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Intervista. Le parole chiave della psicologa Caucci: distanza, emozioni, notizie, abbracci, casa, paura e benessere

19 Marzo 2020

Il consiglio: Scrivere, mettere nero su bianco, in generale, ha un effetto strutturante e calmante.

di Chiara Fermani

FERMO - Paura, ansia, incertezza. Cerchiamo di fare un po' di chiarezza e di rispondere ad alcune delle domande che tutti si pongono con la dottoressa Cristiana Caucci, psicologa e psicoterapeuta.

Dottoressa Caucci, come gestisce i suoi pazienti in questi giorni e come si sopperisce alla mancanza di contatto fisico e visivo col paziente?

“La relazione terapeutica non si è interrotta. L'impossibilità di incontrare le persone in studio dà spazio ad altre modalità come l'utilizzo di skype o la semplice chiamata al telefono prima da me scarsamente utilizzate, ma superata la difficoltà iniziale, mi sono facilmente adattata. Sono sempre disponibile per chiamate di emergenza. Niente può sostituire l'incontro diretto con le persone ma ci si può adattare e noi professionisti siamo tenuti a farlo, a trovare modalità con cui ognuno di noi possa trovarsi a proprio agio. Sottolineo che da pochissimo tempo, noi psicologi siamo riconosciuti come erogatori di attività sanitaria per cui abbiamo il mandato sociale di occuparci del benessere psicologico delle persone”.

Crede che queste distanze, forzatamente create tra le persone, possano rimanere anche dopo? Può cambiare il nostro modo di relazionarci agli altri?

“Non credo di avere elementi o conoscenze tali da prevedere cosa succederà. Il mio parere personale e professionale è che ci sarà maggiore o diverso bisogno di vicinanza, di contatto. Già molti sentono la mancanza di un abbraccio, di un bacio o una semplice stretta di mano e forse l'esperienza che stiamo vivendo ci ricorda il valore di queste cose e quanto troppo spesso sono date per scontate. Il contatto è fondamentale. Tra tutti i sensi di cui siamo dotati, il tatto è il primo a svilupparsi, fin dalla vita intrauterina”.

Quali sono le paure principali in questo momento e come si potrebbero evolvere nei prossimi giorni, passata la fase “euforica”?

“Stiamo vivendo la fase della confusione, dell'incredulità, dello smarrimento ma credo che le richieste di aiuto aumenteranno nel corso del tempo, anche a lungo termine. Innanzitutto voglio dire che è legittimo avere paura, c'è un pericolo oggettivo di cui abbiamo scarsa conoscenza e di fronte al quale siamo impotenti. Al momento, tra le paure principali che posso riscontrare quella del contagio di se stessi e dei propri cari, la paura di non riuscire a trovare la forza di affrontare la lunga quarantena, la difficoltà di stare e soprattutto l'incertezza nel futuro con possibili visioni catastrofiche. Ma anche la paura, soprattutto per chi già ne soffre, di vedere un aumento delle crisi di panico”.

Quando il continuo flusso di informazioni può diventare deleterio nella gestione dell'ansia?

“Sempre. È noto il rischio di "information overload" e occorre stare attenti alle Fake News ma fare invece riferimento solo a fonti informative accreditate come il Ministero della Salute e l'Istituto Superiore della Sanità. È fondamentale restare informati sui recenti decreti, ordinanze e indicazioni delle autorità di sanità pubblica per poter adottare le adeguate misure di sicurezza ma non serve esporsi troppo: prendersi invece quel tempo che basta per gli ultimi aggiornamenti, ma meglio evitare la televisione per esempio”.

Nel caos che stiamo vivendo, quanto è importante strutturare in maniera ordinata la nostra giornata e quali sono i modi migliori per farlo?

“Quello che stiamo vivendo è proprio "caos", siamo chiamati a incontrare l'imprevedibile e questo ci ricorda che siamo esseri vulnerabili. Tutto questo ci mette in costante allerta e quando siamo in allerta si attiva il sistema simpatico che di fronte al pericolo adotterebbe due strategie, attacco o fuga, invece quello che ci viene richiesto è di stare, di restare chiusi nelle proprie case. La conseguenza è che il sistema nervoso si destruttura e uno dei modi per aiutarlo può essere quello di strutturare la nostra giornata. Questo può aiutarci a far chiarezza mentale con effetto benefico sul sistema nervoso. Per esempio si può organizzare la giornata scrivendo un elenco delle cose che si vogliono fare e portare a termine, magari cose che prima non si aveva il tempo di fare. Scrivere, mettere nero su bianco, in generale, ha un effetto strutturante e calmante. Un consiglio che voglio aggiungere è quello di fare la lista delle cose che ci procurano piacere e cercare di attuarle per il possibile. Aumentare il numero delle cose piacevoli aumenterà la nostra sensazione di benessere”.

Stare in casa 24 ore su 24, comporta la difficoltà di ritagliarsi uno spazio per se, specie se si hanno bambini. Che consiglio può dare alle famiglie?

“Chi ha in casa dei familiari può sempre migliorare la gestione del tempo e la divisione dei compiti, ma anche l'alternarsi del tempo coi propri figli. Si deve capire che l'organizzazione della propria vita può sempre migliorare e questo è fondamentale in questo durissimo momento. È legittimo chiedere aiuto per ritagliarsi uno spazio privato e magari poter ritrovare e scoprire le proprie risorse interne”.

I genitori ora hanno un doppio compito, tranquillizzare se stessi e trasmettere tranquillità ai figli. Può capitare di sentirsi inadeguati?

“Ai genitori è richiesto tanto. Essendo anche madre di due bambini, sono particolarmente vicina ai genitori, alle mamme in particolare, cui viene mandato costantemente il messaggio che devono essere felici di avere tanto tempo per poter stare coi propri figli. Nessuno mette in dubbio che si tratta in questo senso di un'occasione importante, ma c'è il rischio che quei genitori che non sentono le emozioni "giuste" che gli altri si aspettano, possano sentirsi inadeguati e sviluppare sensi di colpa e tanto altro. Può invece essere molto difficile e frustrante stare tanto tempo coi bambini e per questo consiglio, per chi può, di darsi il turno e ritrovare tutta l'energia e la voglia di stare coi propri bambini.

Le emozioni si contagiano per cui per i genitori (lo stesso vale per ognuno di noi) è fondamentale trovare il modo di attraversare ad esempio la paura o la tristezza senza esserne travolti. Il bambino non va protetto dalle emozioni "scomode" ma non deve mai mancare la speranza. Per esempio consiglio ai genitori, ma anche a tutti gli altri, di fare il gioco del "far finta che" e per esempio potrebbero far finta che sono bravi a gestire il cambiamento e in questo far finta che...un po' lo diventano”.

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