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La ministra Bonetti promuove Fermo: "Modello per la lotta alla violenza di genere". Ma chiede più donne in giunta (video)

20 Luglio 2020

di Raffaele Vitali

FERMO – Completo rosso e mascherina colorata: la ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, fa il suo ingresso a Fermo accolta da tutto il gotha del capoluogo, in testa sindaco Calcinaro, prefetto Filippi e presidente Canigola oltre a tutti i vertici delle forze dell’ordine. Ma è con il consigliere regionale Urbinati di Italia Viva, il suo partito, che la ministra si ferma a parlare per prima alzando gli occhi per ammirare piazza del Popolo “che è davvero splendida”. Un mini tour per conoscere il buono dei territori e anche per dare qualche notizia, come il micro credito per le donne che lasciano le case violente per trovare un nuovo futuro.

BUONE PRATICHE E MIGLIORIE

“Sentire lo Stato vicino è importante, un segno forte. Lo Stato è presente con la sanità, che è regionale, con la Protezione civile e con le sue articolazioni, la Prefettura in primis. E lo è stato con determinazione durante questa lunga emergenza” esordisce il sindaco Paolo Calcinaro. Che poi elenca il ‘buono’ che sta portando avanti: “Penso ai 20 centri estivi attivati immediatamente, di cui un quarto dedicato agli under 3 anni. E tra questi anche quattro centri comunali totalmente gratuiti. Aggiungiamo, domani, un voucher per chi ha più figli per sostenere spese e presenteremo aiuti per il trasporto scolastico: l’attenzione alla famiglia è sempre alta”.

Poi c’è il lavoro di comunità che ha permesso la nascita di una casa rifugio per le donne vittime della tratta e di violenze. “Una scelta non facile, non sapevamo se davvero ci fossero i finanziamenti. Ma come Ambito Sociale, tutti i sindaci insieme, abbiamo preso questa strada e oggi è una realtà funzionante ed esistente. La nostra determinazione ci ha fatto intercettare i finanziamenti che erano destinati a una sola struttura nelle Marche”. E proprio per la casa rifugio che la ministra è stata attratta a Fermo.

Ministra che però, da volto delle pari opportunità, manda anche un messaggio chiaro alle Giunte a predominanza maschile, come quella attuale del capoluogo nata prima delle norme attuali, dove una donna non può compensare sette uomini: “C’è molto da fare, c’è un problema. Dovremo arrivare a istituzioni che vedano la piena parità di genere in ogni luogo decisionale e processi elettivi e di nomina che lo possono garantire” sottolinea.

Si parla di riaperture, di ritorno alla normalità con il prefetto Vincenza Filippi: “Che deve essere nel rispetto delle regole. Il suo ministero, che ha promosso iniziative chiave come il fondo per la famiglia, sta lavorando molto bene. Ma è il protocollo contro le vittime di violenza e tratta quello su cui puntiamo come territorio, perché l’attenzione non può mai abbassarsi visto che le vittime di maltrattamenti, stalking e persecuzione sono sempre all’ordine del giorno. In questa provincia – ribadisce la Filippi – ci sono Ambiti molto sensibili, pronti ad affrontare i temi cercando soluzioni”.

AMBITO E ON THE ROAD

Il quadro sociale del Fermano lo hanno presentato Alessandro Ranieri, coordinatore dell’Ambito XIX (31 comuni e 125mila abitanti) e di una rete che ha saputo unire anche molte realtà private, e Laura Gaspari, volo battagliero dell’associazione On The Road. Ranieri elenca il tanto fatto: “Abbiamo implementato un servizio sociale professionale. Abbiamo raddoppiato gli assistenti sociali in quattro anni, anche grazie a fondi ministeriali. Cresce l’integrazione con il servizio sanitario. Affrontiamo il tema della povertà educativa. Parteciperemo a EduCare, stiamo lavorando per il rafforzamento dell’affido e delle politiche giovanili, insieme con la Provincia”. Cita anche la Learning City, in sala il promotore Nofri che ha presentato al ministro anche il suo progetto di città a misura di non udenti, e ovviamente Lido Tre Archi “un quartiere con una forte presenza di migranti in cui abbiamo la sfida di tracciare percorsi di reale inclusione”.

