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L'imprenditrice Di Battista: "Vi spiego perché Tipicità funziona. Ma va usata bene"

12 Febbraio 2020

di Raffaele VItali

MILANO/FERMO – Si sono spenti i riflettori della grande Milano su Tipicità, almeno per ora. Perché presentarla nell’opulento nord? La risposta arriva nel tardo pomeriggio, quando si aprono le porte della sede dell’Anci Lombardia, la casa dei comuni, per un pomeriggio più utile della mattina alla Bit

Alberto Monachesi e Angelo Serri, che hanno affidato il microfono alle mani esperte di Marco Ardemagni di Radio2, stupiscono e organizzano una sala senza sedie, circondata da tavoli imbanditi in cui troneggiano gli alunni dell’alberghiero del Polo Urbani. La presentazione diventa un vernissage o meglio un aperitivo di matching.

Mentre parlano i protagonisti, passeggiando tra un finger food dello chef Girolami di Offida, un bicchiere di vino e un cocktail con il gin di Porto San Giorgio, imprenditori e politici dialogano tra di loro. E non della Juve e del vento caldo, ma di affari, di idee, di progetti avviati o da potenziare.

“Questo è il senso di Tipicità” spiega Stefania Di Battista, imprenditrice che con il cartone realizza di tutto. Per farsi capire meglio, Di Battista, socia anche del cioccolato Atalia insieme ad altri imprenditori fermani, aggiunge: “Non è il Festival che ti dà i clienti. Se questo è il motivo per cui uno si approccia, potrebbe restare delusa. Tipicità apre la porta, innanzitutto a una crescita personale, poi all’azione. Bisogna però capire dove uno può agire, saper interagire, cavalcare le relazioni umane”. Tradotto, “non son qui per chiudere già un ordine, ma per fare matching, per ampliare i contatti. E vi assicuro che in questi anni di partecipazione i risultati imprenditoriali sono più che positivi”.

Certo, è necessario investire, come fa lo chef Girolami (Blob Caffè), che ha presentato cinque finger food con prodotti rigorosamente made in Marche: cannolo di caprino con polvere di porcini e tartufo pregiato, crema di patate con spuma di zucca e liquerizia, porchetta con pane liquido e arancia, piazza al formaggio e ciauscolo scottato e riduzione di gamberi rosa dell’Adriatico unito dall’anice di Castignano, crema di ceci, calamari e tartarre di tenera ascolana. O come i ragazzi del Gin Garby, che hanno raccontato la loro creatura in ogni bicchiere messo in mano agli ospiti. Tanto poi per tornare c’erano i pulmini di NeroServizi di Enrico Gismondi, uno che ha saputo trasformare ogni nuova conoscenza in servizi da offrire e quindi business.

“Il mercato si può aprire in tanti modi. La capacità di ogni imprenditore deve poi emergere. Lo ribadisco, momenti come questo sono funzionali. Tipicità poi a marzo (7-9) ne offre tre di giornate che oggi abbiamo racchiuso in due ore” conclude Stefania Di Battista circondata da sindaci, assessori, imprenditori marchigiani e volti meno noti, quella Milano che in un attimo viene presa sottobraccio e portata dentro i profumi e la manifattura delle Marche.

@raffaelevitali

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