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L'incredibile attualità di 'Indovina chi viene a cena'. Bocci conquista il teatro dell'Aquila e porta il sorriso in carcere

20 Dicembre 2025

di Raffaele Vitali

FERMO – Ottanta minuti brillanti, senza pause e, chiaramente, senza sorprese, a meno che lo spettatore non sia uno dei pochi al mondo a non aver visto in tv il film da cui è tratto il riadattamento teatrale di ‘Indovina chi viene a cena’.

Non bisogna aspettarsi Katharine Hepburn e Spencer Tracy, ma Cesare Bocci non sfigura e la Belvedere, seppur un po’ troppo giovane per la parte, è dinamica e convincente soprattutto nei momenti più seri. Per Bocci, la consacrazione arriva durante il monologo finale, lunghi minuti di parole che improvvisamente fanno dimenticare le differenze. Quelle artistiche, non certo quelle fisiche che sono il filo conduttore dell’opera.

Pensare che la storia ha 60 anni rende tutto più incredibile, perché l’attualità è reale e la regia di Ferro, che non ha cercato di cambiare un testo sacro, è brillante e dinamica. Non ci sono chiusure di sipario per cambi di scenografia, il palco è sempre lo stesso, ma luci e gradini permettono di muoversi tra le diverse stanze, danno ritmo e permettono a ogni attore di prendersi la vetrina.

Non facile giudicare John Prentice, alias Federico Lima Roque nel ruolo di Sidney Poitier, perché il paragone è impietose per chiunque. Ma se uno riesce ad abituare l’orecchio alla voce diversa, nel film era molto calda, ci si rende conto che la prova è superata.

Tornando al messaggio, lo spettacolo teatrale ne lascia tanti sul tavolo e conferma il ruolo delel donne, anche quando la società le chiedeva di stare un passo indietro all’uomo ma comunque incidevano. Battute in serie che fanno dimenticare il politically correct e che fanno riflettere su quanto il film fosse stato ‘avanti’ nel suo contenuto. Dal semplice ‘oggi è di umore nero’ al ‘un nero è fortunato, non si vede se arrossisce’, è un continuo di frasi che fanno ridere il pubblico di un teatro dell’Aquila che regala agli attori il solito colpo d’occhio emozionante.

“Che meraviglia. A noi – commenta a fine spettacolo dal palco Cesare Bocci – ci piace tanto la cultura. Sono orgoglioso di essere italiano e in una serata come questa lo sono doppiamente da marchigiano”. Bocci, infatti, è originario di Camerino, e quando può torna nelle sue Marche a cui regala non solo il talento sul palco, ma anche l’impegno civile. Come all’interno del carcere di Fermo, dove insieme con Vittoria Belvedere, nei panni della Hepburn, ha portato un sorriso a chi a teatro non ci può al momento entrare.

Coerenza anche con lo spettacolo, che nasce per abbattere barriere, ridurre differenze, dimostrare che, come ricorda lo stesso Bocci in un passaggio, “il razzismo è il delitto più abominevole”. Lo spettacolo si chiude con gli attorni che ballano, tra un inchino e l’altro, felici di avere in 80 minuti permesso a chi è entrato a teatro di uscire più leggero, ma anche consapevole di un mondo che c’era, quello dei neri e bianchi ancora non uguali, e che è meglio ricordare per evitare che il nero ritorni a essere un problema e non una meravigliosa differenza.

Bocci, Belvedere e company tornano sul palco stasera alle 21 e domani alle 17, un’occasione da non perdere per vivere il Natale col sorriso di chi sa di stare dalla parte giusta.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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