FERMO – “Una diversa comunicazione è possibile”. Parte dalla prefettura di Fermo il 20esimo Festival della Comunicazione organizzato dall’arcidiocesi guidata da Rocco Pennacchio insieme con le Edizioni Paoline. “Una proposta così allettante e importante che per me è un onore supportarvi. Il sociale è una parola che ci unisce con il territorio” chiarisce subito il prefetto Edoardo D’Alascio.
Don Giuseppe Lacerenza, coordinatore del festival, è seduto al fianco del prefetto e merita una menzione speciale perché richiama un ricordo personale di D'Alascio mentre si trovava a Cremona: “Mi occupavo di comunicazione e responsabilità è una delle parole cardine. Non siamo quello che facciamo, ma il come. Il rispetto della pari dignità di ogni persona è fondamentale. Lo ricorda anche l’articolo 2, oltre che me l’ha fatto imparare il cardinale Carlo Maria Martini durante una serie di lezioni che mi hanno spinto a leggere le varie pubblicazioni sociali, le encicliche da Papa Leone XIII in poi, edite dalle Paoline, perno della dottrina sociale e del buon modo di fare comunicazione sociale”.
Comunicare con senso di responsabilità è il fine dell’iniziativa a cui il vescovo Pennacchio ha detto sì. “Per cui – riprende don Michele Rogante – è la volontà di Pennacchio che ha reso tutto possibile”.
PENNACCHIO PENSIERO
Il festival si tiene in prossimità della giornata delle comunicazioni sociali, che è il primo giugno, giorno dell’Ascensione.
“L’anno scorso il papa ha puntato sull’intelligenza artificiale, quest’anno Papa Francesco ha lasciato uno scritto che segnerà il nostro festival, pur alla presenza di un nuovo pontefice. Il messaggio parte da un passo della Prima lettera di San Pietro apostolo e dal ‘rendere ragione della speranza che è in voi’. Il Papa ha puntato sul ‘condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori’. Mitezza è una parola che torna anche in san Pietro”.
Come speranza, “che per il Papa non è solo il messaggio di Cristo, è in tutto il bene che c’è nel mondo. Per farlo bisogna ‘disarmare le parole’ come diceva Papa Francesco e come a ribadito Papa Leone di cercare ‘una comunicazione disarmata e disarmante, non più muscolare’. Altrimenti al posto della speranza avremo la paura e sarà difficile costruire la pace che invece ha bisogno della comunicazione mite” prosegue Pennacchio.
Sa bene anche lui che non è tutto perfetto nel suo mondo: “Ci sono i super cattolici che pensano che la verità si affermi con la forza. Non è così che si rende un servizio al popolo di Dio. Noi durante il festival coinvolgeremo il territorio, vogliamo che sia un momento di comunità”.
IL FESTIVAL
Don Giuseppe Lacerenza è il coordinatore del festival ed entra nel merito del programma. La società San Paolo e le Figlie di San Paolo sono le due realtà dietro la macchina. Inevitabile partire da don Alberione “che ha capito l’importanza della Chiesa in uscita a inizio del ventesimo secolo. Per farlo puntò sulla stampa, mezzo per parlare di tutto cristianamente con diversi linguaggi”. Oggi si parla di ambienti di vita, di luoghi che orientano scelte. “Il nostro slogan è ‘fare a tutti la carità della verità’. Per noi è una missione”.
Per i paolini il problema è la mancanza della verità, “abbiamo un’informazione falsa e tendenziosa, le persone rischiano di perdere la libertà. Per questo è nato il ‘Festival della comunicazione’ che rende protagonista un territorio, non solo l’arcidiocesi”.
Comunicazione di pace e di guerra, le parole sono potenti: curano, guariscono, creano relazioni. Ma possono anche creare disaccordo, divisioni, possono ferire. Noi vogliamo accendere la speranza, perché una diversa comunicazione è possibile. Non vogliamo quella che separa la ricerca della verità dall’amore”.
IL PROGRAMMA
Don Michele Rogante, responsabile delle comunicazioni sociali dell’arcidiocesi di Fermo, ha lavorato al fianco di don Giuseppe, valorizzando anche la capacità di Chiara Curi. ‘Viviamo il festival come tempo di ascolto, dialogo e testimonianza, per ‘fare la carità della verità’.
Don Brancozzi, Adolfo Leoni e l’assessora Annalisa Cerretani sono parte del team che ha saputo coinvolgere 12 comuni della diocesi, con otto vicarie su nove coperte. Artisti, filosofi, , cinema, laboratori e teatro, sono tante le realtà coinvolte. “Fermo è citata in ogni rivista cattolica, raccontano il nostro festival” ribadisce orgoglioso don Michele.
Due convegni sono menzionati da don Michele: “Il primo, il 30 maggio alle 18, con ospiti Ruffini, prefetto del dicastero della Santa Sede, ed Enrico Mentana, moderati da Stefano Cesetti. Come importante il convegno di chiusura l’8 giugno con Vincenzo Corrado, don Simone Bruno, Riccardo Maccioni e Vincenzo Varagona. E poi tre eventi giubilari e il focus con suor Veronica Amato Donatello e Carlo Nofri sulla lingua dei segni e la comunicazione accessibile”.
Da non perdere nelle cinque chiese giubilari le opere d’arte e poi la mostra dei paolini nell’auditorium Santa Monica. E quella speciale, digitale, affidata al Liceo Preziotti Licini sul messaggio del Papa. Da non perdere l’incontro sulla comunicazione in carcere che vivrà di due momenti, il primo con la donazione di libri delle Paoline al carcere, e poi il convegno con crediti per i giornalisti moderato da Angelica Malvatani. Tutto il programma su museodiocesano.it