d.i Francesca Pasquali
MONTE URANO - È il giorno del dolore a Monte Urano. Dell'addio a Giuseppe Lenoci, il sedicenne morto lunedì mattina in un incidente stradale a Serra de' Conti, mentre faceva uno stage. Gremita la chiesa di San Michele Arcangelo.
Gli amici del paese i primi ad arrivare. E i compagni del calcio. Lo strazio di mamma Francesca rompe il silenzio all'arrivo della bara. «Mi hanno tolto un figlio. Era un grande. Non ce la faccio ad andare avanti senza di te», grida stringendo il legno bianco.
«In questo momento ci sentiamo tutti smarriti. Non sappiamo darci una spiegazione. Giuseppe sognava un lavoro che era il suo sogno. Si stava preparando con tanto amore e passione. Un incidente ha interrotto il suo sogno, ma il suo sogno va avanti», dice don Luigi Mancini durante l'omelia della messa celebrata insieme a padre Sante Pessot, direttore degli Artigianelli.
Ci sono le autorità a salutare per l'ultima volta Giuseppe. La prefetta Vincenza Filippi, la questora Rosa Romano e il comandante provinciale dei carabinieri Gino Domenico Troiani. «In queste tristi circostanze è difficile trovare le parole. Nel massimo dolore solo il silenzio riesce a esprimere massimo cordoglio e vicinanza», dice la sindaca Moira Canigola.
Che Giuseppe non l'ha mai conosciuto, ma che è sicura fosse «un bravo ragazzo che stava formando la sua vita per esercitare un mestiere di quelli importanti, dove il saper fare va a braccetto col saper pensare». «Tutti abbiamo bisogno di risposte – prosegue –, ma non è questo il momento di cercarle. Ogni cosa avrà il suo tempo. Questo è il momento del dolore, del silenzio come una carezza, dell'abbraccio come un sostegno».
Presente anche la sindaca di Serra de' Conti, dove s'è interrotta la vita del giovane. «Siamo consapevoli che state vivendo momenti dolorosissimi. Questa disgrazia ha cambiato anche noi. Non passeremo più su quella strada senza rivolgere un pensiero a quella giovane vita. Giuseppe è diventato figlio anche della nostra comunità», le parole di Letizia Perticaroli.
Poi, rivolta ai famigliari del ragazzo: «Giuseppe continuerà a stringervi, a sorreggervi in questa vita che adesso per voi si è fatta più difficile. Ma non dovrete piangere per lui, perché le lacrime non piacciono ai giovani». Ricorda la passione per il calcio e l'altruismo verso i compagni il presidente della Asd Monturano Campiglione, Agostino Liberini, dove Giuseppe giocava.
«Due sole assenze agli allenamenti. Nell'ultima partita - ricorda - ci viene assegnato un rigore. Il mister gli grida tre volte di tirarlo, ma lui fa un passo indietro per farlo tirare a un compagno. Giuseppe era così». Come lo ricordano gli amici, in tanti arrivati per salutarlo. Uno, dal pulpito della chiesa, parla a nome di tutti.
«Eri la persona migliore del mondo. Se ripenso al tuo sorriso e alle tue parole, capisco che non devo piangere. Ci hai insegnato a vivere la vita con il sorriso. Ci hai regalato giornate indimenticabili. Sarà difficile andare avanti senza di te», le sue parole.
La messa finisce. La bara bianca esce dalla chiesa. La accoglie un applauso scrosciante e bianchi palloncini lanciati in aria. Uno lo stringe il fratellino di Giuseppe. Appoggia la testa alla spalla di un amichetto e accarezza il palloncino, come fosse il viso del fratello. Quando la mamma esce dalla chiesa, le corre incontro. Si abbracciano stretti. «La nostra forza, adesso, sarà tutta per te», gli dice la donna, prima di scoppiare di nuovo in lacrime.
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