ASCOLI PICENO / OSAKA – Nel 2022 il mieloma multiplo, nel 2025 il concerto a Osaka per l’Expo: Giovanni Allevi è una forza della natura. “Ritorno a Osaka come italiano ma anche come marchigiano, come un artigiano, con quella curiosità e passione con cui le Marche hanno sempre guardato a Oriente”.
È il pianista uno dei testimonial scelti dalla Regione Marche per accompagnare la settimana made in Marche dentro il padiglione Italia. Un grande concerto la sera del 2 giugno, in cui sarà accompagnato da una orchestra d'archi giapponese.
Ha subito pensato a lui l’assessore Andrea Maria Antonini, supportato dall’ambasciatore Vattani che è il responsabile italiano dell’operazione Expo e ovviamente dall’Atim con la direttrice Atim Santucci.
“Il Giappone è il paese più straordinario in cui sono andato in tournée praticamente tutti gli anni dal 2008, finché poi la malattia ha interrotto la mia attività live. Il Giappone è da sempre per me fonte di ispirazione musicale” ha raccontato il musicista.
La sua prima composizione scritta a 17 anni si intitola Japan. “Nella stazione ferroviaria di Tokyo ho trovato l'ispirazione per un'altra composizione Tokyo Station per l'appunto; altra fonte di ispirazione è stata Kanazawa, città conosciuta per le sue sete meravigliose; e soprattutto a Osaka, dopo un blocco creativo e propositivo di quattro anni, ho composto quello che considero il mio capolavoro, sto parlando del Concerto in fa minore per violino e orchestra” prosegue. Una scelta quindi vincente quella della Regione, che in un colpo solo avrà intrattenimento e attrattiva, considerando quanto Allevi è amato in Giappone.
“Una terra – ha concluso Allevi fortemente legata alla mia storia. Il pubblico giapponese in questi ultimi anni mi è rimasto molto vicino, soprattutto durante il periodo della malattia. La musica è un linguaggio universale, sembra una bella frase ma è davvero così perché le note della mia musica mi hanno permesso di entrare nel cuore del giapponese sin da subito, molto prima che riuscissi a pronunciare una sola parola nella loro lingua”.
Raffaele Vitali