*È interessante la discussione, non solo social, che è nata attorno alla decisione di Matteo Ricci di restare europarlamentare piuttosto che prendere il ruolo di consigliere di minoranza in Regione.
Come è interessante l’analisi che si fa all’interno dei vincitori di alcuni risultati provinciali, a cominciare dal Fermano. Che sulla carta è la provincia più ‘nera’, ma che si sta cerando di presentare come quella del flop del partito della Meloni, con l’intento di indebolirne il leader, ovvero il consigliere Andrea Putzu.
Partiamo da Ricci. Che senso avrebbe sacrificare il posto a Bruxelles per fare il consigliere di minoranza? Quale lungimiranza politica ci sarebbe dietro questa scelta che una parte di persone sta cercando di passare come etica e di coerenza?
La verità è che Ricci non si era candidato a consigliere regionale, ma a presidente. Fallito l’obiettivo, torna dove l’hanno mandato 100mila italiani e dove può fare sicuramente qualcosa di più, fa parte della maggioranza Ursula, che da oppositore di Acquaroli. Compito che svolgerà al meglio, soprattutto nel campo sanitario, il subentrante Caporossi.
Per cui, mentre il centrodestra fa il suo gioco e attacca, il centrosinistra farebbe bene a far pace con se stesso e a riflettere sul flop, in particolar modo in alcuni territori, e sulle sue scelte, mettendo in discussione, che non significa per forza silurare, come ha detto bene il consigliere Cesetti al Corriere Adriatico, i vari livelli di governance del PD. Lasciando stare Ricci che dopo la sconfitta a Bruxelles deve decantare a lungo come un pregiato vino rosso.
Passando a Putzu, tra i più fidati del governatore, e al Fermano la questione è più fine. Il consigliere, al termine di una campagna elettorale segnata da attacchi diretti, sia via social sia con esposti, sul tema dell’incandidabilità e delle mancate certificazioni, ma anche sul fronte personale con il coinvolgimento di familiari, ha ottenuto oltre1500 voti inpiù di cinque anni fa e ha visto il trionfo della sua coalizione grazie alla civica di Calcinaro.
Il sindaco che, lavorato ai fianchi da Castelli e Acquaroli, con l’avvallo di Putzu, aveva deciso di candidarsi con il centrodestra, erodendo voti ai partiti principali, ma portando con se anche un mondo di non elettori o di centrosinistra.
È questo un flop? Non per Acquaroli, è evidente. Forse per i ceroniani, che puntavano sull’elezione della sindaca di Rapagnano. Forse per Lega e Noi Moderati, rimasti col cerino e fagocitati dal sindaco del capoluogo. Forse per alcuni esponenti del centrosinistra che sull’eventuale ko di Putzu avrebbero costruito il riscatto a Porto Sant’Elpidio. lo Di certo per i segretari provinciali, che a destra chiamano coordinatori, incapaci di una strategia unitaria che non disperdesse voti nelle città principali.
Ma alla fine, nonostante questo, il centrodestra ha vinto. E come sempre, chi vince parla e chi perde spiega. O peggio, attacca.
*direttore www.laprovinciadifermo.com