanda. Cosa rendere una licenza forte?
“La compatibilità del prodotto è fondamentale: produzione, target price, storia, tutto deve combaciare per evitare errori che poi si pagano a livello aziendale. E, ricordo, ogni imprenditore lavora anzitutto per garantire i suoi dipendenti. Siamo un pezzo del welfare territoriale”.