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Ligabue e Pende, la grande mostra di Natale a Fermo. Sgarbi: "Due pittori di livello assoluto" (videointervista e foto)

5 Dicembre 2023

di Raffaele Vitali

FERMO – “Teatro pieno per la cultura della nostra città, per la competenza e passione di Sgarbi”. Che è di nuovo qui, un anno dopo. “E vi assicuro che non è facile combattere contro  colossi, altre grandi città e grandi mostre. Ma insieme ci riusciamo, con Maggioli, con l’assessora Lanzidei, questa è la strada giusta, sapere che ogni anno a Fermo troveranno una mostra di portata nazionale, capace di stupire” introduce il sindaco Paolo Calcinaro.

Prima di entrare nel gioiello cittadino, Sgarbi in solitaria ha visitato la mostra, 80 opere, che ha fortemente voluto e poi si è immerso tra i libri storici della sala del mappamondo. “E’ così bella, vorrei riprodurla nella mia casa” ha ribadito a sindaco e prefetto che lo hanno accompagnato nel suo tour. Come sempre affascinato dal Rubens, ha mostrato un lato inaspettatamente umano quando si è fermato in una bancarella del mercatino di Natale a parlare con uno dei venditori, un pakistano a pochi mesi dalla conquista della cittadinanza italiana che vende sciarpe. Le ha provate, osservate e alla fine ne ha comprata una. “Per me è un onore, la seguo sempre in tv”. E Sgarbi, dopo un abbraccio e tante domande, lo ha invitato alla presentazione.

Il teatro a Fermo si riempie per la prosa, per la lirica e per ascoltare la lectio di Sgarbi, “che ha sposato i nostri progetti” riprende Calcinaro, e poter poi visitare la mostra. “Un orgoglio poter ospitare due mostre in una. Avere qui il sottosegretario con il co-curatore Marzio Dall’Acqua è sempre un onore. La nostra provincia, come la regione, è uno scrigno di tesori d’arte. E iniziative come queste fanno emergere figure e stimolano confronto. Grazie sottosegretario per aver scelto Fermo” il saluto del prefetto Michele Rocchegiani.

Micol Lanzidei, di blu vestita, parte al ‘bentornato’ a Sgarbi: “Noi vogliamo far brillare il faro acceso sull’arte contemporanea. Il titolo scelto di una mostra che unisce due diversità artistiche come Ligabue e Pende è ‘Il tempo delle mostre’”. E sulla parola tempo l’assessora si sofferma: “Il tempo va inteso come i segmenti della vita e che dovremmo dedicare di più alle cose belle, ma è quello della storia che parte dalla preistoria e arriva ai giorni nostri. È questa una ricchezza della nostra città e noi la usiamo anche per destagionalizzare il turismo, per attrarre”.

Si è scelto così di parlare di due uomini che raccontano i loro mondi, la loro interiorità, il loro rapporto con la natura. “Pende torna nella sua Fermo, un genio autentico. Un colto atleta dalla sensibilità poetica enorme che h scelto di nascondersi dal mercato dell’arte, senza mai rinunciare al cultura della produzione artistica. Pende è stato un poeta autentico del suo mondo, che non tutti riuscivano a vedere”.

PENDE

Alessandro Malaspina, ex insegnante del Preziotti, presenta Giuseppe Pende. Lui che ne è stato allievo per tre anni e poi collega a scuola. “Un professore del disegno dal vero, con un metodo inimitabile di insegnare. Tutti i suoi allievi, oggi scenografi, artisti, insegnanti, gli siamo debitori. Era sempre lì, in mezzo agli alunni per indicare il modo giusto di fare, per apportare migliorie. Il gessetto bianco nelle sue mani diventava uno strumento formidabile peer volti, figure in contesti prospettici, animali e oggetti. Era una festa per gli occhi che coglievano l’aspetto materico. Aveva una abilità che lasciava attoniti e senza parole. Sono stato fortunato ad averlo visto all’opera”.

Un artista che ascoltava musica classica, da dischi graffiati in un giradischi modesto. “Amava trasmettere generosamente la sua arte. Si schierava sempre a favore dei più deboli, quando veniva  conoscenza di una ingiustizia opponeva una fiera e appassionata difesa dei soggetti offesi”. Una figura circondata da affetto, ricorda il responsabile del Gruppo Maggioli.

