
FERMO – Piacciono le scelte del nostro Urso di contrasto all’ultra fast fashion. Piacciono per lo meno al mondo della moda italiana, anche se c'è chi teme che diventino un nuovo gabello per la parte economicamente meno forte del Paese.
All'incontro, presieduto dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, assieme al sottosegretario Fausta Bergamotto, erano presenti i rappresentanti delle principali associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali, oltre che i membri della conferenza della e regioni, di Ice, Abi, Simest e Cdp.
L’ultra fast fashion rappresenta una minaccia diretta alla sicurezza, alla salute e ai diritti dei consumatori. Ha assunto dimensioni insostenibili, un'invasione di cavallette senza precedenti, anche come conseguenza indiretta dei dazi americani”.
Ecco le principali misure previste: il dazio di 3 euro sui pacchi di valore inferiore ai 150 euro, ottenuto in sede di Commissione europea; gli emendamenti presentati alla Legge di bilancio per introdurre, in via temporanea, un'ulteriore tassazione di 2 euro sui pacchi di basso valore provenienti da Paesi extra-UE; le misure contenute nel recente decreto sui cosiddetti 'green claims'; e il regolamento EPR, che verrà presto recepito anche nell'ottica di affermare la responsabilità ambientale dei produttori extra-UE che vendono tramite e-commerce.
A margine dell’incontro, Cna Federmoda, che è guidata dalla marchigiana Doriana Marini, è tornata sun un tema delicato: la legalità di filiera. “Si costruisce con giustizia contrattuale e responsabilità condivisa. L’importanza di migliorare le condizioni delle filiere moda, evidenziando che il problema principale non è la mancanza di controlli, ma la fragilità dei rapporti economici lungo la catena produttiva. Sebbene i controlli siano diffusi, spesso colpiscono principalmente le piccole imprese terziste, che lavorano con margini ridotti, senza tutele contrattuali e con capitolati unilaterali”.
L’appello quindi è alla tutela delle aziende che “costituiscono l'ossatura della manifattura italiana, sono soggette a oneri documentali crescenti e a prezzi che non coprono i costi reali, creando condizioni favorevoli all'irregolarità. La legalità di filiera deve essere basata sulla giustizia contrattuale, con una piena applicazione della legge sulla subfornitura, la definizione chiara dei prezzi e una distribuzione equa del valore aggiunto”.
Il tema torna aa essere quello della responsabilità condivisa. “Anche i capofiliera devono assumersi le proprie responsabilità, per evitare che ulteriori adempimenti diventino un peso per le piccole imprese”. Sul tema della certificazione unica, Federmoda chiede “un rafforzamento dei controlli doganali e politiche commerciali più eque”.
Inevitabile anche per il mondo guidato da Marini un riferimento alle norme anti fast fashion: “Bene l'introduzione immediata di dazi sui prodotti di valore inferiore a 150 euro, finalizzati a contrastare l'uso sleale dell'e-commerce da parte di piattaforme extra-Ue che stanno invadendo il mercato con prodotti non conformi alle normative comunitarie, così come il rafforzamento dell'operatività delle dogane, al fine di garantire controlli più stringenti e puntuali sui pacchi in importazione".
r.vit.
