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La ripartenza della sanità. Livini: "Sistema lento, Cup carente e manca il personale". Le soluzioni però ci sono: "Territorio e tecnologia"

30 Giugno 2020

di Raffaele Vitali

FERMO – “Basta col ragionare con i numeri, rivediamo il sistema sanitario”. Cosa significa ritorno alla normalità per la sanità? La spiegazione arriva da Licio Livini, direttore dell’Asur 4. “Noi parliamo di ripartenza, ma prima bisogna riflettere su quello che è successo: la pandemia che ha cambiato le modalità di lavoro e ha imposto regole straordinarie”. È cambiato quindi il modo di gestire gli spazi di cura. “E questo ci deve spingere a capire cosa nel sistema aziendale, basato sull’equilibrio dei conti, tarato sui posti letto, deve essere migliorato. Da anni ragioniamo dal punto di vista aziendale. Questo quadro va ripensato, è un dovere farlo”. Livini parla di un nuovo modello necessario: “Dobbiamo puntare sul territorio, anche con modalità in grado di riportare la sanità al centro del dibattito politico, non possiamo essere un bancomat da saccheggiare”.

GLI SPAZI DI CURA

Il diritto alla prestazione sanitaria si attua attraverso la fruibilità del servizio. “Per averla servono gli spazi di cura, che significa il tempo che dedichiamo e lo spazio fisico. Questo è l’aspetto chiave. L’emergenza ha messo in luce la necessità di riflessione: spazio di cura è quando il paziente va dal medico, spazio sono gli ambulatori, sono i servizi, sono le visite. dobbiamo imparare per ripensare al sistema, ai processi che consentono l’aumento dei posti letto, delle terapie intensive, dei letti per le emergenze. Ma spazi di cura sono anche soluzioni flessibili all’interno delle strutture, che sono ora organizzate in vecchia maniera. Quindi servono investimenti sulle strutture e sul personale”.

OSPEDALE PERIFERICI

Un discorso che va riaperto. “Ma non possiamo immaginare posti letto di assistenza ospedaliera. Dobbiamo sviluppare le case della salute, gli ospedali di comunità, i punti di primo intervento. Dobbiamo potenziare ciò che aiuta l’ospedale vero. Noi dobbiamo concentrare sui territori la prevenzione e il post emergenza”. Magari non saranno ospedali, ma strutture utili sì: “La riconversione in atto nelle March da anni funziona. L’Asur 4, pensando a Montegiorgio e Sant’Elpidio a Mare, può essere sodisfatta. Queste sono case della salute con posti letto di degenza per cure intermedie. Livello assistenziale importante, collocato tra l’acuto e il domicilio. un luogo dove vengono accolte le patologie stabilizzate e gestibili, dove insieme ai posti letto ci sono servizi di radiologia ed ecografia, prelievi e ambulatori.

Strutture che lavorano nella fase di pre e post acuzie. Sono luoghi fondamentali di scarico per i medici ospedalieri. Un ruolo chiave lo giocheranno i medici di base, a Sant’Elpidio undici medici entreranno dentro la struttura, un percorso efficiente che li rende gestori della struttura. Dovranno essere bravi a ricordare ad esempio che i Ppi possono fare tante cose ed evitare il pronto soccorso. Le persone devono sapere che in queste strutture si trova sicurezza e spesso anche risposte più rapide”. Sul territorio c’è un migliaio di posti letto: “Speriamo che il ministro concretizzi l’idea degli infermieri di quartiere, significherebbero 28 infermieri per l’Area Vasta 4 da far lavorare sul territorio e sul domicilio

PRENOTAZIONI E VISITE

Il disagio della sanità è un tassello del sistema post pandemia. “File fuori dai supermercati, file fuori dagli ospedali. Chi si mette in coda per pagare una visita ne è conscio, altrimenti userebbe soluzioni alternative”. Su questo interviene il dottor Santillo, direzione medica ospedaliera, che segue la rimodulazione delle agende di prenotazione. “Abbiamo ripreso le attività ambulatoriali, che abbiamo portato all’esterno dell’ospedale, tranne poche eccezioni. Quindi tutte dentro l’ex Inam, nella palazzina, con una procedura di ingresso specifica, con un questionario. Il prefiltraggio è affidata alla Fifa, che misura la temperatura e gestisce i tempi d’ingresso, avendo uno scadenziario definito. Non è necessario il tampone, trane che per particolari percorsi. Il problema oggi è il Cup”. Aggiunge Livini: “fino al 31 luglio siamo nel ‘periodo d’emergenza’ che ci obbliga a rivedere i tempi delle prestazioni. Dal primo agosto abbiamo i pazienti prenotati con il pre Covid, per cui rischiamo che la rimodulazione ce la porteremo avanti anche nei prosismi mesi. A oggi la difficoltà è riprendere le visite, annullarle, rimandare il paziente dal medico, riavere la richiesta e riprogrammarla. Abbiamo un sistema informatico che non ci consente di riprogrammare tutto con un click. Mai come oggi abbiamo bisogno dell’aiuto dell’informatica per velocizzare queste procedure”.

SERVE UN NUOVO SISTEMA

Cambierà il sistema? “Il livello regionale si è mosso. Ma poi non abbiamo personale per accelerare. Abbiamo in regione un Cup che non funziona, solo che poi ogni arrabbiatura del paziente si scaricano sul locale, allo sportello”. Un percorso lungo, farraginoso, secondo il direttore: “Si parte dal medico, poi la prescrizione, poi la prenotazione e il paziente i arrabbia, poi la visita e l’attesa, poi si arrabbia col vigilantes, poi va a pagare il ticket: ma quanti passaggi per il povero cittadino. Questa è una autocritica del sistema. Mettiamo insieme le funzioni, prenotazione e prescrizione magari con il pagamento, e poi resta la visita”.

POTENZIAMENTO

Per fare l’albero ci vuole il seme, per fare le visite ci vogliono le persone. Spazi, tempi e capitale umano. “A oggi non siamo nelle condizioni di far lavorare operatori la notte e la domenica. Sono sempre gli stessi, hanno bisogno anche loro di riprendere fiato. Non posso potenziare come la Regione vorrebbe” riprende Livini. Impensabile fare tour di 24 ore, tranne che per la radiodiagnostica” aggiunte Santillo che ricorda come all’ambulatorio. Tuto potrebbe cambiare se arriveranno davvero tutti i soldi: “Oggi, prima di assumere ho sempre un percorso istituzionale, la richiesta l’ho avanzata, ma ci sono i concorsi e mi serve l’ok dell’Asur Marche che rimodulino i tetti di spesa. Quello che prendo da qui in avanti deve essere personale stabilizzato, non posso ripartire come in emergenza con i pensionati oggi ho regole nuove, mi serve più personale e quindi il tetto di spesa venga alzato. Ma come per me per ogni azienda.  Siamo un ente lento, molto bravo nell’emergenza, ma con tempi troppo lunghi”.

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Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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