FERMO – Dopo aver lasciato una polpetta avvelenata sulla scrivania di Andrea Putzu, consigliere regionale uscente, l’ex sindaco di Fermo Saturino Di Ruscio si dedica a ‘smontare’ la figura del secondo candidato più forte, Paolo Calcinaro.
Per farlo ha scelto la lettera ai cittadini via Facebook, mandata però anche agli organi di informazione, in cui elenca una serie di motivi per cui, secondo lui, Calcinaro non andrebbe votato. I due, fino a qualche anno fa, va detto, lavoravano fianco a fianco, uno come sindaco e l’altro come dirige principe del comune di Fermo.
“Il mio NO alla candidatura di Calcinaro (sarebbe meglio dire all’elezione, ndr) è legato alla sua visione del futuro oltre che la sua condotta amministrativa”.
Il primo punto è quello quasi ‘abusato’ in questo periodo: l’incoerenza. “Quando altri si candidavano con più incarichi, fu tra i primi a puntare il dito parlando di "accumulo di potere". Oggi è lui ad essere sindaco, consigliere provinciale con deleghe assessorili e ora candidato alle regionali. Le regole valgono per tutti”.
La seconda parola che Di Ruscio usa per bollare Calcinaro è ‘vittimismo’, visto che spesso sui social chiama a raccolta il suo popolo quando finisce sotto attacco cercando valide alleanze. “In politica bisogna accettare le critiche e rispondere con serietà, non con lamenti o accuse infantili. Le responsabilità si affrontano, non si scaricano”.
C’è poi la questione delle ‘mezze verità’ che l’ex dirigente, nonché ex presidente dell’Erap Marche, addebita al sindaco del capoluogo: “Promette che Fermo non sarà più ultima, ma è lui che da 15 anni occupa pozioni di comando: è sindaco, è stato vicepresidente della Provincia, è stato presidente Anci Marche e oggi ne è vice, fa parte del Cal. E ha gestito risorse mai viste. Eppure, le colpe sono sempre degli altri”.
Tra l’altro, Di Ruscio rifiuta l’idea che il Fermano sia ultimo, come da slogan di Calcinaro. Il quinto No, degli undici totali, è per l’assenza di visione in città “in cui non ha saputo creare qualcosa di durevole per i giovani. Con lui: centro storico desertificato, eventi culturali di scarso spessore, identità turistica non definita. E poi Fermo non è solo la piazza. Dove tra l’altro organizzare concerti a 60 euro, pagati dal comune 120mila che servono solo ai privati”.
Ci sono anche questioni macro, come il mancato acquisto dell’area Santa Lucia, “che ha fatto spendere alla Steat 1,7 milioni, o il milione e mezzo di affitti per il ristorante Mario, e poi i600mila euro per l’ex Betti “e i due milioni per il Fermo Tech che non si sa a cosa serva. O, infine, l’enorme costo di villa Vitali che ora va gestita”.
Un passaggio l’ex sindaco e dirigente comunale lo riserva alle operazioni sul Girfalco, “che non sono chiare”, e al ruolo di capoluogo: “Non ha mai difeso il territorio, non una battaglia per la sanità, per la Camera di commercio o la Sovrintendenza. Un uomo sempre allineato al potere”.
Il sindaco ha scelto di non replicare via social, poche parole, amare per quello che, dopo una vita nel centrodestra, Calcinaro definisce "il mentore del centrosinistra locale".