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La presidente dell'Ordine Calcagni: "Mancano i medici. Si rischiano denunce. Code per i vaccini, non bastano". E punta sul Covid Center

27 Ottobre 2020

FERMO - Dovrà aspettare almeno il tardo pomeriggio, Anna Maria Calcagni, per sapere se sarà riconfermata a capo dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri di Fermo. La presidente uscente è in lizza per la riconferma. L’altra candidata è la fermana Antonella Farina.

Le votazioni per il rinnovo degli incarichi si sono tenute tra sabato e ieri. Due le liste dei medici, una degli odontoiatri. 1.035 gli aventi diritto al voto. Che, per essere valido, dovrà aver portato alle urne due quinti degli iscritti. Altrimenti, la settimana prossima, si ripete.

Presidente, tanti medici di famiglia si lamentano. Dicono di essere sovraccarichi di lavoro e di sentirsi poco protetti. Che succede?

«È una fase complicata. Gli impegni sono tantissimi e, in una situazione come questa, il rischio di essere denunciati è molto alto. È capitato dopo che in ospedale si era sviluppato un cluster e potrebbe ricapitare in ogni momento».

Com’è finita con le denunce?

«L’avvocato che aveva dato il via al tutto è stato deferito sia all’Ordine sia dalla Camera penale di Ancona. Non era il momento di infierire sui medici, diversi dei quali si sono anche ammalati. Il nostro è diventato un lavoro estremamente difficile. Siamo arrivati a lavorare con una medicina difensiva».

È d’accordo con l’apertura del Covid Hospital?

«È una grande opportunità. Sono favorevole a concentrare i malati Covid in una struttura nuova e dedicata, per non rischiare di sporcare gli altri ospedali. Il problema è il personale che manca».

Sembra che nessuno voglia più fare il medico…

«Anni fa, è stato messo il numero chiuso perché, a Medicina, c’erano troppi iscritti per garantire una formazione teorica e pratica adeguata. Ma il numero chiuso è stato fatto in proporzione alle potenzialità dei vari atenei, non alle probabili necessità dei territori. E non si è tenuto dei tanti medici che stanno andando in pensione. Poi è arrivata la politica del blocco delle assunzioni e l’errore nella programmazione delle scuole di specializzazione, che non hanno previsto posti in base alle necessità».

Come se ne esce?

«Si stanno dando incarichi agli specializzandi, ai neolaureati e ai i privati. Ma, se trovano una situazione migliore, se ne vanno. Serve una programmazione almeno a medio periodo che, finora, non c’è stata».

Come va con i vaccini antinfluenzali?

«C’è la fila davanti ai nostri studi e non mi stupisce. Prima è stato detto a tutti di vaccinarsi, adesso esce fuori che i vaccini non sono sufficienti. È inutile creare un'aspettativa, se poi non la si può mantenere. Si è creata una pressione sui medici di medicina generale che, invece, hanno i vaccini contingentati».

Dovete dire di no?

«La gente ha paura ed è disposta a comprare i vaccini, pur di farli. Bisogna aumentare con una certa urgenza l’approvvigionamento. Quest’anno, la vaccinazione è stata anticipata rispetto ai precedenti. Quindi, ci sarebbe tempo, anche per liberalizzare la fornitura attraverso le farmacie, per le categorie non protette».

La Regione vorrebbe affidarvi i tamponi. Che ne pensa?

«Più mappiamo la popolazione e meglio è. I medici di medicina generale sono disponibili, a patto che vengano garantite le norme di sicurezza. Ma, se a fare i test fossero anche i farmacisti, si garantirebbe una maggiore capillarità sul territorio, riducendo gli assembramenti».

Francesca Pasquali

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