
FERMO – Prima di Tod’s ci sono passate diverse griffe, la questione filiera, con i suo i controlli più o meno chiari, scuote il mondo della moda. Ed è chi la guida, Carlo Capasa, presidente della Camera della moda, ovvero della Milano Fashion Week.
“Oltre al 'bollino di garanzia’ per le aziende, chiediamo un momento di concertazione prima del commissariamento di un'azienda. Se un'azienda è certificata e ha il bollino e anche il fornitore, nel caso in cui succeda qualcosa, vogliamo che l'azienda sia chiamata dal giudice per un momento di concertazione. In queste storie che abbiamo sentito ultimamente il brand è parte lesa” sottolinea Capasa.
Secondo Capasa, le recenti inchieste giudiziarie che hanno coinvolto grandi nomi del made in Italy, “coinvolgono una cinquantina, e sempre gli stessi, lavoratori. Noi certifichiamo tutta la filiera ma dateci la possibilità di interagire. È il concetto di remare tutti nella stessa direzione. La norma va scritta meglio”.
Con la certificazione, l'intero processo produttivo potrà infatti essere validato da soggetti terzi indipendenti, garantendo alle aziende un sistema di controllo trasparente e verificabile. Per quello che riguarda le diverse inchieste che negli ultimi tempi hanno coinvolto i big brand del made in Italy. Ultimo in ordine di tempo Tod's, “credo sia un momento che deriva dalla polarizzazione politica nel mondo: oggi fa notizia tutto ciò che è negativo, e i social in questo aiutano”.
Capasa non ha però perso l’occasione per mandare anche un messaggio politico: “Il credito d'imposta per l'ideazione estetica oggi è al 5% e scade a dicembre. Noi chiediamo di reiterarlo, portandolo almeno al 10% per 5 anni”. Tralasciando che in tanti stanno pagando ancora quello ricevuto negli anni precedenti, poi ritirato.
“Il 10% è una goccia nel mare, ma aiuta coloro che in Italia applicano la creatività ai prodotti. Se blocchiamo i processi creativi paghiamo dazio - ha ribadito Capasa -. Ci hanno detto che è una misura che stanno inserendo nella legge di Bilancio. Non c'erano le coperture per questa misura, che costa attorno ai 70 milioni e abbiamo proposto di usare i fondi di Industria 5.0 non spesi”.
Tra le misure che Capasa spera vengano inserite in manovra, anche il pacchetto contro l'ultra fast fashion “che sta mettendo in seria difficoltà la filiera del Made in Italy”.
La proposta inviata al Governo, ispirata alla legge francese, prevede una tassa, il divieto di promozione web e l'obbligo di un'informazione sintetica sull'impatto ambientale e sociale. Stando a Cargo Facts Consulting, nel 2024 sono arrivati in Europa oltre 4,5 miliardi di pacchi, principalmente dalla Cina. Solo in Francia sbarcano un milione di capi al giorno e in Italia alcune centinaia di migliaia.
“Tassiamo questi pacchi con una tassazione flat di 5 euro il primo anno e poi aumentandola man mano. Ma stiamo ragionando anche su una tassazione più morbida di 2 euro. Il problema è far capire a chi compra queste cose che non hanno regole, neanche dal punto di vista della salute” conclude Capasa.
r.vit.
