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Longhi e Frontoni: "Non dobbiamo avere paura dell'intelligenza artificiale: è l'uomo che la alimenta". E fa tante cose buone

10 Maggio 2023

ROMA - Il Cnel, Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro, ha aperto le porte al mondo dell’Intelligenza artificiale. E ha chiamato due big marchigiani: l’ex rettore della Politecnica oggi professore di Automatica, Sauro Longhi, e il fermano docente all’Università di Macerata Emanuele Frontoni.

Un tavolo tecnico e al contempo divulgativo, insieme con altri esperti per comprendere i pro e contro di un mondo che sta evolvendo, che ci spaventa ma che, come ricordano gli esperti, “dipende sempre dall’uomo”.

Longhi ha iniziato strappando un sorriso: “Si è iniziato a parlare di Ai quando sono nato io. E siccome non sono tropo anziano parto da Weiner e la cibernetica, con le macchine che si avvicinavano agli organismi provocando lee prime preoccupazioni nell’uomo. Erano gli anni ’60. Nel 2023 siamo di nuovo qui a riflettere sull’impatto”.

Un dato da non dimenticare è che l’intelligenza artificiale è informazione, quindi qualcosa che si può lavorare e poi condividere. Da qui si è partiti nel 1988, proprio da Ancona con un’assemblea internazionale. “La preoccupazione di oggi è legata al fatto che le potenze di calcolo sono ‘impensabili’. E aumenteranno, perché crescono i dati che sappiamo codificare. Basti pensare ai 350milioni di foto caricate ogni giorno su Facebook o le 400 ore di video ogni minuto su YouTube”. Più è complesso il calcolo, più ci sono dati per addestrare il modello, quindi l’intelligenza artificiale.

Ma le macchine, ribadisce Longhi, “sono addestrate per fare certe cose, sono un modello matematico. A un input corrisponde un output. Non è un sistema predittivo che anticipa il futuro, è tutto deterministico. Quindi il concetto di ragionamento e della creatività tipico dell’essere umano, un modello matematico per quanto complesso non riuscirà mai a eguagliarlo. Ci sarà sempre un pezzo che manca”.

Negli ultimi anni sono aumentate le capacità di riconoscere e comprendere il linguaggio rispetto a un operatore umano medio. Le capacità di traduzione testi ne sono un esempio: “Riproducono risultati accettabili, qualità bassa ma in tempo breve. Abbiamo questi risultati grazie a strumenti di calcolo strepitosi. Negli ultimi otto anni, per esempio, la capacità di creare immagini false è evoluta, ma è sempre basata su indicazioni che noi diamo”.

Quello che il sistema deve capire è che ci sono potenziali posti di lavoro, tutt’ora non usati, il Paese che ci crede di più è Singapore. “Quello che dobbiamo capire è che gli strumenti vanno regolamentati, servono norme per far sì che allo sviluppa segua una crescita economica collettiva, per esempio. Non dobbiamo chiudere la posta al futuro, abbiamo intelligenza, coscienza e scienza per governare la transizione. I modelli evolvono, ma siamo noi a dirgli come” conclude Longhi prima di passare la parola a Frontoni.

Che ha un compito più brillante, quello di far vedere come l’intelligenza artificiale stia positivamente impattando sulla vita dell’uomo. La prima immagine è quella di un drone che si muove su un terreno. Cosa fa? Calcola quanta acqua dare, punto per punto, alle piante”. Ci sono poi e macchie della moda, “che creano una cooperazione tra algoritmo e uomo”.

Un altro caso interessante è quello relativo a un progetto europeo che raccoglie le vibrazioni delle auto, unendole ai segnali del Gps. “Passiamo tutti nella stessa strada, raccogliendo e mappando i dati creiamo mappe di manutenzione stradale. Dati di proprietà dubbia, generati da utenti e raccolti da qualcuno, questo va normato al meglio. Ma le mappe poi ci danno le priorità di intervento”.

Intelligenza artificiale e tecnologia protagoniste in ogni settore, anche nella moda con un sistema che ad esempio riesce a far interagire 80mla immagini caricate da Instagram per trovare l’abbinamento di vestiario giusto.

Ultimi tre casi ‘sanitari’. Il primo è un progetto di deep learning con algoritmi studiati peer monitorare il neonato per cogliere alcuni difetti cerebrali e intervenire quando ancora bastano semplici farmaci per stimolare la parte rimasta indietro. La macchina monitora, poi c’è sempre l’osservazione dell’uomo che definisce la strategia”. E così per l’autismo, con uno studio che ha visto lo stesso Frontoni impegnato che attraverso una serie di algoritmi studia il contatto visivo dell’autistico senza dover inserire occhiali.

“L’ultimo esempio è quello di ‘voice for purpose’, ovvero il sonare la propria voce che poi viene riutilizzata per ricreare le voci peer i malati di Sla. Nuove voci peer i sintetizzatori, così che se un malato che parla solo con la macchina possa essere riconosciuto dagli amici e familiari che chiama, rispetto alla normale voce robotica”. Un mondo complesso, affascinante, legato all’uomo, anche nella gestione dei dati su cui il sistema, anche durante il confronto al Cnel, ha iniziato a confrontarsi.

Raffaele Vitali

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