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Mauro Ferranti, il collante della politica fermana. "Candidato di tutti: vivrò la Provincia, non starò in provincia"

17 Novembre 2021

di Raffaele Vitali

MONTAPPONE – Dentro l’Anci si occupa di Urbanistica, per cinque anni ha fatto parte del direttivo dell’ex presidente Mangialardi, nel suo comune sarà in carica fino al 2024, geometra libero professionista esperto di topografia. Ecco chi è Mauro Ferranti, attuale sindaco di Montappone. E non solo.   

Ferranti, da Montappone a candidato presidente della Provincia di Fermo. Una sorpresa?

“In parte sì, non me lo aspettavo”.

E ora?

“Sono felicemente preoccupato”.

Un paciere, ci credeva?

“Tra i sindaci ci conosciamo tutti. Conoscono la mia indole e il mio carattere. Però non pensavo che alla fine sarei stato io il candidato. Non speravo nel mio nome, ma nel progetto che stavamo portando avanti”.

Quindi una vittoria dei piccoli, anche se è cambiato il cavallo scelto all’inizio, ovvero Rotoni?

“Vedere tutte le forze politiche al tavolo che chiamano e dicono ‘sei la figura che coalizza tutto’ mi ha gratificato. Considerando che parto da un comune di 1700 abitanti, sono davvero soddisfatto. Il territorio sappiamo che non è fatto solo dei piccoli, ma nel sistema sono quelli che solitamente sono nell’angolo”.

Ferranti, lei è un vero civico?

“Ricordo il mio primo impegno, era l’inizio dell’era berlusconiana. Per me che lavoravo, spesso all’estero, non era una priorità, ma ricordo i primi tesserati di Forza Italia che mi vennero a cercare. Iniziai a frequentare le riunioni, era una politica molto territoriale. Eravamo un bel gruppo di giovani, con tanta voglia. Poi nel tempo mi sono allontanato, perché stavo perdendo fiducia nella politica. Mi è venuto meno il riferimento, il dire ‘ma che bella persona, la seguirei’. C’era troppo sporco. E con me tanti giovani si disimpegnarono”.

E dopo Berlusconi?

“Nel 2009 una nuova chiamata da un gruppo di amici di Montappone. Prima esperienza da assessore e il ritorno della passione. Ho sperimentato l’azione concreta, quella che ogni giorno ti comporta scelte importanti, come il dover chiudere ieri l’asilo nido e la materna per dei casi di Covid. C’è sempre qualcosa che può richiedere l’intervento del sindaco. Peccato che da due anni non si programma, ma si lavora in emergenza”.

Programmazione, ecco la Provincia. Pronto a gestire rifiuti, strade, scuole e urbanistica?

“Se dicessi sì forse non sarei sincero. Ecco il mio ‘felicemente preoccupato’. Temi caldi e importanti, con il Pnrr che impatterà e darà a questo Ente di nuovo risorse. Per cui sono pronto ad affrontare la situazione, la capacità dipende anche dalla squadra, dalle persone che avrò a fianco, uffici inclusi. Il presidente non è quello che decide tutto, è la figura di raccordo e messa a punto di idee e progetti che emergono all’interno di un consiglio ben amalgamato”.

Però alla fine, per come è fatta, conta solo il presidente.

“Questo è un dato, però l’idea mia è che tutti si devono sentire coinvolti nel progetto della Provincia. altrimenti meglio rimanere a casa”.

Ma non ha avuto alcun dubbio a dire sì?

“Prima ho risposto ‘se ero su scherzi a parte’. Poi ho capito che davvero dall’altra parte della cornetta c’erano tutti i referenti delle forze politiche. E quindi, la spinta era forte. Ci ho pensato tutta la notte, ma il sì è venuto naturale, proprio perché dava concretezza al progetto su cui, noi piccoli, lavoravamo da mesi”.

Come sarà la sua Provincia?

“So come sarò io: uno che vive la Provincia, non che sta in Provincia. Capire i bisogni di ogni parte del territorio è il primo aspetto. Per cui, se uno mi chiede ora il programma, rispondo che prima bisogna verificare le esigenze dei 40 comuni. E quindi li visiterò uno per uno e con ogni sindaco parlerò e creerò una scheda, valutando le criticità e le potenzialità. Può sembrare didattico, ma è la base per non sbagliare le azioni. Varrà per i piccoli, ma così per Fermo, che ha nel suo comune quasi tutte le scuole”.

Vorrebbe avere sindaci al suo fianco o non cambia alla fine?

“Nel nostro progetto, come piccoli, avevamo detto di candidare tutti primi cittadini. È un sogno, capisco che l’incombenza della Provincia, se uno la prende seriamente, sarebbe pesante. Non era però solo una provocazione quella dei dieci sindaci, sono certo che si lavorerebbe capendosi al volo”.

Cosa può dare in più o di diverso rispetto a Moira Canigola?

“La presidente ha tutto il mio rispetto. Il lavoro che lei ha fatto è enorme. Una figura disponibile che si è caricata durante la pandemia anche una delle gestioni più complesse. Non facile dire cosa posso dare di più. quello che probabilmente farò di diverso è andare di persona in ogni comune, questo magari mi distinguerà. Ma è una quesitone di metodo, non valoriale. Da lei posso solo imparare, è una gran bella persona. Poi ci sono le critiche, quelle che prenderò anche io. Ma noi sindaci lo sappiamo che va così”.

Lista unica? Fratelli d’Italia ha detto che non starà nella stessa del Pd. Prime frizioni o logica politica?

“Non sono un politico, le dinamiche che emergono attorno alla mia scelta le sanno spiegare meglio i segretari. Non acceleriamo tutti ora, in settimana convocherò una riunione con ogni parte interessata e metteremo a fuoco anche questa situazione, per capire se la distanza è colmabile o resta il gap tra tutti i partiti e Fratelli d’Italia”.

Con Marco Rotoni, che era il vostro candidato, vi siete parlati?

“E’ stato lui la chiave, perché stando nel gruppo dei piccoli ha capito che io avrei unito. È un sindaco con grandi intuizioni, io non avrei mai pensato di essere un collante”.

Massucci, Ortenzi, Calcinaro ed esce Ferranti. È proprio vero che chi entra nel concistoro già Papa esce cardinale?

Sorride. “C’è sempre il primo e il secondo nome che vengono bruciati. È un modus operandi ormai affermato. Mi preoccuperei sempre se uscissi per primo come nome”.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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