Alla Gaspari, invece, il quadro sulla violenza di genere: “Con le mie parole rappresento tutte le donne che in 25 anni di attività abbiamo abbracciato tra Marche e Abruzzo. Le persone emarginate, relegate alle periferie non solo urbane, ma della coscienza, sono al centro dei nostri servizi. Le equipe si sono mosse anche durante il lockdown per stare vicino a chi non beneficiava dei contributi pubblici”. Nel 2009 è nato il primo centro antiviolenza a Fermo, oggi sono cinque gli sportelli oltre alla casa rifugio, e c’è un centro anche nel Piceno. “Siamo donne che lavorano per le donne, il loro dolore è quello che proviamo anche noi”. Disoccupazione femminile, obiezione di coscienza, discriminazioni per etnia e paesi di origini, i modelli educativi sessualmente stabiliti, la relegazione delle pari opportunità una cosa da donne. “Siamo tornate ne focolare, a curarci della famiglia, a perdere il lavoro, a nona vere accesso a cure sanitarie per interruzione di gravidanza: questo è successo nei durissimi ultimi mesi. Non facile trovare soluzioni in questo periodo, neanche la quarantena, neanche un virus letale possono fermare le donne. Abbiamo leggi fantastiche, serve l’applicazione, formazione e autocritica. Serve un reale investimento economico e culturale nel contrasto alla violenza maschile. Serve un welfare che lasci alle donne la possibilità di scegliere, allora potremo dirci vittoriose: rendiamo insieme l’Italia un paese per donne”.

LA MINISTRA

E’ rimasta colpita dalla capacità sistemica della piccola provincia: “In questo territorio si connettono vite e responsabilità. il Paese ha retto sulla capacitò di farsi comunità: in famiglia, la rete più solida pur con solitudini e fragilità; nel pubblico, con le forze dell’ordine, con i sindaci, che sono i nostri eroi, e i prefetti che hanno fatto sentire lo Stato presente e a servizio di ogni donna e uomo. Se oggi mettessimo in questa sala dei ritratti i volti di chi ha dato molto al Paese, avremmo tante donne. Dobbiamo liberare le donne nella loro potenzialità, nel loro essere persone che possono contribuire al bene comune”. Promuove la casa rifugio fermana: “Avete avuto coraggio a realizzarla. Avete intuito l’obiettivo e oggi avete creato un luogo di salvezza”. ‘Per investire in umanità va messa in gioco la nostra umanità’. Questa deve essere la frase chiave per costruire un’Italia migliore.

“Qui unite il tema dell’educazione, dei bambini e dei giovani, e della violenza contro le donne. Sembrano argomenti lontani, ma invece molto connessi. Abbiamo dato per scontato il nostro modello sociale, il Covid ci ha svegliato sulla scuola e sul modello per affrontare il futuro. La chiusura delle scuole ha dimostrato l’importanza come luogo di relazione e delle pari opportunità per tutti. A fronte di questo abbiamo offerto le possibilità dei centri estivi, investendo 150milioni di euro (Fermo ha incassato 84mila euro). E poi c’è EduCare, per laboratori che mettono in rete istituzioni e associazioni del volontariato e del terzo settore creando una comunità educante più ampia”.

Tocca poi il tema degli ‘invisibili’ che devono essere visibili. “Siamo noi che li rendiamo invisibili, non lo sarebbero. On the road è una realtà di pioniere da ammirare. La violenza nel lockdown non è diminuita, è accresciuta la solitudine. Abbiamo avuto, una volta promosso con forza il numero dei centri antiviolenza, un +73% di richieste di aiuto, un dato che dice che le donne hanno avuto il coraggio di chiedere, sentono la comunità. In questa provincia il protocollo accresce la rete di risposta”.

Poi, la notizia: “Una nuova possibilità è il micro credito di libertà destinato alle donne per essere accompagnate in un percorso di autonomia finanziaria dopo aver subito la violenza. Non è un semplice sussidio, è un investimento sul valore della donna”.

Infine, il sunto. Educazione e contrasto alla violenza, il filo rosso comune c’è: “Il coraggio di una speranza possibile che si fa scelta progettuale di connessione dei territori. E voi ne siete un esempio” conclude prima di ricevere da don Vinicio Albanesi una relazione sulle modifiche necessarie delle Rsa e di andare a visitare la fattoria sociale di Montepacini.

@raffaelevitali

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