LIGABUE

Marzio Dall’Acqua è chiamato aa raccontare Antonio Ligabue. “Ha sofferto drammi e dolori, ma quelli comuni tanto che un critico lo definì un ‘uomo meraviglioso come tutti noi’. Era un uomo con una inquietudine e soddisfazione interiore, segnata dal desiderio di realizzarsi. Si isolava nel bosco e creava, trasformando l’inquietudine in arte. E lo vedremo nella mostra, un personaggio tra il lucido e il fole, inteso come quello che si inventa un mondo. Ricordiamo che l’intelligenza del pittore non è quella della parola, è dell’occhio, del vedere e delle forme. I modelli di Ligabue no vengono da lettura o dalle illustrazioni, ma dal cinema, quello degli anni ’30, del neorealismo, la lotta contro gli animali e i selvaggi. Ricordate – conclude il curatore - che per lui gli insetti son la vita, esseri positivi. Se dal teschio escono le larve è simbolo di una nuova vita”.

SGARBI

“Pende si è sempre tenuto lontano dalle mostre, dal mercato, una totale assenza di vanità connessa però a una totale consapevolezza del proprio merito. Non aveva bisogno di affermazioni, lui viveva intendendo la pittura come prolungamento del pensiero necessità di testimoniare il proprio rapporto con Dio”.

Lo racconta lo stesso Pende, citato da Sgarbi: ‘Le mie energie le ho spese per dare il più possibile ai miei allievi’. “Per Pende – riprende il critico – un esercizio spirituale”. La connessione con Ligabue è invece nell’opposto nella ricerca della gloria di Ligabue, in un 900 in cui altri emergevano. Una vita tormentata, come quella di Leopardi. Non c’è relazione tra loro, ma una vita che chiama attenzione all’opera”.

Un anno fa a Fermo, parlando con Calcinaro e alcuni amici, è nata l’idea, dopo la mostra sui ‘pittori della realtà’, trovando spunti anche nella vita di Giovanna Bemporad, una poetessa sepolta a Fermo che ha tradotto Odissea ed Eneide in modo impareggiabile. Una figura ben più importante di quel che si sa, come Pende.

“Ho pensato che in questa città, essendo quasi assente la pittura del 900, continuare a mostrare opere con una componente popolare, caratteristica che fa amare Ligabue, e avanguardie che portano contraddizioni, tipiche della Biennale di Venezia, potesse essere utile. C’è provocazione anche nella vita disperata di Ligabue, ma c’è qualcosa che lo rende vicino. Abbiamo scelto di esporre a Fermo una ‘contro arte contemporanea’. Lo abbiamo fatto una anno fa, lo bissiamo oggi con Ligabue che è amato dal popolo, grazie ai film che raccontano la sua disperazione e il rapporto con il fiume, con l’alluvione del Po, ma che è inviso alla critica. I miei colleghi non sanno dove posizionarlo, non ha una gabbia. Questo lo rende glorioso e autentico, rappresenta un’arte non costruita, ma profonda e ricca di interiorità. Pur essendo ignorato dall’Argan, che cita tanti mediocri artisti oltre ai grandi, merita ogni attenzione” prosegue Sgarbi nella sua lectio dal palco di fronte aune atro attento e gremito.

È la natura  unire Ligabue e Pende, entrambi ne trovano un riferimento. È il luogo dove Dio c’è. In senso metafisico per Pende (la nipote Silvia Cisbani ha dato un grande contributo, ndr) che lo vive come se l’avesse dentro, puntando sul particolare, sul piccolo che si collega al maestoso. Lui ha voluto restare sconosciuto e in quella serata in cui si parlava della poetessa, di farla uscire, abbiamo pensato al rumore che avrebbe creato un pittore così conosciuto vicino a uno così sofisticato”.

Ligabue trainerà Pende, ma al contempo Pende permetterà di conoscere aspetti di Ligabue trascurati nel tempo in cui si è fermati più al fenomeno pittoresco più che pittorico. “Ligabue ha tanto da dire, è l’altro da Morandi. Come Pende è il pittore della realtà onirica, non per forza marchigiano ma nella sua dimensione essenziale. Due pittori di livello assoluto” conclude Sgarbi mandano un messaggio chiaro agli appassionati: a Fermo c’è la mostra da non perdere a Natale, sapendo che è aperta fino al 5 maggio.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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