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L'America vuole i salumi Mezzaluna, ma la burocrazia è insuperabile. "Piccoli e di qualità, il mercato cerca aziende come noi"

26 Ottobre 2021

MILANO – Stand piccolo, ma in posizione tattica e ben arredato. All’interno, tre donne capitanate da Paola Mezzaluna, seconda generazione del salumificio Nerino Mezzaluna di Fermo. Due anni fa venne chiamata per tenere uno speech sul ciauscolo proprio durante TuttoFood, quest’anno, dopo lo stop per la pandemia, è di novo qui, con i prodotti e la voglia di mostrarsi al mondo.

“Un mondo del lavoro - spiega l’imprenditrice – che cambia. E noi dobbiamo essere pronti. Intorno a noi è scesa la qualità, c’è troppa ricerca del prezzo, ma il mercato ora ha riscoperto il senso della produzione. Anche Harrods comincia a cercare i piccoli fornitori”.

Mezzaluna, in cosa sta cambiando il suo settore?

“Un esempio. Incontriamo buyer da anni, di solito sono agenti. Quest’anno, invece, sono arrivati direttamente i proprietari degli alberghi, spesso di mini catene. Hanno un approccio diverso e chiedono cose differenti”.

Ci faccia capire.

“Un cliente, milanese di nascita ma ormai cittadino d’Europa con strutture in Belgio, Lussemburgo e Olanda, ci ha contattato, ci ha conosciuto, ha chiesto di venire in azienda e ha proposto un nuovo sistema di vendita: noi spediamo a Milano, dove poi lui si occupa di caricare i prodotti di mezza Italia che sceglie. Praticamente, si crea un suo hub logistico, senza intermediari”.

La convince questa modalità?

“Mi è piaciuto l’approccio. Viene nelle Marche, scopre la piccola Mezzaluna, poi va da quello che produce olio, lo testa e decide.  E così in Toscana per il formaggio e altrove per il vino. Un solo requisito: alta qualità. Ma non gli basta la fama, lui vuole vedere dove e come si produce, poi ordina”.

Chi è il vostro target di cliente a TuttoFood?

“Molti tedeschi e poi gli italiani. Quest’anno, con la voglia di tornare a vivere, ci sono stati tantissimi stranieri da Slovenia, Polonia e Francia. Grandi buyer che cercano prezzo ma poi conquistai dalla qualità ordinano lo stesso. Canada, Usa, Gb, Russia e tanta Spagna. E uno dal Mozambico che aveva studiato il sito di TuttoFood. Gli stranieri sono organizzati, si prenotano in anticipo, qualcuno invece si avvicina, colpito dalle grandi immagini, fotografie scattate da mio marito Renato che ha una vera passione”.

Lei parla di Stati Uniti d'America, ma è un mercato raggiungibile?

“Bisogna essere onesti, c’è difficoltà nel capire le certificazioni. Quindi siamo stati chiari: se il cliente americano è davvero interessato, deve agire sui percorsi burocratici. Noi invieremo il listino prezzi, poi loro dovranno occuparsi delle certificazioni per farci entrare e noi investiremo (si parla di 20mila euro di burocrazia per l'azienda, ndr) se avremo l’ordine garantito e non certo per una sola volta”.

Meglio Milano di Parma?

“Milano è comoda per la logistica, così si spiega il successo della fiera. Una città in cui tutto è possibile, anche che tre donne da sole allestiscano uno stand e lo governino. Magari in economia, ma ci siamo e piace”.

Mezzaluna, carino il grembiule brandizzato. Idea di marketing?

“In realtà è stato l’incrocio di due realtà. Ho conosciuto due ragazze di Fermo, Loredana e Lorella, che si sono reinventate, dopo la chiusura dell’azienda. Sapevano cucire e hanno aperto una attività, Atelier Elle. Ecco, noi siamo la loro vetrina e in tanti ci hanno chiesto chi li avesse prodotti. Anche questo è promuovere il territorio, unite le eccellenze che nascono dalle mani degli artigiani”.

Raffaele Vitali

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