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Le associazioni non si arrendono: "Ex Fim, la cattedrale è la nostra torre di Pisa. Si può recuperare, lo dimostreremo"

8 Gennaio 2022

PORTO SANT’ELPIDIO – ”L’unione fa la forza”. n tanti hanno risposto alla chiamata di Legambiente Porto Sant’Elpidio, guidata da Katia Fabiani, e di Pasquale De Angelis per parlare di Ex Fim. “È nato il coordinamento di associazioni, nazionali e locali, per difendere i monumenti vincolati dell’ex Fim, cattedrale e palazzina. Una scelta necessaria perché dopo un ventennio siamo alla resa dei conti. Durante la conferenza dei servizi del 26 novembre dove è emersa la volontà della proprietà di demolire la cattedrale, ma soprattutto quella del sindaco Franchellucci” introduce De Angelis.

Questi fatti hanno accelerato la formazione del comitato, per poter fermare questo percorso. “Noi vogliamo il recupero dei monumenti vincolati”. C’è un po’ di tutto nel comitato, da Italia nostra al Kayak Picenum, da Legambiente Nazionale al comitato tutela rocca Montevarmine passando per la Lipu. Oltre a loro l’indomita Sadia Zampaloni, che da anni è la voce in difesa dei monumenti elpidiensi.

I punti principali del comitato sono riassunti da Katia Fabiani: “Nel 2001 è stato posto il vincolo, che è ancora vigente. Noi ci battiamo per il recupero e la salvaguardia. Tutti si fermano a guardare la cattedrale, è un elemento distintivo, che ci caratterizza. È il nostro monumento. A Torino c’è la mole, a Pisa la torre, per Porto Sant’Elpidio c’è la Fim. Un bene di archeologia industriale di pregio”.

Chi li critica, come causa del tempo perso, trova pane per i suoi denti: “Ma se pensiamo all’età dei monumenti, 20 anni sono nulla. Quando entriamo nel Colosseo, respiriamo la storia di persone che non ci sono e rivivono. Questo deve fare la Fim. La città si sviluppa attorno a quella fabbrica. Ma se 20 anni sono pochi per il monumento, sono tanti per la bonifica. La cattedrale copre il 5% dell’area, la bonifica deve riprendere, non c’è motivo per non portarla avanti. Non è la cattedrale la ragione dello stallo” ribadisce la presidente di Legambiente che teme la “volontà distruttiva. Parliamo invece di volontà di recupero”.

Marco Ciarulli prosegue il ragionamento come Legambiente Marche: “La riqualificazione di quel luogo è fondamentale, è il futuro. La Fim genera senso di appartenenza, è un luogo di identità culturale. Per questo è fondamentale la rigenerazione urbana, che parte dalla sostenibilità e dall’attenzione all’ambiente. Bisogna avere cura di quello che abbiamo, senza trascurare le occasioni di rinascita”.

Sadia Zampaloni, con la Fabbrica delle Idee, entra ancora di più nel dettaglio: “Ci occupiamo dell’ex Fim e dei manufatti vincolati da 30 anni. Noi avremmo voluto la tutela di tutti gli edifici, ma la demolizione iniziò poco prima delle elezioni. Nell’ultima conferenza dei servizi è stato presentato un progetto di variante alla bonifica. Il primo progetto fu approvato nel 2007, quello di oggi invece è un piano di demolizione. Per fronteggiare la proprietà, ci uniamo e abbiamo trovato una sponda inattesa nella Sovrintendenza regionale, che è chi decide sui vincoli. È ridicolo che la proprietà non bonifichi l’area in attesa della questione cattedrale. La bonifica è ormai ferma da nove anni. Si parla di impossibilità di recuperare le mura e invece è possibile e presenteremo questi studi, frutto di accademici che valgono quanto quelli portati dalla proprietà, non certo un organo super partes. Peer cui ragioniamo su sanificare e restaurare”.

L’ultimo passaggio la Zampaloni lo dedica all’abbandono: “Molti cittadini non la vogliono più vedere. Ma l’abbandono è una colpa della proprietà e di chi doveva verificare la gestione dei beni tutelati”. Insomma, la partita non è chiusa. Finché c’è vincolo, c’è speranza per il neonato comitato che vede nella cattedrale “un’icona, ciò che contraddistingue la città”.

@raffaelevitali

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