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L'urlo degli imprenditori fermani: "Acquaroli, non fare scelte che puzzano di vecchio"

10 Ottobre 2020

di Francesca Pasquali

FERMO - «Scelte che puzzano di vecchio». Bollano così, gli imprenditori fermani, le «voci di corridoio» sulla spartizione degli assessorati regionali. Remano tutti nello stesso verso Confindustria, Cna e Confartigianato. Uniti, oggi più che mai, nel dire che la provincia più piccola e laboriosa merita di più di quello che Francesco Acquaroli vorrebbe dargli.

Ma le cose, almeno stando ai rumors, sembrerebbero destinate ad andare diversamente. Dopodomani, il presidente della Regione proverà a trovare la quadra al cerchio.

«Le ipotesi che si stanno facendo le ascolto da settimane. Se fossero confermate, significherebbe che quel cambiamento che si sta tanto decantando non c’è, già dall’inizio, e che si sono ascoltate le logiche di partito. Le spartizioni, forse addirittura preelettoriali, puzzano di vecchio». È carico il presidente di Confindustria Centro Adriatico, Giampietro Melchiorri.

«Quando si nomina Fermo – prosegue – diventa tutto più difficile, ma ricordo ad Acquaroli e ai suoi che nel Fermano risiede il settore primario di tutte le Marche, che pesa a doppia cifra nel Pil regionale». E un assessore alle attività produttive che parli fermano, con l’allettante sirena del Recovery fund alla porta, varrebbe oro. Ma la strada è tutta in salita. Del resto, fino a pochi giorni fa, la rappresentanza fermana in giunta era data a zero.

Nelle ultime ore, ha cominciato a circolare il nome di Daniela Tisi, in quota Lega, dopo un passaggio romano nel Movimento 5 Stelle. La meno votata del Carroccio sembrerebbe il nome in grado di sciogliere il rebus con cui Acquaroli è alle prese ormai da tre settimane. «I 24mila occupati del calzaturiero li fa la cultura?», sparano a zero gli industriali.

Di mostre e musei non vogliono sentire parlare. Vogliono l’assessore alle attività produttive, loro. O – il piano b – un funzionario che rappresenti in territorio.  Che almeno uno dei tre consiglieri eletti non avesse velleità da assessore è cosa nota. Era stato proprio il votatissimo Andrea Putzu a dire che, tre consiglieri in maggioranza, per il Fermano, era già un ottimo risultato.

L’assessore è assessore di tutta la regione, il consigliere solo della provincia che l’ha eletto, il ragionamento. «Un’uscita molto infelice, penso neanche approvata e condivisa dal partito», la liquida Melchiorri. «Veniamo – dice – dal territorio che qualcuno prova a emarginare, per questo siamo in grado di non emarginare nessuno». «Non ci servono i contentini. Mi sono stancato di chiedere l’elemosina. Chiediamo che ci venga dato quello che ci meritiamo, visto che questo territorio, a questa maggioranza, ha già dato molto», prosegue.

 Rincara la dose Paolo Silenzi. «Il programma elettorale del centrodestra ha sposato in pieno le criticità del distretto Fermano-Maceratese, le due province da cui ha avuto più voti. Vogliamo che venga data continuità al percorso dell’area di crisi complessa», dice il presidente della Cna. Poi, se proprio assessore non dovrà essere, che almeno il Fermano abbia un funzionario, «una persona del territorio con poteri di esercitare rappresentanza».

Chiude Lorenzo Totò di Confartigianato. «Vogliamo un nostro riconoscimento per quello che abbiamo fatto. Siamo stanchi – spiega – di dover fare sempre da soli. Per la situazione in cui ci troviamo, è fondamentale avere un dialogo aperto con la Regione». 

Nei giorni scorsi aveva protestato anche il mondo del cappello con il numero uno di TessilVari, Paolo Marzialetti.

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