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Intervista. Conti, dg Fermana: "Il calcio si deve fermare. Cassa integrazione e pensiamo alla prossima stagione"

9 Aprile 2020

Direttore Generale Fabio Massimo Conti, per il presidente della Fifa Infantino, è inutile dare date per una ripresa del calcio se ancora non c’è sicurezza. La Fermana cosa pensa?

“Discorso semplice e realista. Buttare là ogni giorno date e ipotesi non è che migliori la situazione. In questa fase dobbiamo attendere le decisioni dello Stato e poi valutare con Coni e Ministero dello Sport le soluzioni migliori per capire quello che sarà del nostro futuro. In primis dalla serie A per poi arrivare fino al nostro calcio, con la C che non è paragonabile ad altre realtà. E anche dentro la C dove ci sono differenze enormi. Chi di dovere deve prendere le decisioni più consone, poi in Lega decideremo. I problemi li avremo sulla prossima stagione dove la crisi economica ci colpirà, il calcio subirà conseguenze enormi. Chiaro che dobbiamo farci trovare pronti ed essere bravi e partecipi ai cambiamenti. Il sistema calcio dovrà adeguarsi”.

Porte chiuse, ha senso?

“Sapete quanto sono legato al tifo e a quello che significa. Si parla già di prossima stagione a porte chiuse, quantomeno per tutto il 2020. Il rischio c’è, purtroppo. Combattiamo con la nostra arma a disposizione, che è stare a casa. L’ipotesi porte chiuse non piace a nessuno”.

La serie C non è la A, non era più giusto seguire il modello basket e volley, più simili per budget, e fermarsi?

“Abbiamo avuto una assemblea emozionate. Ascoltare i presidenti del Carpi, del Feralpi è stato toccante. Quello della Pergolettese ha perso il nipote, ex presidente di 37 anni. Ha perso il medico sociale, dire a queste società di ricominciare è davvero difficile. Al di là dei problemi economici dei presidenti – patron, c’è un lato umano. Se poi ragioniamo su realtà come la Lombardia o dell’Emilia, ma anche il pesarese dove è scomparso ad esempio il padre di Alex Misin, che è come se fosse ancora con noi. Francamente pensare ad altro è davvero complicato, e se lo è per noi pensate a chi sta a Cremona o Brescia”.

Conti, ma lei cosa pensa?

“Che non si debba giocare. Per me sarebbe meglio pensare a riorganizzare la prossima. Rischiamo di rovinare questa. Dando per scontato che staremo tutti dentro fino al 3 maggio, che i giocatori dovrebbero rifare un’altra quarantena di due settimane, ripartire prima di giugno sarebbe inverosimile. A giugno sarebbero tre mesi che non si allenano e al di là dello sforare le scadenze, sottoporremo atleti a situazioni che neppure i preparatori atletici saprebbero gestire. E di certo si intaccherebbe anche la prossima stagione. Io direi stop già oggi”.

Chiudere, ma come?

“Troviamo accordo su come finire le stagioni. Capisco i primi e gli ultimi. Non vedo vie di uscita. Leggo tra le righe la proposta di Gravina per una riforma dei campionati e la rinascita di una C2 con una C1 a 20 squadre. Ma chi le sceglie? Nelle ipotesi in base alla classifica, possibile che oggi che noi siamo in zona play off ci ritroviamo in C2, come se fossimo retrocessi. Non è così che si ragiona, ma se non facciamo ora le riforme non le facciamo più”.

Timori economici?

“La Fermana sta spingendo sulla cassa integrazione. Il 70% dei giocatori guadagnano meno della soglia dei 50mila euro lordi per cui dovrebbe essere prevista la Cig. Parliamo di 3mila euro al mese, ma dentro quel 70% c’è un 50% che prende sui 1500 euro al mese. Chiaro che non lavorano in fabbrica, è un lavoro diverso e bello che è la concretizzazione di un sogno. Ma i professionisti hanno carriera breve, massimo 12-18 anni. Poi non giocano più”.

La serie C è a rischio?

“Tutti avremo problemi in questo finale di stagione e con i mancati incassi. Il problema a lungo termine, l’anno prossimo chi è che va a fare una sponsorizzazione? Andiamo verso le imprese, sgraviamo davvero le sponsorizzazioni aumentando la percentuale di detrazione. Una cosa è certa, non sarà solo il calcio ad avere problemi, scompariranno tante realtà e tanti sport minori avranno difficoltà”.

r.vit.

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